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Dossier: Porzus e le Foibe
La questione di Trieste: cronologia
1944-1975
10.6.1944 - Sei giorni dopo l'occupazione di Roma, il
Governo italiano indirizza alle autorità alleate un memorandum sostenendo la necessità
di inviare unità navali nei porti di Trieste, Fiume, Zara e forze armate nei
principali centri della Venezia Giulia utilizzando anche reparti italiani in
collaborazione con quelli anglo-americani.
Giugno 1944 - A Bolsena, tra il maresciallo Alexander e Tito si conviene
lattestamento delle forze jugoslave ad oriente di una linea, che, senza pregiudizi
per i confini futuri, cla Fiume va direttamente a Nord.
15.08.1944 - Il sottosegretario agli Esteri Visconti Venosta rinnova
allammiraglio Stone, capo della Commissione alleata di controllo in Italia, le
richieste avanzate con il Memorandum del 10 giugno.
11.9.1944 - L'ammiraglio Stone risponde affermando che il "Comando
supremo dia, presentemente, l'intenzione di mantenere sotto il Governo militare alleato le
provincie di Bolzano, Trento, Fiume, Pola, Trieste e
Gorizia al momento della liberazione dellItalia settentrionale".
14.9.1944 - L'on. Bonomi, per il Governo italiano, replica ribadendo le
richieste italiane.
22.9.1944 L'ammiraglio Stone assicura Bonomi che le richieste sono
state portate a conoscenza dei Comando supremo alleato.
Febbraio 1945 - Belgrado. Secondo incontro fra il maresciallo Tito e
Alexander: riconferma della linea di attestamento da Fiume direttamente a Nord convenuta a
Bolsena.
Marzo 1945 - il ministro degli Esteri De Gasperi inizia una azione
diplomatica a Washington per ottenere l'occupazione alleata di tutta la Venezia Giulia.
22.4.1945 - Truppe jugoslave occupano Brioni e le isole adiacenti; il VII
Corpo jugoslavo marcia su Trieste ed il IX Corpo su Monfalcone.
1.5.1945 - Elementi del IX Corpo e partigiani fanno la loro apparizione
nelle zone periferiche di Trieste.
2.5.1945 - Trieste: resa dei tedeschi alle forze neozelandesi. Il Comando
jugoslavo occupa la città e ne assume l'amministrazione.
5.5.1945 - Trieste risponde all'occupazione jugoslava con una
manifestazione di popolo e cinque cittadini rimangono uccisi nel conflitto con gli slavi.
8.5.1945 - Duro promemoria di Alexader a Tito.
9.6.1945 - Belgrado. Tito, pur protestando, firma un accordo con il
generale Morgan: il territorio ad occidente della linea Trieste - Caporetto - Tarvisio e
gli ancoraggi di Pola e della costa occidentale dell'Istria sono posti sotto controllo
diretto degli Alleati.
12.6.1945 - Le truppe jugoslave lasciano Trieste.
22.8.1945 - Il presidente del Consiglio Parri, rendendosi conto che
rettifiche sulla frontiera orientale sarebbero state inevitabili e che è impossibile
intavolare negoziati diretti con la Jugoslavia, avverte il presidente Truman che una pace
ingiusta avrebbe deleterie conseguenze sulla vita politica italiana.
1.9.1945 - Londra. Conferenza dei ministri degli esteri delle potenze
alleate. Byrnes propone che l'Italia e la Jugoslavia vengano ad esporre il rispettivo
punto di vista sulla questione del confine orientale.
18.9.1945 - Per la Jugoslavia parla Kardelj il quale sostiene che
"tutta la Venezia Giulia si riconnette ai Balcani"; che economicamente Trieste
"è indispensabile alla Jugoslavia"; che politicamente e moralmente la
Yugoslavia "non può permettere che gli italiani si servano di Trieste come di una
testa di ponte per minare l'unità dello Stato Jugoslavo e penetrare nei Balcani". De
Gasperi risponde consegnando un memorandum che, sulla base delle proposte fatte il 22
agosto, caldeggia un accordo secondo la linea Wilson del 1919 che, sino al 1940,
rappresentava il massimo delle aspirazioni jugoslave.
