home |
|
la Resistenza romana
MEMORIE DEL
QUADRARO E DEL RASTRELLAMENTO DEL 17 APRILE 1944
NOME IN CODICE
UNTERNEHMEN - WALFISCH OPERAZIONE BALENA
a cura di
Carla Guidi
Sono passati più di sessantanni ormai dai tragici
avvenimenti dellaprile del 44, episodio storico noto come il rastrellamento
del Quadraro, nel quale vennero catturati tutti i maschi con unazione militare
massiccia ed improvvisa circondando il quartiere alle 5 del mattino, infine ben 947
(secondo la testimonianza di Sisto Quaranta, uno dei reduci) selezionati tra i 16 ed i 55
anni, furono portati nei campi di concentramento di Fossoli come prigionieri politici con
il triangolo rosso appuntato sul petto. Essendo il quartiere noto come covo di partigiani,
ricettacolo di renitenti alla leva, sabotatori ed oppositori al regime, il progetto
iniziale era la loro eliminazione, piano convertito successivamente con la deportazione da
Fossoli in alcune località nel cuore dellEuropa in mano ai nazisti, condizioni di
vita ai limiti della sopravvivenza e possibilità di ritorno inesistenti. Questi
prigionieri infatti, insieme a molti altri ricordati successivamente come gli
schiavi di Hitler, furono trasformati in lavoratori volontari facendo loro
firmare, con la forza, un impegno scritto in lingua tedesca.
Il Quadraro è stato insignito, unico quartiere romano,
nellaprile del 2004, con la medaglia doro al merito civile dal Presidente
della Repubblica C.A.Ciampi.
La storia della Resistenza romana nei fatidici 271
tragici giorni delloccupazione nazista, è densa di avvenimenti che sono noti a
molti, ma per avere un doveroso quadro completo della resistenza rimangono ancora da
narrare e da ricordare, soprattutto alle giovani generazioni, i fatti non meno importanti
avvenuti in zone limitrofe, ma non per questo meno significativi e carichi di conseguenze,
tra questi anche quel terribile e massiccio rastrellamento. Ecco che Roma non può
dimenticare, per onestà civile (anche per non ingenerare uno squilibrio nella memoria
stessa, necessariamente dotata di cause ed effetti) una parte essenziale del suo
territorio insanguinato, perché fu proprio in quel territorio, nel quadrante sud-est,
nella zona compresa tra il Quadraro, Torpignattara, Centocelle e Quarticciolo, tra la
Tuscolana, la Casilina e la Prenestina, che si giocarono giornalmente delle partite al
alto rischio pagate molto care. Non a caso la zona dopo Porta Furba veniva considerata dai
tedeschi già linizio del fronte e, come risulta dalle memorie del
Console tedesco a Roma Eitel Moellhausen, pensando che i veri rifugi dei partigiani, dove
potevano sparire senza lasciare traccia, fossero solo due, o il Vaticano o il Quadraro,
definito con colorita e significativa espressione nido di vespe.
Non ultima ragione è quella di rendere giustizia alleroismo
di tanti piccoli e grandi atti di solidarietà sociale, senza alcuna istintiva od
egoistica limitazione, e di rivolta contro la violenza, perché il fatto decisivo ai fini
dellefficacia delle azioni partigiane in queste zone, fu proprio il suo carattere di
emancipazione popolare, limpossibilità totale di fare distinzioni tra la parte
combattente e quella che la fiancheggiava o appoggiava; la totale interdipendenza e cura
delle azioni militari e quelle finalizzate al sostegno delle famiglie, come lassalto
ai forni e la spartizione degli alimenti. Questo reale e totale stretto vincolo di
identificazione e dedizione tra civili, rifugiati, partigiani, personale medico e
religioso non fu spezzato mai, fatto storicamente rimarchevole, né dalla tortura, né
dalla repressione brutale, né dalle lusinghe di ricchissime ricompense alla delazione.
Dopo il 17 aprile, data del rastrellamento, infatti la guerriglia riprese con la stessa
forza.
