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Cronologia

new_ani.gif (1015 byte) Diario del G8

a cura di Marco D'Auria, Rainetnews


ACCREDITI
Mercoledì 18, ore 19


Qui al teatro della Corte ci passano i giornalisti appena arrivano in città. Tra i gadget della valigetta firmata G8 un dvd di Folco Quilici su Genova, una videocassetta, informazioni varie, piantine, bloc notes e un pacchetto di caramelle. Dopo tante polemiche sui cronisti ai quali è stato rifiutato l'accredito per motivi non meglio specificati, a me viene rilasciato senza neppure chiedere un documento.

ZONA ROSSA
Mercoledì 18, ore 21


Tra i vicoli, spunta una volante. E' l'imbrunire. Due immigrati faccia al muro e mani dietro la schiena. Scena da sobborgo di Los Angeles. Documenti a terra, come gli sguardi, del resto. Scena livida, più da "Strange Days" in uno Stato di polizia che
vita quotidiana nella città poetica di De André e Gino Paoli. Irreale. Parla il silenzio. Strade vuote, lustre. Carrugi deserti. Per trovare un varco aperto ai pedoni con permesso o ai giornalisti si cammina a lungo. Dentro, una città senz'anima. Solo polizia, e qualche giornalista vagante. Negozi, bar e ristoranti chiusi. Qualche genovese, raro, c'è. Rimasto in città per ripicca, o necessità. "Per andare al lavoro, lo vedi, lì, a cento metri. Beh, devo fare tre chilometri: è nella zona gialla", spiega un signore con gli occhiali. Ma capovolgiamo i punti di vista. Genova rinnovata per l'occasione è davvero splendida. Strade spazzate, ordinate, e soprattutto sicure. (Qui lo sono state anche durante gli scontri). Malavita e prostituzione sparita. Una quiete totale. E per quei cittadini, la maggiorparte, che in quei giorni ha lasciato Genova, un'occasione da cogliere al volo per qualche giorno di vacanza fuori programma. La possibilità di godersi la città con un'ottica diversa.. L'eredita' del rinnovo urbano (seppur con qualche trucco, come il palazzo Serra Geraci ricoperto da un telone disegnato con finestre finte, e improbabilmente enormi). Il favoloso restauro del porto piccolo, con l'uovo di vetro di Renzo Piano, l'ascensore panoramico e le palme altissime…

LA CITTA'
Mercoledì 18, sera


Il paragone è forte, e sicuramente improprio. Ma certi inviati di guerra l'hanno fatto. Genova come Sarajevo. Ma senza guerra (per ora). Per una settimana, in effetti di elementi in comune ce ne sono stati molti. Il silenzio della zona proibita. Gli uomini in
divisa. La città semideserta, in parte evacuata o con la gente chiusa in casa. I negozi chiusi, un'impresa trovare il pane, o le sigarette. Uomini in divisa armati, oppure circospetti uomini in borghese (gli agenti della digos). I blocchi di cemento a chiudere le strade, i varchi. Ben duecentocinquanta. Il giro di due chilometri per raggiungere l'isolato accanto: colpa della circolazione rivoluzionata. I documenti da esibire ogni trecento metri, per entrare o uscire dalla zona rossa. I cecchini appostati sui tetti. Perfino i tank (a Sarajevo bianchi, dell'Onu. Qui neri, o blu, dei carabinieri). Le recinzioni altissime e murate (a Sarajevo i cavalli di frisia). Lo studio dei percorsi per spostarsi da un punto ad un altro. I container messi a riparo dei punti strategici…


PANINI GRATIS
Ore 23, piazza Kennedy, concerto di Manu Chao

Panini gratis a piazza Kennedy, l'enorme spiazzo sul lungomare dove si sono svolte le iniziative del Genoa Social Forun. Li offre Manu Chao, che ha tirato fuori trenta milioni per rifocillare donne e uomini giunti a Genova da mezzo mondo. Intanto lui canta e ventimila sono già qui.


IL FORUM
Ore 12, giovedì 19, centro stampa del Genoa Social Forum

Susan George ai giornalisti: "Non è vero che siamo antiglobal. Siamo per la globalizzazione della cultura, amicizia, giustizia".


UNA STAR NEL CORTEO
19 luglio, pomeriggio

Una bella scena. C'è una band che suona davvero bene, nel corteo dei migranti, e centinaia di ragazzi e ragazze che non smettono di ballare, fino a che fa buio, anche a corteo finito. Fiati e percussioni. Davvero bravi. Poi si avvicina un'amica e mi dice: "Ma hai riconosciuto Manu Chao"? No, non l'avevo riconosciuto quel ragazzotto alla grancassa, perfettamente mimetizzato al resto del corteo... Ecco perché erano così bravi.

LO SLOGAN
Corteo dei migranti: "Siamo tutti clandestini"

MUTANDE
20 luglio


L'ha detto e l'ha fatto. "Abito davanti al palazzo ducale. Giuro che durante il G8 stenderò mutande e calzini dalla finestra".

TUTE BIANCHE
Stadio Carlini, ore 11, venerdì 20.


