part.gif (12146 byte) Testata.gif (8044 byte)

resistenza

home

   

      

Il contributo dei militari

alla Guerra di Liberazione in Italia

del Gen. C.A. Luigi Poli

Molto poco si è parlato delle Forze Armate italiane che dopo l'8 settembre combatterono a fianco degli Alleati per la liberazione del suolo italiano dai tedeschi. Ecco le varie fasi del contributo dell'Esercito italiano alla guerra di Liberazione.

 

Il 1° RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO ITALIANO

(27 settembre '43 - 22 marzo '44)

Il 16 Ottobre, a poco più di un mese dall'armistizio (8 settembre 1943, l'Italia ottenne la cobelligeranza con gli Alleati.

Il 1° Raggruppamento Motorizzato Italiano venne costituto il 27 settembre 1943 - a solo 19 giorni dall'armistizio - nella zona di San Pietro Vernotico (Lecce) con reparti delle Divisioni "Legnano", "Mantova", "Piceno", e del LI Corpo d'Armata e fu posto al comando del Generale Vincenzo Dapino.=

Il 1°Raggruppamento, che faceva parte della 5^ Armata Americana agli ordini del Generale Clark, venne posto alle dipendenze della 36^ Divisione Fanteria del II Corpo d'Armata Americano con il compito di conquistare Monte Lungo, una dorsale rocciosa di natura carsica con ondulazioni crescenti in direzione Cassino. Sembrava il dorso di un cetaceo semimmerso nel bel mezzo della valle.=

In particolare, il Raggruppamento aveva il compito di attaccare, conquistare e mantenere Monte Lungo con l'appoggio della propria artiglieria e delle armi d'accompagnamento del 142° Reggimento Fanteria americano.=

Il mattino dell'8 dicembre, alle ore 06.30, fanti e bersaglieri , superata la base di partenza, infransero le prime difese nemiche e puntarono su q.343, l'anticima di Monte Lungo, seguendo la dorsale che costituiva la direttrice di attacco.

Fin dal primo contatto con il nemico la lotta si manifestò aspra e cruenta, ma i fanti della 1^ e 2^ compagnia avanzarono nella nebbia che, fittissima, ostacolava la visibilità.

Contemporaneamente , nella piana, a cavallo della ferrovia i bersaglieri muovevano arditamente mentre la reazione nemica assottigliava le loro file.

Alle ore 08.10 q. 343 venne raggiunta ed occupata a costo di gravi perdite, ma la difesa tedesca sostenne l'urto dei valorosi soldati italiani.

Non si trattava semplicemente di un "velo difensivo", come era stato definito dal Comando Alleato, bensì di una vera e propria "sistemazione difensiva" ben disposta munita di numerose postazioni per armi automatiche, scavate nella viva roccia o approntate con putrelle e traversine ferroviarie, collegate con trincee e camminamenti e protette da campi minati. Su queste forti posizioni era schierato il III battaglione del 15° Reggimento Panzer Grenader della 29^ Divisione Germanica (una delle migliori unità tedesche), rinforzato da elementi della Divisione Goering.

Diradatasi la nebbia, i tedeschi contrattaccarono violentemente e riconquistarono le posizioni perdute, appoggiati da un intenso fuoco di mortai e da poderosi concentramenti di artiglieria e gli italiani dovettero ripiegare sulle posizioni di partenza.

Il giorno 9 il Generale Clark, Comandante della 5^ Armata, si recò di persona presso il Comando dei I Raggruppamento per esprimere al Generale Dapino il suo alto apprezzamento per il valore mostrato dai soldati italiani.

Il giorno 16 dicembre, dopo 45 minuti di preparazione d'artiglieria , fanti e bersaglieri italiani rinnovarono lo slancio del precedente attacco ed alle ore 10.20 venne occupata la prima quota, senza nome, di Monte Lungo. Il nemico, stordito dal fuoco d'artiglieria e dei mortai, minacciato di fronte di fianco, oppose scarsa resistenza, alle ore 12.30 la famosa q. 343 era definitivamente in mano italiana e, successivamente venne conquistata la cima (q. 361).

