I disertori tedeschi che aderirono
alla Resistenza
di Massimo Rendina
Ci sono molti vuotida
riempire nella storia della Guerra di Liberazione in Italia. Uno di questi riguardala ricostruzione , oltremodo difficile, delle
diserzioni di militari della Wehrmacht, soprattutto da partedi soldati e ufficiali che si unirono alle forze partigiane o, come accadde
per il Freies DeutchlandBataillon -composto
da disertori tedeschi, austriaci, cecoslovacchi-, formaronounità di guerriglia che combatterono contro le forze armate germaniche. (Il
Freies Deutchland Bataillon operò assieme ai
garibaldini delle divisioni Carnia e Val Buta
ridosso del confine con l' Austria in Alto Adige e nel Bellunese. Aveva la base logistica
nei pressi del Passo del Giramondo e quando, ai primi di maggio 1945, l'armata tedesca
ultimò la ritirata dall' Italia, premuta dagli Alleati e impegnata dai partigiani,prendendo la strada del Brennero, si spinse all'
interno della Carinzia cooperando con i servizi segreti britannici alla cattura di
criminali nazisti.)La difficoltà delle
ricerche deriva soprattutto dal fatto che chi partecipava alla guerra partigiana celava la
propria identità, assumendo un nome fittizio (di "battaglia"), regoladovuta al fondato timore delle rappresaglie nei
confronti dei famigliari. Per i disertori della Wehrmacht c'è inoltre da considerare la
loro situazione particolare che investiva l'onore del reparto di appartenenza, per via di
un tradimento inconcepibile nella tradizione militare,ragione che induceva i loro superiori a registrare la scomparsa come se
fosse stata causata da fattori bellici. Quando ad esempio RudolfJacob -capitano della Marina del Reich- lascia il
comando delle batterie costiere di La Spezia per far parte della brigata Garibaldi "
Ugo Muccini" (eroe della Guerra di Spagna), che ha il comando vicino a Sarzana, viene
segnalato come disperso, non come disertore. La stessa famiglia, caduto lui eroicamente
nel corso di un' azione partigiana, terrà nascosto il fatto per alcuni anni, accettandone
il significato soltanto quando questo venne riconosciuto emblematico della Resistenza non
solo italiana ma tedesca ed europea, e quindi tuttaltro che infamante, visto che la città
natale di Jacobs, Brema, gli dedicherà una mostra documentaria , inaugurata il 9 febbraio
1990 nel centro civico "Gustav Heinemann" di Vegesack. D' altra parte la moglie
di Jacob venne a sapereil 17 febbraio 1957,
dopo quasi vent'anni come era morto, e per quale causa,rintracciato il suo' indirizzo ad Amburgo dall'allora sindaco di Sarzana
(oggi presidente dell' ANPI della città) Paolino Ranieri, già commissario politico della
brigata "Muccini", nella quale appunto era l' ufficiale tedesco, comandante di
un distaccamento.
Figura davvero emblematica questa di Rudolf Jacob (rievocata nel 1985
da un lungo filmato di Ansano Giannarelli, per la RAI, sepolto nella cineteca e meritevole
di riedizione). Nato a Brema il 26 aprile 1914, ufficiale della marina mercantile, era
stato imbarcato per alcuni anni su navi da trasporto che collegavano tra loro i porti
dell' Oceano Indiano. Rientrato in Germania nel 1938 si laurea in ingegneria diventando un
esperto di fortificazioni costiere. Chiamato sotto le armi, è capitano della Marina
militare (più precisamente del Genio della Marina), dall' autunno 1943nell' Italiaoccupata
dai nazifascisti,impegnato, dai primi del
'44,a realizzare gli apprestamenti difensivi
lungo la costa da La Spezia a Genova.( Kesserlingtemeva
che in quella zona potessero avvenire sbarchi da parte degli angloamericani, nonostante le
difficili condizioni orografiche e la scarsa dotazione di mezzi anfibi da parte del
nemico, quasi tutti trasferiti dagli Alleati in Inghilterra per le operazioni in
Normandia.)