19.9.1945 - Il Consiglio dei ministri degli affari esteri dei Quattro
nomina una Commissione di esperti per accertare sul posto i dati etnici ed economici di
quelle zone.
24.9.1945 - La delegazione degli Usa, in linea di principio, accetta la
proposta di prendere come base di trattativa la linea Wilson. Propone che la frontiera con
la Jugoslavia segua l'andamento degli insediamenti etnici, con i necessari adattamenti per
preservare l'economia della regione e dando Trieste, trasformata in porto franco,
all'Italia.
9.3/5.4.1946 - Gli esperti si intrattengono nella Venezia Giulia.
Ciascuna delle quattro delegazioni che compongono la Commissione presenta una propria
relazione. Tutte sono identiche nella sostanza, ma propongono
quattro diverse linee di frontiera, delle quali la francese dalle porte di Trieste voltava
subito a Ovest sottraendo all'Italia tutta l'Istria, aggregando a Trieste il tratto di
costa a Sud della città fino a Cittanova. Da questo progetto nascerà l'idea del
Territorio libero di Trieste.
Aprile 1946 - Consegna della relazione finale degli esperti che, a parte
le discordanti soluzioni per il tracciato del confine, riconosce l'esattezza di quanto
sostenuto dall'Italia: nei distretti di Tarvisio, Gorizia, Basso Isonzo, Trieste e
nell'Istria occidentale e meridionale la maggioranza etnica è italiana.
26.4.1946 - Kardelj dichiara di non poter accettare alcuna delle proposte
degli esperti e mantiene le richieste presentate a Londra nel settembre del 1945.
3.5.1946 - De Gasperi sottolinea il valore del riconoscimento della tesi
etnica sostenuta dallItalia, specie perché gli esperti non hanno accolto l'invito
dei Governo italiano "perché l'inchiesta fosse estesa a tutta la
zona contestata ed in particolare alle regioni popolate in modo preponderante da
italiani". Molotov, di fronte all'opposizione anglo-americana di abbandonare Trieste
alla Jugoslavia, propone alternativamente: a) trasformare Trieste in stato autonomo sotto
la sovranità jugoslava con statuto internazionale, b) creare uno stato autonomo con due
governatori uno italiano e uno jugoslavo. Da qui il compromesso disastroso per
lItalia. I Quattro abbandonano il principio del confine su basi etniche e adottano
la linea di confine francese ma sottraendo all'Italia il territorio che avrebbe costituito
il Territorio libero di Trieste.
3.7.1946 - Questa decisione è definitivamente adottata dai Quattro,
malgrado ogni protesta sia dell'Italia che della Jugoslavia.
10.8.1946 - De Gasperi, ministro degli Esteri, dice: "La linea
francese era già una linea etnica nel senso indicato dalle decisioni di Londra
ma,
per quanto inaccettabile, era comunque una frontiera italo-jugoslava che attribuiva
Trieste all'Italia. Che cosa è avvenuto sul tavolo dei compromessi durante il mese di
giugno perché, il 3 luglio, il Consiglio dei Quattro facesse tabula rasa della decisioni
di Londra e facesse della linea francese non la frontiera tra lItalia e la
Jugoslavia bensì la frontiera tra il cosiddetto "Territorio libero di Trieste",
dotato di uno speciale Statuto internazionale e la Jugoslavia?"
20.8.1946 - La delegazione italiana consegna al segretario della
Conferenza di pace una memoria in cui, fra l'altro, si propone di estendere il Territorio
libero di Trieste fino a Pola e Brioni, smilitarizzando queste città in modo da
restituire allItalia i cinquantamila italiani della costa istriana e di includere
nel Territorio libero di Trieste l'isola di Lussino. Tali proposte non sono accolte.