La bandiera italiana e quella americana sventolarono, per la prima volta unite, sulla cima del monte conquistato a conclusione di combattimenti sostenuti con coraggio e spinto di collaborazione.

L'8 ed il 16 dicembre 1943 furono impegnati poco più di 1.000 uomini (la forza d'urto era costituita da due battaglioni: il 67° fanteria "Legnano" e il LI bersaglieri Allievi Ufficiali).

Erano giovani studenti universitari del Reggimento "Curtatone e Montanara". Quasi la metà di quei giovani non tornò: 82 morti sul campo, 195 feriti e 160 dispersi fu il prezzo pagato.

Ma il successo di Monte Lungo trascende il campo militare e fu soprattutto quello di aver dimostrato agli Alleati ed a noi stessi di essere ancora capaci di battersi per un ideale.

- senza la rinnovata fiducia degli Alleati, guadagnataci a Monte Lungo, non avremo mai ottenuto che il "CORPO ITALIANO DI LIBERAZIONE prima ed i gruppi di combattimento " LEGNANO ", " FRIULl ", " CREMONA " e " FOLGORE " in seguito, potessero assumere in proprio la responsabilità di delicati settori del fronte;

- senza la rinnovata fiducia in noi stessi, guadagnata a Monte Lungo, non avremo mai potuto rifondare la Forza Armata portando in combattimento consistenti formazioni regolari rimaste integre nel Sud Italia, in Corsica ed in Sardegna.

 

IL CORPO ITALIANO DI LIBERAZIONE

(C. I. L.)

(22 marzo '44 - 25 settembre '44)

 

Occupato Monte Lungo il I° Raggruppamento rimase sulle posizioni fino al 21 dicembre, dopo di che, riorganizzate le sue file, si trasferì nella zona di S. Agata dei Goti.

Alla fine di gennaio 1944 il comando del Raggruppamento venne assunto dal Generale Umberto UTILI e, nel marzo si trasformò, trasferendosi nella zona di Scapoli, in " CORPO ITALIANO DI LIBERAZIONE ".

Del Corpo Italiano di Liberazione fecero parte:

- un Reggimento di fanteria: il 68° su due battaglioni (forza circa 1.800 uomini)

- un Reggimento bersaglieri: il 4° su due battaglioni, XXIX e XXXIII (forza circa 1.250 uomini ) ;

- un Reggimento artiglieria: l'11°su tre gruppi (forza circa 600 uomini)

- un battaglione paracadutisti: il CLXXXV su tre compagnie (forza circa 450 uomini)

- un battaglione alpini: il "Piemonte", con una btr. da 75 mm. someggiata (forza circa 600 uomini);

- un battaglione arditi: il IX reparto d'assalto (forza circa 600 uomini)

- unità dei Carabinieri, del Genio e dei Servizi.

Era un complesso di forze di tutto rispetto.

Il Corpo Italiano di Liberazione va in linea I' 8 febbraio del '44 a cavallo della strada da Scapoli a Castelnuovo, mentre il II Gruppo dell'11° Regg. Artiglieria , sarà il meno fortunato, raggiunse dopo penosi sforzi una disagiatissima posizione, soprattutto per la neve caduta abbondantemente, a nord di Acquafondata, nel settore delle truppe francesi, in quanto queste non avevano, in quel punto, obici da battere i punti morti dei loro cannoni.

Dopo due giorni di cannoneggiamenti una serie di colpi d'artiglieria cadono a qualche metro dalle piazzole dei cannoni della 6^ batteria, comandata dagli ufficiali Salsilli, Agnelli, Moro, Arvat, ma per nulla intimoriti gli artiglieri scaraventano una serie di colpi sulla presunta località del fuoco nemico. Si ha così un continuo tiro al bersaglio ed il motto: " chi la dura la vince " premia i più ardimentosi . Il nemico, dopo vari minuti di lotta, tace e così sarà per tutto il periodo che la batteria resterà su quel fronte.