Qui in pochi mesi ed in uno spazio limitato, cè stata
la più alta concentrazione di azioni partigiane di tutta la resistenza italiana. Il
questore Caruso vi aveva mandato quel commissario di fiducia, Stampacchia, che arrivato il
21 di febbraio, già trovava sui muri delle scritte che ne minacciavano la futura
esecuzione. Ma il Quadraro era veramente un nido di piccole e coraggiose vespe che
colpivano e sparivano nella campagna
la via Tuscolana, laeroporto di
Centocelle, la ferrovia erano fatte oggetto di continui attentati ed azioni di sabotaggio,
qui erano stati inventati i chiodi a quattro punte che pungevano le ruote dei
camion e fermavano le colonne in transito, qui la rabbia dei tedeschi aveva progettato da
tempo la ritorsione non solo del rastrellamento e la deportazione in massa di tutti i
maschi, ma la stessa distruzione totale del quartiere con il fuoco e la dinamite. Altre
vicende fanno da contrappunto allarroganza dei nazifascisti, le imprese di Giuseppe
Albano detto il Gobbo del Quarticciolo, luccisione del commissario di polizia
Stampacchia, i martiri del Quadraro fucilati alle Fosse Ardeatine e quelli incarcerati a
via Tasso, lopera di Padre Don Gioacchino Rey che, non potendo salvare le persone
come tentò di fare, salvò il quartiere dalla progettata distruzione completa dopo il
rastrellamento, evidentemente con lobiettivo strategico di sgomberare in modo
definitivo la strada di ritorno dal fronte di Anzio.
Roma era uscita dal primo dopoguerra, nella crisi generale,
con sue proprie caratteristiche socio-culturali che ebbero un peso ed un valore nella
peculiarità dei suoi episodi di Resistenza e nello statuto violato di Città Aperta.
Divenuta già meta di crescente immigrazione, causata più dalla miseria delle campagne e
del meridione, piuttosto ché dallesistenza di reali possibilità lavorative, non
essendo né rischiando di divenire una città industriale, non possedeva strumenti per lintegrazione
dei vari ceti delle varie classi nellunità urbana, ma non poteva nemmeno far
perdurare il metodo diretto di reciproca convivenza e conoscenza che aveva sostenuto la
piccola Roma papale. Il fascismo, con miope lungimiranza e predisposizione al culto della
scenografia, contribuì ad acuire la spaccatura tra la Roma borghese e la Roma popolare,
con quei provvedimenti che ufficialmente vennero presi per alleviarla; apertura di spazi
celebrativi di un passato storico selettivo sulla romanità imperiale e conseguente
sventramento e demolizione dei quartieri poveri nel centro della città, conseguente
allontanamento topografico degli stessi.
Labolizione della tassa sulle aree fabbricabili (e larchiviazione
del piano regolatore del 1909) per consentire un intenso sfruttamento di tutte le aree
possibili ai margini del nucleo cittadino, permise di speculare sulledilizia e di
realizzare, per qualcuno, guadagni alti e facili, approfittando del bisogno. Roma allora
non cercò più il suo equilibrio urbano nellintegrazione della periferia.
Se nel 1920 il boom edilizio aveva avuto un incremento del
100 per cento, la crisi perdurava nella situazione economica, e non poteva essere
diversamente, date le condizioni causali che si andavano sommando. Gli immigrati, per la
maggior parte privi di un mestiere qualificato, ingrossavano le file dei disoccupati e dei
sottopagati, a volte di delinquenza comune, e andavano ad occupare tutti gli spazi
disponibili (compresi i terreni abbandonati della campagna romana) insieme con gli
abitanti dei quartieri poveri, demoliti nel centro della città. In queste prime periferie
eterogenee e disperate sorsero numerose baracche e costruzioni abusive (che aumentarono
spaventosamente dagli anni 50 e sorsero poi anche intorno alle rovine romane e lacquedotto
Felice). Quando si parla invece della borgata Quadraro, bisogna fare alcune considerazioni
e distinzioni, per valutare quella miscela esplosiva che si compose lì (nel Quadraro
vecchio che ancor oggi conserva il suo aspetto originario di piccolo paese, con le casette
a due piani e i giardini) il pericoloso nido di vespe, come fu definito dai
vertici tedeschi di occupazione, che controllava con azioni di insubordinazione e di vero
e proprio continuo sabotaggio la via Tuscolana, una delle principali arterie di accesso e
di transito per il sud ed Anzio, laeroporto di Centocelle e la ferrovia per i
Castelli e per Fiuggi, la vicina Casilina, in una campagna piena di cunicoli e
sottopassaggi scavati come cave di pozzolana, dove ci si poteva nascondere e sparire senza
difficoltà. (Già in epoca augustea la zona ricadeva in un'area particolarmente ricca di
acquedotti, l'Alessandrino, il Claudio, l'Acqua Marcia, l'Anio Vetus e l'Anio Novus, in
questi confluiva poi l'Aqua Iulia Tepula. Fra le varie presenze storico-archeologiche i
resti della città chiamata Helenae Civitas Augusta, il Mausoleo di S. Elena, la necropoli
lungo la Via Casilina, le catacombe, la "rotonda di Centocelle", il sepolcro
degli Haterii, la "Torretta" di piazza dei Consoli, il Mausoleo detto
"Monte del Grano, a quell'epoca il punto più elevato della zona. Non essendoci
costruzioni più alte di quello, proprio per questo uno dei principali punti di
riferimento, ma anche un luogo di ritrovo al suo interno, come rifugio antiaereo durante i
bombardamenti.) Nata da peculiari condizioni topografiche, storiche e sociali, fu una
delle prime a formarsi, da nuclei di case che vennero edificati lungo le vie consolari,
favorita anche dalla presenza di alcune piccole fabbriche nei dintorni e dalla presenza
della ferrovia; ma a differenza dei baraccamenti improvvisati altrove, Torpignattara, come
Centocelle e Quadraro (zone tra loro limitrofe e comunicanti) sono vere e proprie
lottizzazioni. La gente arrivò con pochi gruzzoli e molto entusiasmo, poté allestire
senza difficoltà, con la mentalità costruttiva di piccoli proprietari ed i mezzi
dell'epoca, edifici di due o tre piani, secondo un ancora razionale uso del territorio,
fra le campagne occupate fino allora da antichi casali, alcuni dei quali ancora oggi
sopravvivono.