Sett. 1946 - La delegazione italiana alla Conferenza di pace tenta, a
più riprese, di far riprendere in considerazione come frontiera fra l'Italia e la
Jugoslavia la linea etnica e propone "una libera consultazione delle volontà delle
popolazioni interessate" secondo i principali della Carta atlantica. Inutilmente.
28.9.1946 - La Commissione politica territoriale della Conferenza di pace
approva la linea francese.
3.11.1946 Il governo italiano si appella ai Quattro perché
"si proceda alla delimitazione della frontiera orientale secondo il criterio della
linea etnica
e si ricorra al plebiscito nelle zone in contestazione
Il Governo
italiano rivendica lo stesso principio nell'eventualità che venga creato il Territorio
libero di Trieste perché le sue frontiere si estendano almeno sino alla zona
indiscutibilmente italiana di Parenzo e di Pola".
4/5.11.1946 - Incontro Togliatti-Tito per un'intesa fra lItalia e
la Jugoslavia: scambio di Trieste con Gorizia; concessione allItalia di un corridoio
verso Trieste.
28.11.1946 - i Quattro, raggiunto l'accordo sulle frontiere del futuro
Territorio libero di Trieste, autorizzano la Jugoslavia a mantenere cinquemila uomini
armati nella Zona B.
10.2.1947 - Firma del Trattato di pace. Sforza, ministro degli Esteri, in
una nota di protesta per il trattamento impostoci, manifesta il proposito di chiedere la
revisione del Trattato. La Jugoslavia dichiara di non rinunciare ai "propri
diritti" su tutta la Venezia Giulia e progetta di rioccupare Trieste, il presidente
Truman ordina l'invio di rinforzi militari. In base al Trattato di pace, la Jugoslavia
amministra la Zona B a "titolo temporaneo" e deve limitarsi alla normale
amministrazione con assoluta imparzialità tra i gruppi etnici. La Jugoslavia applica
invece tutti i possibili mezzi per cancellare ogni aspetto italiano nella zona.
1947 - Il Consiglio di sicurezza dellONU, cui spetta la nomina del
Governatore di Trieste, condizione per la creazione del Territorio libero di Trieste, non
riesce ad accordarsi. La Francia suggerisce che lItalia e la
Jugoslavia si ,accordino fra loro: nessuna delle due parti si dichiara consenziente sui
candidati proposti dallaltra.
Il problema torna al Consiglio di sicurezza che se ne occupa, senza risultati, tra la fine
del 1947 e la primavera del 1948.
20.3.1948 - Constatata l'impossibilità di pervenire alla nomina di un
Governatore e valutata l'azione snazionalizzatrice svolta dalla Jugoslavia nella Zona B,
le potenze occidentali emettono la Dichiarazione tripartita per cui Stati Uniti, Regno
Unito e Francia invitano il Governo sovietico e quello italiano ad accordarsi "in
vista di un protocollo addizione al Trattato di Pace con lItalia per ricondurre
sotto sovranità italiana l'intero Territorio libero di Trieste".
9.4.1948 - Il Governo italiano accetta la dichiarazione tripartita.
16.4.1948 - Il Governo jugoslavo respinge la proposta. La Russia
manifesta un netto rifiuto.
4.5.1948 - Bevin, ministro degli Esteri di Gran Bretagna, dichiara ai
Comuni che "Trieste dovrebbe essere restituita allItalia" e che "se
il Territorio libero, che è territorio italiano, fosse restituito allItalia con la
popolazione italiana che vi risiede esso rappresenterebbe una buona frontiera
"
28.6.1948 - Il Cominform scomunica il Partito comunista jugoslavo.
21.2.1949 - All'Onu, Austin, delegato americano, dichiara al Consiglio di
sicurezza che l'art. 2 dello Statuto del Territorio libero di Trieste costituisce una
pietra miliare per la salvaguardia dei diritti dell'uomo "violati dal governo
poliziesco operante in Zona B".