Il battaglione alpini " Piemonte " costituito il 4 dicembre '43 a Nardò in Puglia con alpini ed artiglieri della Divisione " Taurinense " ebbe il compito di occupare Monte Marrone (alto m. 1.806) con una impervia parete rocciosa di circa 800 metri a strapiombo su Scapoli.

Occupata il 31 marzo, con un colpo di mano da manuale, la cima del monte, la reazione nemica non si fece attendere. Infatti il 2 aprile i tedeschi , con una azione esplorativa, si avvicinarono ad 800 metri dalle postazioni italiane, per tornarvi poi il giorno dopo, alle ore 05.30, più in forze e con l'intento di occuparle.

Con le armi puntate sulle tute bianche indossate dal tedeschi, per confondersi con la neve, gli alpini attesero il combattimento ravvicinato e, quando le sagome bianche furono a soli 20 metri, aprirono il fuoco.

Pronta la reazione dei tedeschi acquattati tra i larici e fu duello generalizzato. Funzionò anche lo sbarramento minato disposto dagli alpini.

I tedeschi furono messi in fuga ma tornarono in forze il 10 aprile, la notte di Pasqua, agguerriti e decisi a buttare nel vuoto gli alpini in bilico sugli strapiombi.

Tre battaglioni di Gebirgjàger: due furono bloccati dal fuoco di sbarramento di artiglieria, uno penetrò nei camminamenti italiani. Lotta in casa, quasi mischia nel buio della notte.

Quando gli alpini della 1^ compagnia che occupavano la cima furono in difficoltà, l'intervento tempestivo di quelli della 3^ appostati sul fianco destro, fu determinante .

Il fuoco di sbarramento delle artiglierie impedì ai rincalzi tedeschi di raggiungere i reparti avanzanti, mentre gli alpini esploratori, rioccupata la vetta che domina la sottostante trincea italiana già conquistata in parte dai tedeschi, li snidarono e li misero in fuga.

Gli sviluppi favorevoli conseguenti alle brillanti azioni di Monte Marrone non tardarono a farsi sentire.

Il 24 maggio venne dato l'ordine al 4° Reggimento bersaglieri, agli alpini del battaglione "Piemonte", all'85° Reparto paracadutisti, al IX Reparto d'assalto ed al IV Gruppo artiglieria someggiato di avanzare per l'alto lungo la direttrice Monte Marrone, Monte Mare, valle Venafrana, Picinisco. La resistenza tedesca si irrigidiva sul Monte Irto e Monte Pietroso che sbarravano l'accesso alla valle di Fondillo; ovunque avanzando, il 28 fu raggiunto Picinisco.=

Quando i soldati italiani del Corpo Italiano di Liberazione già gridavano " Roma, Roma " gli Alleati, in particolare i Britannici, non vedevano di buon occhio l'entrata a Roma delle Unità italiane.

Il Maresciallo Alexander, Comandante del IV Gruppo Armate non si rassegnava che Roma fosse liberata solo dalla 5^ Armata Americana e tanto meno dal Corpo Italiano di Liberazione. Da qui l'ordine di dirottare il C.I.L. trasferendolo sul versante adriatico.

Gli Alleati dimenticavano, però, che nella 5^ Armata faceva parte la 210^ Divisione di fanteria ausiliaria composta da italiani. Con un colpo di mano , tutto all'italiana, il 7 giugno 1944 essi riuscirono ad entrare a Roma, tra l'entusiasmo dei romani, con una rappresentanza costituita da una compagnia di fanti, con musica e bandiera, del 67° fanteria, quello di Monte Lungo che, dopo aver sfilato in Piazza Venezia, andò a montare la guardia al Palazzo del Quirinale.

