"Mio
figlio contro l'ingiustizia"
parla il padre di Carlo Giuliani
L'appello dei genitori: "Vogliamo pace, non vendetta"
GENOVA - "Non è vero che mio figlio era un punk. Era un caro ragazzo che non
sopportava le ingiustizie. E di ingiustizie ne sono state fatte tante... Di lui hanno
detto un mare di falsità". Giuliano Giuliani, sindacalista della Cgil
conosciutissimo a Genova anche perché teneva una trasmissione
televisiva su Telecittà, un'emittente privata, è il padre di Carlo, il ragazzo
di 23 anni ucciso ieri durante gli scontri. Come tanti altri ha appreso
dalla tv che un ragazzo era morto in via Caffa durante la manifestazione. Per lunghe ore
il dubbio non l'ha sfiorato: si parlava di un ragazzo spagnolo e da quelle immagini
spezzate, paradossalmente, non aveva riconosciuto il figlio in quel corpo magro e
disarticolato dalle ruote della camionetta. Adesso, lui e sua moglie non chiedono
vendetta: "Rifiutiamo la violenza, vogliamo la pace" hanno detto questa mattina,
poco prima del corteo che
sembra destinato a trasformarsi in un enorme funerale per il loro Carlo. "Non esiste
nulla - hanno aggiunto - che valga la morte di un ragazzo. Nulla che possa restituircelo.
Chiediamo che pace e solidarietà siano i
valori autentici nei quali riconoscersi".
Solo molto tardi, ieri sera, i poliziotti si sono presentati a casa Giuliani per dare ai
genitori la terribile notizia. Poi, sulle agenzie e, di conseguenza, sui giornali di
questa mattina, la descrizione di Carlo: "23 anni, appartenente ai gruppi dei 'punk
bestia'... figlio di un sindacalista aveva lasciato la famiglia... viveva di elemosina nel
centro storico con i suoi amici e i loro cani...aveva piccoli precedenti penali... forse
era tossicodipendente".
Adesso Giuliano Giuliani e sua moglie, che abitano in una casetta al Righi, sulle alture
di Genova, sono distrutti due volte: per quel figlio ucciso all'obitorio (solo questa
mattina hanno potuto vederlo) e per le cose
cattive che qualcuno ha messo in giro sul suo conto.
Certo, Carlo frequentava il centro sociale "Zapata" (uno dei più soft a
Genova); certo, sicuramente era fortemente "antiglobal" e
lo prova il fatto che si sia trovato in mezzo agli scontri più duri. Ma non
era uno sbandato (lo dicono i compagni di scuola, i vicini di casa e
tutti quelli che lo conoscevano), studiava Storia all'Università:
"Avrà avuto i suoi problemi, i suoi scontri generazionali - dice un amico - Ma era
uno normale". E un altro: "L'altra sera siamo andati insieme al concerto di Manu
Chao... La manifestazione? Eravamo indecisi
se partecipare.. Carlo aveva detto che se fosse stata una bella giornata avremmo potuto
andare al mare... Invece, poi, è andato in piazza". Ma era un 'punk bestia'?
"Ma quale punk? Gli piacevano gli animali. Piacciono anche a me. Magari metteva una
maglietta sdrucita, ma da lì a definirlo 'punk bestia'...". In effetti, a giudicare
dalle immagini, quello steso per terra in via Caffa, non sembra il corpo di un "punk
bestia": capelli
corti, barbetta quasi curata, niente piercing o altri ornamenti del genere. Uno come
tanti, un "cane sciolto", probabilmente che si è fatto coinvolgere in un'ora di
folle violenza e ha pagato con la vita.
E Giuliano Giuliani si chiede anche fino a che punto l'uccisione di suo figlio sia
riconducibile ad un caso di legittima difesa: "Non me ne intendo - premette - ma mi
dicono che perché ci sia legittima difesa bisogna che il
pericolo sia altrettanto grave. Non so, non so se Carlo stava minacciando la vita di quel
carabiniere...". La sensazione è che l'uccisione di Carlo Giuliani non sarà una
questione tanto semplice da chiudere per chi se ne
deve occupare.
(la Repubblica, 21 luglio 2001)
|