Il delegato inglese conferma che "una forma di governo poliziesco è stata estesa
dalla Jugoslavia alla zona che essa deve amministrare, con tutte le caratteristiche di un
governo totalitario. Ciò rende impossibile l'unificazione di questa zona con la zona
anglo-americana in vista della formazione di un territorio indipendente e democratico
secondo le linee previste dal Trattato di pace. In questa condizione l'istituzione di un
territorio indipendente significherebbe la creazione di una zona aperta alle aggressioni
dirette, secondo i metodi così spesso messi in pratica nell'Europa orientale".
Luglio 1949 - La Jugoslavia, introducendo il "dinaro" nella
Zona B come unica moneta, conferma di voler dar vita ad un atto unilaterale di annessione.
11.2.1950 - Roma. Colloqui del conte Sforza con il ministro Ivekovic che
propone quale base per la soluzione del problema del Territorio libero di Trieste
l'accordo Tito-Togliatti del novembre 1946. Sforza rifiuta.
8.4.1950 - Milano. Sforza muove caute avances accolte freddamente dalla
Jugoslavia.
28.4.1950 - Tito, in una intervista, risponde a Sforza che sulla base
delle "avances" non è possibile "iniziare trattative" che, al caso,
vanno sviluppate sulla base dell'accordo con Togliatti.
1.5.1950 - Sforza ribatte la necessità di un accordo fra Italia e
Jugoslavia. Colloqui esplorativi con il rappresentante di Belgrado a Roma. Ottiene un
rifiuto. Il ministro degli Esteri jugoslavo, in due successivi discorsi, afferma che
l'Italia vuole creare un'atmosfera di minacce e di pressioni.
23.12.1950 - Stipula dell'accordo economico bilaterale con la Jugoslavia
per la sistemazione delle pendenze finanziarie derivanti dal Trattato di pace. Tito,
all'Ansa, dichiara che Trieste non è "una grossa questione" ma che, per
risolverla, occorre stabilire "una frontiera ben chiara ed accettata da ambo le
parti".
13/14-3-1951 - Londra. Incontro del ministro degli Esteri italiano con il
Premier inglese: vi si esprime "lansia di raggiungere un accordo amichevole con
il governo jugoslavo" sulla questione del Territorio libero di Trieste.
11.7.1951 - De Gasperi, al Senato, conferma la volontà dell'Italia di
riottenere in un'atmosfera di amicizia con la Jugoslavia.
13.7.1951 - Tito, commentando il dibattito al Senato, accusa il Governo
italiano di coltivare "piani di reazione fascista".
28.9.1951 - Kardelj dichiara all'Assemblea jugoslava che fra le
contrapposte tesi, bisogna trovarne una terza, ma non precisa quale.
Febbraio 1952 - Tito si dichiara favorevole alla creazione del Territorio
libero di Trieste, con un Governatore alternativamente italiano e jugoslavo e con un vice
governatore dell'altra Nazione.
De Gasperi risponde che "questo progetto condurrebbe alla esasperazione dei contrasti
interni tra i due gruppi e ad una continua lotta imperniata su tali contrasti il che
avrebbe come conseguenza di rendere acuti e permanenti i contrasti tra i due Paesi
confinanti".
17.3.1952 - Nota verbale del governo italiano a quelli della Francia,
Gran Bretagna, Stati Uniti: denuncia delle misure prese da Belgrado nella Zona B in
violazione del Trattato di pace.
20.3.1952 - Quarto anniversario della Dichiarazione tripartita. Incidenti
con morti e feriti a Trieste in un conflitto fra cittadini e forze di polizia.
Il Governo italiano promuove una energica azione per ottenere unsostanziale miglioramento
nell'amministrazione della Zona A.
