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Inchieste
 

L'inchiesta della Procura di Genova

G8, interrogati i primi poliziotti
trasferito un generale dell'Arma

Davanti al pm due agenti del blitz alla Diaz: sono accusati di lesioni gravi ai manifestanti noglobal

di Massimo Calandri e Wanda Valli

Genova - Respingono le accuse, spiegano di aver obbedito agli ordini di dirigenti della Questura di Genova, in pratica fanno quadrato intorno al loro capo, Vincenzo Canterini, dirigente del Reparto Mobile di Roma: è la linea difensiva dei primi due poliziotti indagati e interrogati ieri in Procura a Genova per il blitz alla scuola "Diaz" durante il G8. Sono due capisquadra, Carlo Lucaroni e Ciro Tucci, devono rispondere, insieme con altri funzionari e dirigenti di polizia, di lesioni gravi - che avrebbero procurato direttamente o non avrebbero impedito - ai manifestanti che erano nella scuola. Oggi toccherà ad altri due loro colleghi, altri capisquadra (sono sette in totale), per arrivare poi all'interrogatorio dello stesso Canterini e del suo vice Michelangelo Fournier.
Intanto l'effetto G8 produce nuovi cambi, questa volta tra i carabinieri: è stato mandato a Torino, per ora a disposizione, il comandante della Regione Liguria, il generale Angelo Desideri. A sostituirlo dovrebbe arrivare il generale Pietro Pistolese che a Genova aveva guidato il comando provinciale, per alcuni anni a partire dal 1992. E dal fronte "no global", gli anarchici del gruppo "Pinelli", a cui nei giorni scorsi è stata bruciata la sede, insieme con centri sociali, Rifondazione e altri organizzano per sabato, a due mesi esatti dalla fine del G8, un corteo dentro quella che fu la "zona rossa", un corteo pacifico, spiegano, ma che ha già messo in allerta la Questura.
Il primo a presentarsi in procura, ieri alle 9, è stato Lucaroni, ispettore del Nucleo sperimentale Anti Sommossa che dipende dalla Celere di Roma. Con lui il suo avvocato, Silvio Romanelli, che con il collega Pietro Foschi difende anche Canterini e Fournier, oltre a altri due capisquadra che saranno interrogati oggi: Vincenzo Compagnoni e Fabrizio Basili. A rappresentare l'accusa, i pm Enrico Zucca e Patrizia Petruzziello.
L'interrogatorio dura più di tre ore e alla fine viene secretato. E lo stesso avviene con Tucci nel pomeriggio. Lucaroni, in pratica, si rifà alla relazione di servizio che lui, il 27 luglio, consegna al suo dirigente. Dove racconta la notte del blitz alla "Diaz": «Il personale era pronto a muoversi per le 22 e 45 perché era imminente un'operazione presso un edifico pubblico occupato abusivamente da pericolosi sovversivi», scrive l'ispettore. I «sovversivi», aggiunge, sono quelli «che si sarebbero resi responsabili delle violenze del 20 e del 21 luglio», nei due cortei del venerdì e del pomeriggio del sabato. Loro ricevono l'ordine di mettersi in movimento alle 23. Le colonne che si avvicinano alla "Diaz" sono due, la prima con tre squadre, la seconda con quattro. Il comandante Canterini resta all'esterno dell'edificio, loro passano agli ordini dei dirigenti della Questura di Genova, primi responsabili dell'ordine pubblico secondo una legge del 1992, spiegherà poi Tucci.
E Lucaroni nel suo primo rapporto conferma: «ci siamo divisi in due gruppi agli ordini di un funzionario della Digos o dell'Ucigos». Sul posto c'è una «massiccia presenza di personale in tuta atlantica e in abiti civili», vale a dire agenti di polizia di altri reparti. In totale nelle due colonne ci sono 130 agenti, settanta sono del Nucleo anti sommossa. Devono forzare il cancello davanti alla scuola, poi entrano. Ma, secondo un video a disposizione della difesa, che contrasta con altri, quando loro fanno irruzione dentro c'è già altra gente, altri agenti, forse infiltrati.
Davanti ai pm i due capi squadra respingono qualsiasi accusa, anzi, spiegano, come scrive sempre Lucaroni nella sua relazione, che il loro vice comandante Fournier «si ferma a soccorrere due manifestanti nel corridoio». Sembra certo che tutti siano entrati a volto coperto e protetti da caschi e con manganelli, con tanto di matricola, in dotazione al reparto, tutto materiale già sequestrato.
Sempre ieri il Tribunale del Riesame ha respinto la richiesta di libertà di Massimiliano Monai, il giovane che assaltò con una trave la jeep dei carabinieri in piazza Alimonda, negli scontri in cui fu ucciso Carlo Giuliani.

(la Repubblica, 20 settembre 2001)

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