Per effetto della sempre maggior fiducia che le truppe italiane avevano saputo conquistare con il loro ottimo comportamento, su proposta del Generale Utili, gli Alleati autorizzarono un potenziamento delle forze italiane che portò gli effettivi del C.I.L. ad un organico di circa 25.000 uomini.

Il 1°giugno '44 il C.I.L. venne quindi organizzato su due Brigate, una Divisione ed un Comando artiglieria:

- la Il Brigata era costituita dal 4° Rgt. bersaglieri, dal 3° Rgt. alpini, con i battaglioni "Piemonte" e "M. Granero", dal 185° Reparto paracadutisti, dal IV° Gruppo artiglieria someggiato;

- la II^ Brigata era costituita dal glorioso 68° Rgt. Fanteria, che combatté a Monte Lungo, dal IX Reparto d'assalto ( gli arditi di Boschetti), dal Rgt. Marina "San Marco" (battaglioni Marina "Bafile" e "Grado", dallo squadrone volontari "Guide", dal V Gruppo artiglieria someggiato;

- la Divisione "Nembo", sbarcata dalla Sardegna su due Reggimenti paracadutisti (183° e 18°) ed un Reggimento artiglieria;

- il Comando di artiglieria che inquadrava prevalentemente il glorioso 11° di Monte Lungo.

Il C.I.L. dall'8 giugno iniziò una travolgente offensiva che doveva portarlo da Guardiagrele al Metauro. Lo sfondamento della linea invernale portò, l'8 giugno alla conquista di Canosa Sannitica, Guardiagrele e Orsogna. Mentre dopo questa operazione la II^ Brigata rimase a presidio del settore , i bersaglieri e gli alpini della I^ Brigata proseguirono l'avanzata ed occuparono Bucchianico.

I paracadutisti uscendo dal settore del C.I.L. raggiungevano Chieti sul mare ed alcune località sulla costa. Nei giorni 11, 13 e 15 giugno elementi della I^ Brigata raggiunsero rispettivamente Sulmona, L'Aquila e Teramo.

Dura poi fu la resistenza tedesca sul Chienti, ma, serrati sotto i reparti che nella rapida avanzata si erano scaglionati per decine di chilometri, a fine giugno furono occupati Tolentino e Macerata.

La zona di Filottrano costituiva per il difensore tedesco la posizione forte, ma la sua conquista era indispensabile per la presa di Ancona.

Ed ecco come la descrisse il Generale Umberto Utili nel suo libro " RAGAZZI, IN PIEDI....."

"(...) Alle ore 20 del giorno 6 - Luglio - i primi elementi del XV Battaglione avevano raggiunto quota 189, a sud-est di Filottrano. La reazione incontrata chiarì immediatamente che la consistenza della difesa avversaria era ben diversa da quanto previsto.

Si imponeva di portare in linea altri reparti della " Nembo ", ed effettuare un adeguato schieramento di artiglieria . E occorreva trasformare il concetto operativo: era risultato troppo difficile attaccare da sud lungo lo sperone dell'Imbrecciata.

Il 183° Fanteria, con il XV battaglione in primo scaglione e il XVI Battaglione in secondo scaglione, avrebbe attaccato da est, a cavallo della rotabile Villanova-Filottrano. Il XII Battaglione avrebbe svolto azione sussidiaria da sud lungo la direttrice Macerata- Filottrano. Il CLXXXIV Battaglione guastatori e il XIV Battaglione - autotrasportato - nella giornata del 7- avrebbero costituito riserva divisionale. In complesso cinque battaglioni; due erano giunti affrettatamente nelle ultime ore, due avevano subito perdite sensibili nei giorni precedenti.

In appoggio sarebbero stati schierati i due Gruppi di artiglieria del 184° "Nembo", tre Gruppi dell' 11°, il Gruppo da 149: un complesso di quindici batterie. L'artiglieria polacca avrebbe concorso con tre gruppi pesanti e con due reggimenti da campagna.