9.5.1952 - Londra. Firma dell'accordo tra Stati Uniti, Gran Bretagna,
Italia che consente una più larga partecipazione italiana nell'amministrazione della
zona. Mosca protesta. Belgrado adotta ulteriori misure poliziesche nella Zona B
peggiorando ancora la situazione degli italiani colà residenti.
8.8.1952 - Nota verbale del Governo italiano a quelli della Francia, Gran
Bretagna, Stati Uniti, essendo stati introdotti nella Zona B di Trieste leggi e
provvedimenti jugoslavi con un blocco di tredici ordinanze.
30.10.1952 - L'Italia propone alla Jugoslavia di sottoporre al giudizio
della Corte internazionale dellAja la legittimità dei provvedimenti estesi alla
Zona B. Belgrado, affermando che la questione è politica e non giuridica, si sottrae al
giudizio della Corte internazionale dell'Aja.
19.8.1953 - Pella, presidente del Consiglio dei ministri, nella
dichiarazione programmatica al Parlamento riafferma una "determinazione altrettanto
ferma nella difesa degli interessi nazionali".
28.8.1953 - L'Agenzia Jugo-press considera le dichiarazioni di Pella una
dimostrazione che l'atteggiamento conciliante e indulgente della Jugoslavia di fronte alla
presa di posizione non costrittiva di Roma non può condurre ad una soluzione del problema
di Trieste".
L'Agenzia United-Press riporta: "Nessuna notizia è fin qui pervenuta.. circa il
proponimento del Governo jugoslavo di procedere allannessione della Zona B. Se la
Jugoslavia compisse effettivamente un simile gesto,
inconsulto e irresponsabile, la reazione italiana sarebbe senza dubbio quella che la
coscienza del suo popolo esigerebbe".
30.8.1953 - La Tanjug ritiene provocatorie le notizie e i commenti della
stampa circa la intenzione jugoslava di annettere la Zona B del Territorio libero di
Trieste.
1.9.1953 - Nota di protesta jugoslava per il movimento di truppe italiane
alla frontiera. Il Governo italiano nello stesso giorno risponde di essere stato costretto
a prendere tali misure "di carattere precauzionale protettivo".
4.9.1953 - La delegazione jugoslava a Roma respinge la risposta italiana
aggiungendo: "grazie unicamente alla estrema pazienza del Governo jugoslavo non è
stato dato fino a questo momento l'ordine per contromisure
corrispondenti".
6.9.1953 - Discorso aggressivo di Tito a San Basso per cristallizzare a
proprio favore la situazione della Zona B: "devo dire... a tutti che la questione
triestina è stata portata in un vicolo cieco. Riconoscendo la
necessità di liquidare questo problema, credo che l'unico modo di risolverlo sarebbe
quello di fare di Trieste una città internazionale e che il retroterra venga annesso alla
Jugoslavia".
Roma, notte. Nota ufficiosa che tra laltro rileva: "nella sua megalomania egli
(Tito) indica ora una sola soluzione da prendere o lasciare: l'annessione pura e semplice
alla Jugoslavia dell'intero Territorio... tutto ciò appare talmente incredibile che viene
naturale domandarsi quali siano i veri intendimenti del dittatore jugoslavo".
13.9.1953 - Pella, presidente del Consiglio, dal Campidoglio, ripropone
il plebiscito su tutto il Territorio libero di Trieste e la convocazione di una conferenza
a cinque. Rivolgendosi agli Stati Uniti ed alla Gran Bretagna
dice: "È dunque tempo che essi riconoscano l'anacronismo della loro attuale
posizione" sia nel Territorio libero di Trieste che nei confronti dell'Italia.
La proposta Pella è portata a conoscenza di Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti e del
Governo jugoslavo.
2.10.1953 - Pella alla Associated press: "prima della ratifica del
trattato a sei per l'esercito europeo, deve essere equamente risolta la questione di
Trieste".
6.10.1953 - Pella alla Camera: "La ratifica del trattato della Ced
da parte del Parlamento italiano sarà molto facilitato da una previa soluzione del
problema di Trieste".