L' opposizione al nazismo
è in Jacobs maturata da tempo. A causa di reazioni emotive, secondo noi, dovute più a
motivazioni morali che politiche. Gli ripugnano le persecuzionirazziali (in Germania gli riuscì di mettere in
salvo un ebreo che la Gestapo stava per arrestare), non sopporta il regime oppressivo,
condanna le guerre di aggressione di Hitler. Secondo Pietro Galantini,
"Federico", comandante della "Muccini", l'ufficiale tedesco che con il
suo attendente gli chiese di essere arruolato tra i partigiani, il 3 settembre 1944, era
un "militante comunista". Secondo altri era solo un patriota, combattente per la
libertà, senza connotazioni ideologiche, spinto a contrastare con ogni mezzo la
brutalità dell' occupazione nazista e dei collaborazionisti, loro emuli in quanto a
ferocia, i"marò" della X Mas- con una presenza consistente a La Spezia e nei
comuni vicini- e i militi della Brigata Nera e della Guardia Nazionale Repoubblicana,
acquartierati, questi,nell' ex albergo
Laurina di Sarzana.
La diserzione di Jacob era stata preceduta da suoi contatti con
esponenti del CLN di La Spezia e da una serie di atti caritatevoli disapprovati dai suoi
diretti superiori, per sfamare la popolazione civile. Aveva , inoltre, scoperto imbrogli
da parte di collaboratori dell' organizzazione Tot, preposta al reclutamento di lavoratori
da adibire alle fortificazioni, eaveva
denunciato i malfattori.
Una volta entrato a far parte dell' unità partigianacon il nome di battaglia "Primo", Jacobs
partecipa ad alcune azioni di contrasto al rastrellamento nazifascista sulle alture di
Sarzana,condurrà l' interrogatorio di un
sottufficiale germanico caduto prigioniero, porterà a buon fine il trasferimento nella
brigata di un gruppo di ex militari russi fuggiti da una campo di concentramento,
organizzerà il colpo di mano contro i militi fascisti di Sarzana che gli costerà la
vita. Con lui, l' attendente, Paul, di cui non si conosce il vero nome (ferito, riuscirà
a salvarsi, passate le linee finirà in un campo di prigionia dell' esercito alleato,
trattato alla pari di un nemico).
Singolari vicende quelle che contraddistinguono la guerra partigiana
a Sarzana (ma simili ad altre svoltesi allo stesso modo in altri teatri della guerriglia).
Militari tedeschi e militi fascisti sitravestono
da partigiani per ingannare e sopraffare i presidii dei patrioti, questi indossano i panni
di fascisti e tedeschi per assaltare posti di blocco e apprestamenti nemici.
Lorenzo Vincenti ha ricostruito l'episodio in cui cadde Jacobs,
mettendo anche a confronto il rapporto scritto sull' episodio dal comandante del
distaccamento fascista (conservato nell' Archivio di Stato della Spezia) ela relazione del commissario politico della
"Muccini" ( consultabile presso l' istituto Beghi). Nel primo si afferma che tra
i morti(due militi e un partigiano, in
effetti i militi morti furono tre) era stato rinvenuto il cadavere di uno
"sconosciuto", nella secondaè
scritto:" in questa audacissima azione cadeva da eroeil tenente (grado corrispondente a comandante di distaccamento) Rudolf
Jacob, capo pattuglia e nostro ottimo patriota".
Il fatto si era svolto il 3novembre
(1944). Jacobs aveva progettato il colpo di mano per l' ora in cui i militi si sarebbero
riuniti per il pasto serale. Aveva personalmente scelto gli uomini: l' attendente, un ex
militare russo,uno jugoslavo, sei italiani, tutti in uniforme tedesca, lui vestito da
sottufficiale, la machine-pistolespianata.
Chiesto al piantone di parlare con il comandante del presidio, e presentatosi questo (era
il vice comandante, l' altro a rapporto al comando della Guardia Repubblicana a La Spezia)appena fuori dalla porta d' ingresso,Jacobs lo colpì con una raffica, ma gli si
inceppò l' arma. La reazione fu immediata. E' certo -dalla descrizione- che non vi fu la
sorpresa su cuisi era contato. I partigiani
dovettero ripiegare sotto il fuoco. Alcuni erano feriti, tra questi, come abbiamo detto
l'attendente Paul. Ma lo sganciamento potè avere successo per la copertura di altri
partigiani, che avevano tale compito. Il capitano della Marina germanica Rufolf Jacob, se
fosse vissuto qualche mese ancora, sino alla Liberazione, avrebbe compiuto, il 26 aprile,
trentun anni.