Roma invece finiva esattamente in via delle Cave, poi non cera
più niente, ovvero la campagna, che iniziava dove finiva il lavorio incontrollato della
costruzione di abitazioni di ogni tipo, dalle casette plurifamiliari, ai depositi di
materiali edilizi, alle botteghe artigiane, lunico mezzo di comunicazione con il
centro era il tranvetto della Stefer, questo, collegava così alla capitale, un avamposto
urbano che conservava una vita addirittura paesana, abitato da gente semplice, ma
dignitosamente operosa, in prevalenza piccoli commercianti, operai, muratori, artigiani. LItalia
dellanalfabetismo veniva curata precocemente con listruzione autodidattica,
molti sapevano leggere e scrivere e lopinione comune era che cultura servisse a non
farsi abbindolare dalle strategie accattivanti del regime; in mezzo ai popolani vi erano
anche alcuni intellettuali di questo tipo che dovendo lasciare il centro e abbracciando la
causa dellantifascismo, come i pionieri si adattarono ad un nuovo tipo di vita. Vi
era una bella chiesa S. Maria del Buon Consiglio con un parroco combattivo e generoso Don
Giovacchino Rey, Parroco al Quadraro dal 1929, una vita esemplare oltreché un noto
antitedesco. Decorato quale cappellano militare nella guerra del 15-18 con
medaglia al valore e croce di guerra, rifiutò la nomina a Vescovo per non lasciare i suoi
parrocchiani ai quali si dedicò in ogni modo, raccogliendo i ragazzi nelloratorio
ed organizzando raccolte di viveri e vestiario per beneficenza, poi lo farà per tutti
allo scoppio della guerra. Fu lui a redigere un elenco, anche se incompleto, delle persone
deportate. Vi erano anche le suore belghe che fecero la loro parte in questopera,
nascondendo persone scomode e uomini in occasione del rastrellamento.
Infine questo territorio fu segnato anche da un altro storico
avvenimento. Il fascismo, che fin dal suo inizio considerò la cinematografia una potente
arma di persuasione delle masse, individuò proprio nel territorio denominato Quadraro,
l'area ideale per la realizzazione del complesso di Cinecittà. La sua nascita fu nel
1937, il tranvetto allungò il suo percorso ed una vettura su tre vi arrivava. Anche lIstituto
LUCE trovò una nuova sede tra gli insediamenti del Centro Sperimentale di cinematografia
e i Teatri di posa. E significativo sapere che un tre quarti buono della popolazione
del Quadraro, che tra laltro non era molto popoloso, ci lavorava. Altra opportunità
di lavoro che alimentò unorgogliosa autovalutazione, occasioni ulteriori di
coesione sociale e solidarietà amichevole tra i suoi abitanti.
Bibliografia
La borgata ribelle di Walter De Cesaris
edizioni Odradek (che narra degli avvenimenti del quartiere nei primi mesi del 1944
fino al rastrellamento)
Operazione balena di
Carla Guidi, Edizioni Associate, [www.edizioniassociate.it] (scritto in stretta
collaborazione e sulla testimonianza di Sisto Quaranta deportato civile, in forma
narrativa autobiografica dai primi anni del fascismo, allinterno della vita paesana
del quartiere, gli avvenimenti dei primi anni di guerra, il rastrellamento e tutto il
viaggio dei deportati dal campo di Fossoli a quello di lavoro di Duderstadt dove un gruppo romano rimase casualmente unito,
infine il ritorno, dopo la liberazione, nellagosto del 45 a Roma). |