8.10.1953 - Gli ambasciatori degli Usa e della Gran Bretagna comunicano
che i rispettivi governi hanno deciso: "tenuto conto del preminente carattere
italiano della Zona A, di rimettere lamministrazione di quella zona al Governo
italiano".
9.10.1953 - Pella alla Camera: "la comunicazione fatta dai governi
americano e britannico
non pregiudica in alcun modo i riconosciuti diritti
dellItalia sull'insieme del territorio, né pregiudica la facoltà del Governo
italiano di farli valere e di perseguirne la realizzazione nelle forme più idonee
Posso dichiarare nel modo più formale che il fatto dell'accettazione di amministrare la
Zona A non implica alcun abbandono delle rivendicazioni relative alla Zona B da parte
italiana".
5.10.1954 - Londra. Brosio per l'Italia, Thompson per gli Usa, Harrison
per l'Inghilterra, Velebit per la Jugoslavia, siglano il Memorandum d'intesa.
4.11.1954 - L'Italia riassume la diretta amministrazione della Zona A e
la Jugoslavia assume quella della Zona B, Su ambedue le zone permane incontestabilmente la
sovranità italiana.
25.9.1956 - Belgrado. Riunione della Commissione mista italo-jugoslava
per definire gli aspetti economici derivanti dal Memorandum di Londra e per il libero
trasferimento delle persone già residenti nelle Zone A e B.
1958 - Nuova crisi fra paesi comunisti e Jugoslavia.
1958-1959 - Intensificazione dei rapporti economici fra Italia e
Jugoslavia ma non di quelli politici.
4.12.1960 - Popovich, ministro degli Esteri jugoslavo, a Roma. Il
comunicato: "È stata riaffermata da ambo le parti la precisa volontà,
nell'interesse dei due Paesi, di far quanto possibile per sviluppare i rapporti di buon
vicinato".
1.7.1961 - Segni, ministro degli Esteri a Belgrado, sue dichiarazioni:
"Siamo riusciti a compiere ulteriori notevoli progressi sulla via intrapresa in
questi ultimi tempi nella reciproca comprensione e collaborazione
evidentemente ognuno dei due Paesi, per circostanze comprensibili, segue metodi
diversi
In vari punti abbiamo rilevato che i due governi sono ispirati da
preoccupazioni e da intendimenti analoghi
Questo compito richiede, naturalmente, una
chiara, meditata e realistica valutazione delle proprie possibilità e una graduale e
costante opera di realizzazione".
1962-1963 - Stasi nei rapporti italo-jugoslavi.
Marzo 1964 - Invito a Moro di recarsi a Belgrado.
3.3.1965 - Il "Combat" di Parigi annuncia negoziati fra Roma e
Belgrado e parla di Zona B definitivamente assegnata alla Jugoslavia. La Farnesina
smentisce.
8/12.11.1965 - Moro, presidente del Consiglio, a Belgrado. Dai colloqui
sarebbero escluse le questioni strettamente territoriali.
10/16.12.1965 - Riunione a Belgrado del Comitato misto per le minoranze.
24/25.5.1966 - Zagabria. Riunione dei Comitato misto per le minoranze.
Gennaio '67 - Trattato commerciale con la Jugoslavia. Rottura delle
trattative per il rinnovo. Il Ministro Tolloy, a Trieste, lascia intendere che la rottura
è da ascriversi ad azioni di elementi jugoslavi che avevano violato il Memorandum
d'intesa nella Zona B.
5.1.1967 - Belgrado. Il "Borba", ricordando le dichiarazioni
del segretario agli Esteri jugoslavo Nikezie: "gli interessi dei singoli o di alcuni
gruppi politici non devono prevalere su quelli generali", denuncia "una corrente
di
freddezza" fra Italia e Jugoslavia.
10.5.1967 - Protesta di Belgrado a Roma per il raduno
degli alpini a Treviso.