Siamo nel laboratorio politico Carlini, battezzato così per l'occasione. Ci sono tute bianche, trozkisti inglesi, attac francesi, gli spagnoli nonviolenti. Dopo una notte insonne, a costruire argini per evitare l'allagamento della tendopoli, in migliaia tirano fuori "il materiale". Che cosa è il materiale? Strumenti di autodifesa. Inizia la giornata, nelle intenzioni, di disobbedienza civile. Scudi di plexiglass per evitare
manganellate dirette, imbottiture di gomma, occhialini antilacrimogeni. Donne superpacifiche e teorici della disobbedienza civile, tutti nonviolenti, sembrano tanti omini Michelin. Buffi, ma organizzati. Per realizzarle, il lavoro nelle "Officine" dei tunnel dello stadio. Tra le tute più bianche di tutte, quelle dei cuochi di Padova e Roma, che sono riusciti a sfamare un migliaio di persone con tre fornelli da campo, e ottocento chili di pasta.Tra una simulazione di scontri - da una parte finta polizia dall'altra ragazzi dietro scudi montati su carrelli - e un'altra, ci si prepara alla giornata. Nel training, mille raccomandazioni a non farsi male. C'è perfino un gruppo di donne addette al recupero dei lacrimogeni, con guantoni speciali. Servirà a poco.
Tra gli applausi, l'ennesimo avvertimento agli altoparlanti del camion del gruppo di coordinamento: "Questo è un corteo nonviolento. Qualsiasi mezzo di offesa verrà sequestrato".

I NERI
Quartiere foce, ore 13


Sono passate le cavallette. O meglio i black block, lasciati liberi di fare il loro comodo. Il negozio Sixty, noleggio auto, una multinazionale tedesca, è sventrato. Fuori computer sfasciati, fax distrutti, vetrine infrante, scrivanie spaccate. Entra la titolare. Al telefonino spiega a qualcuno: "Siiii, come te lo devo dire? E' tutto completamente distrutto". E' vero. Più in fondo una donna sui trenta racconta che si è rinchiusa dietro la serranda. Ha tremato per mezz'ora buona, mentre fuori spaccavano e incendiavano. Due auto sono ancora in fiamme. I cassonetti fumano. Per terra vetri ovunque (non dev'essere facile spaccare tutto cosi'. Devi essere
davvero motivato).


BATTAGLIA
Ore 13, corso Gastaldi


Il corteo delle tute bianche, enorme, avanza compatto. E' uno stadio intero che si sposta. E' un corteo colorato, pacifico, determinato. Ci sono anche i greci. Compattissimi. Raccontano l'episodio di Ancona, dove tre pulmann sono stati
rispediti in patria con la forza. Spiega un ragazzo in inglese spezzettato: "Cercavano gli anarchici. Ma quelli li hanno lasciati passare. Hanno mandato indietro gente
tranquillissima, tra cui tre parlamentari". Arriva la notizia degli incidenti provocati dai bru-bru, i cosiddetti "neri". Quell'indefinibile drappello di sfasciatutto uscito chissà da dove, ha iniziato a fare danni. Dalla discesa del Carlini si intravede una nuvola di fumo nero. Un gruppo armato di mazze tenta di congiungersi al corteo. Vengono cacciati. La tensione sale.

LA TRAGEDIA
Piazza Alimonda. Ore 17,30 circa

Mentre lancia un estintore contro una jeep dei carabinieri, viene ucciso a colpi di pistola Carlo Giuliani ventitré anni. A sparare un ausiliario di venti anni. In Italia, è il primo morto in scontri di piazza dopo ventiquattro anni, dall'omicidio di Giorgiana Masi. (leggi: "ho visto quel ragazzo morire")

IL GRANDE CORTEO 21 luglio

Alla fine, con pervicace nonviolenza, una buona parte del corteo riesce ad arrivare a destinazione, nonostante gli scontri e le devastazioni a metà tragitto, a piazza Kennedy. Duecentomila persone, separate da cariche della polizia per disperdere il blocco dei "neri", ma che ha finito per respingere fino al punto di partenza il resto, pacifico, del corteo. Lo slogan di chi rifiuta, la stragrande maggioranza, la violenza: "Un mondo diverso è possibile".


BLITZ
Sabato 21 luglio, notte


Ore 24. Blitz della polizia nel quartier generale del Genoa Social Forum. Computer distrutti, teste sfasciate. Bilancio: Novanta arresti, 66 feriti tra i ragazzi, nessuno tra le forze dell'ordine. Cercavano prove.Tra il materiale sequestrato (Vittorio Agnoletto sostiene che non è stato ritrovato nelle scuola Diaz che ospitava i ragazzi del Gsf ma in un edificio adiaciente) due molotov già confezionate, nove passamontagna, quattro bracciali borchiati, sei paia di parastinchi, quindici macchine fotografiche, tre telefonini, cinque bastoni di legno, due mazzuole da cantiere da cinque chili, un piccone, dieci bombolette spray, un thermos, una confezione di doposole, medicinali, una pettorina gialla da giornalista, tre pennarelli blu, due kit di protezione per moto, tre trapani, venticinque coltelli, un libro di Paul White, un'agenda con stemmi, uno striscione di sei metri, decine di bandiere, dispense
ciclostilate, indumenti, sette maschere antigas.

 

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