13/23.11.1967 - Belgrado: riunione della Commissione mista per la tutela
delle minoranze.
8/10.1.1968 - Visita a Roma del premier Spiliak e del ministro elegli
Esteri Nikezic. Colloqui con Saragat, con Moro, presidente del Consiglio e con Fanfani,
ministro degli Esteri, dedicati a problemi di interesse bilaterale. il
"Borba" analizza le relazioni italo-jugosiave rilevando una volontà di non
soffermarsi sul passato ma di guardare all'avvenire.
Il comunicato ufficiale dice che le parti manifestano l'intenzione di promuovere ulteriori
miglioramenti nei rapporti bilaterali e di rendere sempre più costruttiva la politica di
buon vicinato nel rispetto dei reciproci
interessi e perseguendo con fervida volontà gli obiettivi comuni della pace della
convivenza operosa e distensiva".
24.4.1968 - Zagabria. Il " Vjesnik' denuncia la campagna svolta
"dai settori della destra italiana per ottenere la restituzione dellIstria
all'Italia". Cita brani della "Discussione" relativi al "biblico Esodo
di trecentomila istriani, fiumani e dalmati" che hanno abbandonato le loro terre nel
timore che l'occupazione jugoslava potesse, oltre che separarli dalla madrepatria,
privarli della civiltà cristiana e delle libertà democratiche".
9.1.1969 - Brioni: Tito esalta i rapporti di buon vicinato con
lItalia.
25.5.1969 - Kardelj, a Umago d'Istria: "La regione dell'Istria offre
un contributo specifico allarricchimento del pensiero e della cultura dei popoli
jugoslavi ed alla creazione di un clima di comprensione e di accostamento
con il vicino popolo italiano".
26/29.5.1969 - Nenni, ministro degli Esteri, a Belgrado: "La
frontiera aperta tra l'Italia e la Jugoslavia è un fatto esemplare in questo momento di
tensione che lEuropa e il mondo stanno attraversando".
22.9.1969 - Trieste. Il presidente della Repubblica slovena, ricevuto dal
presidente Berzanti, visita ufficialmente la Giunta regionale di Trieste. Dichiara di
seguire con molta attenzione quanto succede nel Friuli - Venezia Giulia avendo le due
regioni "molti interessi in comune".
2.10.1969 - Saragat, presidente della Repubblica e Moro, ministro degli
Esteri a Belgrado. Tito al brindisi: "L'attuale grado di feconda collaborazione fra
l'Italia e la Jugoslavia ha potuto essere raggiunto grazie al
coerente rispetto dei principi di completa eguaglianza, di non interferenza negli affari
interni
" Moro, al ritorno, dichiara che sono stati trattati i problemi delle
comunicazioni nel goriziano. Tali comunicazioni interessano, però, soltanto la
popolazione jugoslava di confine.
4.10.1969 - Conferenza stampa di Tito che, invece, afferma: "Oggi lo
stato dei rapporti è tale da consentire, a differenza del passato, la discussione di
problemi delicati come quello dei confini".
6.12.1970 - Improvviso annullamento della visita a Roma di Tito perché
l'Ansa comunica che il ministro degli Esteri Moro, rispondendo ad interrogazioni di
deputati e senatori missini e democristiani, riguardanti le sorti della Zona B e del
mancato Territorio libero di Trieste, ha affermato che, in occasione delle note visite
effettuate da parte italiana in Jugoslavia, non sono state affrontate questioni attinenti
alla sovranità sulla Zona B. "Tali questioni esulano dagli argomenti da trattarsi
nel corso delle prossime visite in Italia del presidente della Repubblica socialista
federativa jugoslava
Il Governo non prenderà in considerazione nessuna rinuncia ai
legittimi interessi nazionali".
21.1.1971 - Tepavac, ministro degli Esteri jugoslavo, commentando un
discorso di Moro sulle relazioni fra i due paesi: "Il Governo italiano e quello
jugoslavo credono nei rapporti esistenti tra i due Paesi, incluso il
Memorandum del 1954 e le sue implicazioni territoriali
".
23.3.1971 - Visita di Tito a Roma. Incontro Moro-Tepavac. Nel comunicato:
"Fedeli agli accordi internazionali stipulati, essi hanno tenuto a ribadire la
determinazione di continuare a basare i loro rapporti sul reciproco rispetto
dell'indipendenza, della sovranità e delle integrità territoriale e sul principio della
non interferenza negli affari interni".
28.6.1971 - Ribicic, presidente del Consiglio jugoslavo in un comizio a
Predbor: "In particolare, dato il rafforzamento della fiducia tra i nostri due paesi,
sia noi sia gli italiani esprimiamo la speranza che con la buona volontà saranno risolti
anche gli ultimi problemi rimasti ancora aperti".
15.11.1971 - Moro, ministro degli Esteri, alla commissione Esteri della
Camera, illustra la posizione dellItalia in relazione ai rapporti italo-jugoslavi.
Fragoljub Vujika, portavoce di Belgrado, dice che a Belgrado il discorso di Moro "è
stato accolto con molto favore
i tentativi di riesumare forze aggressive di
Irredentismo e di rivendicazioni territoriali, promosse da forze che in passato arrecarono
danno ai due paesi, hanno richiamato l'attenzione della opinione pubblica jugoslava, che
è giustamente sensibile a questi fatti".
16.12.1971 - Belgrado. Dichiarazioni di Tito al Parlamento jugoslavo:
"Durante la mia visita ufficiale in Italia
abbiamo confermato la reciproca
decisione di continuare la politica dellamicizia e della cooperazione fra vicini.
Nello stesso tempo sono state create le condizioni per comporre le questioni pendenti fra
i due paesi".
21.4.1972 - Il "Combat", da Parigi, dà notizia di trattative
fra Roma e Belgrado per un accordo in merito alla Zona B. Smentita della Farnesina.
5.5.1972 - Alcuni giornali parlano di accordi con la Jugoslavia in merito
alla Zona B. Ulteriore smentita della Farnesina.
29.12.1972 - Tito parlando agli attivisti montenegrini della Lega dei
comunisti, denuncia l'azione dei profughi istriani residenti in Italia che tendono ad
impossessarsi di parte del territorio jugoslavo; pretendono la
reintegrazione allItalia della Zona B; esercitano pressioni sul Governo italiano
affinché non venga raggiunto alcun accordo con la Jugoslavia. "Naturalmente la Zona
B è nostra e a noi non importa nulla di quanto vanno
cianciando
; altri vorrebbero riprendere tutta l'Istria, Zara e tutta la
Dalmazia". Tito chiede che il Governo italiano prenda nette distanze "da queste
organizzazioni che nutrono aspetti revanscisti sul nostro territorio".
16.4.1974 - Tito a Sarajevo dichiara: "La Zona B non esiste più e
se qualcuno deve denunciare la questione delle ex zone, quelli siamo noi e non gli
italiani. Ma questo noi non lo faremo perché con la nostra rinuncia a
Trieste abbiamo creato le condizioni per una atmosfera che non esisteva "in nessuna
altra parte dell'Europa".
Il segretario generale del ministero degli affari esteri, a Roma, Gaja, con una nota a
Belgrado chiede "informazioni e chiarimenti" sul discorso di Tito perché
"non si comprende
linopportuno accenno ad una riapertura della questione
di Trieste" e deve sottolineare "lesigenza che da parte jugoslava non
vengano prese iniziative unilaterali
come è inammissibile il linguaggio non cortese
usato in alcune frasi della nota verbale jugoslava in data 30 marzo 1974".
1.10.1975 - Il ministro per gli affari esteri Rumor dà notizia al
Parlamento della necessità per l'Italia di rinunciare alla sovranità sulla Zona B in
favore della Jugoslavia.
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