Era previsto l'intervento di alcuni carri armati pesanti - "Sherman"- della divisione "Kresowa". Tra le ore 6 e le ore 7 del giorno 8 l'artiglieria effettuò il tiro di preparazione. Poi, i paracadutisti attaccarono da est.

Per tre ore gli uomini rimasero sotto il fuoco avanzando faticosamente. Alle 1 1 avevano raggiunto i margini orientali dell'abitato. Il combattimento si trasformava in lotta di casa in casa per snidare nuclei nemici. 

Verso le 15 i tedeschi contrattaccarono appoggiati da semoventi. Il battaglione avanzato fluttuò lievemente; la 45^ Compagnia rimaneva caposaldo nel fabbricato dell'ospedale. Più tardi - erano quasi le 19 - due compagnie di paracadutisti impetuosamente tornarono con l'appoggio di "Sherman" polacchi. Ripresero il contatto con la 45^ Compagnia.

 A tarda sera, quando - quasi ormai nella oscurità - mezzi blindati nemici nuovamente vennero innanzi, non si ritenne opportuno mantenere gli obiettivi raggiunti. I paracadutisti lasciarono l'abitato. Al mattino sarebbero ritornati. 

Ma nella notte i tedeschi abbandonarono il paese dirigendosi verso ovest sotto la protezione di intenso fuoco di artiglieria. 

All'alba del giorno 9 le pattuglie della "Nembo" si spinsero tra le case: trovarono debole resistenza di qualche arma automatica ritardataria. Su Filottrano saliva il tricolore. 

Le perdite della "Nembo" furono gravi: oltre trecento. Tra gli ufficiali si ebbero cinque morti e numerosi feriti. I paracadutisti avevano dovuto avanzare sotto il tiro concentrato delle artiglierie e dei mortai su contrafforti scoperti ove ogni movimento veniva seguito. 

Un pezzo controcarro saltò su mina nell'immediata prossimità del paese. Due "Sherman" polacchi furono messi fuori combattimento: l'uno per tiro di arma controcarro, l'altro a causa di una mina.

 Assai elevate anche le perdite avversarie : circa il 50% degli elementi presenti, tra caduti e feriti. Oltre cinquanta i prigionieri catturati.

 In effetti il generale polacco Anders e i suoi collaboratori avevano dovuto ammirare lo slancio e la tenacia offensiva dei reparti italiani. 

Il Generale Leese comandante dell' 8^ Armata scrisse al comandante il C.I.L.:

" Sono contento di apprendere dal Generale Anders le buone notizie riguardanti il comportamento delle vostre truppe durante i recenti combattimenti e mi congratulo con voi e con loro per l'avanzata. Ho avuto molto piacere di apprendere come i vostri uomini hanno saputo agire brillantemente nel corso del duro combattimento che ha portato alla conquista di Filottrano.

 Personalmente io ritengo che sia un grande avvenimento il fatto che assieme con l'8^ Armata vi sia un contingente italiano: le azioni di questo contingente potranno diventare un grande contributo per il prestigio d'Italia "........ //

 Appena occupata Filottrano il IX Reparto d'Assalto , sostenuto dal fuoco della 6^ btr del II  Gruppo dell'11°, conquista Cingoli, i tedeschi abbandonano la città nella notte del 13. 

A metà di Luglio i polacchi conquistano Ancona ed il C.I.L. riprese il suo movimento lungo la direttrice più interna rispetto a quella costiera.

 Santa Maria Nuova, Ostra Vetere, Belvedere Ostrense, Barbara, Castelleone di Suasa, Pergola, Corinaldo, Vaccarile, Montecarotto, Serra dei Conti, Montale, Piticchio, Cagli , Urbino, Urbania sono tutte località legate al ricordo di magnifici compagni caduti. Il giorno 6 agosto 1944 - domenica - alle ore 14 cadde tra gli altri , sotto Corinaldo, ALFONSO CASATI. Sottotenente dei granatieri , figlio di Alessandro Casati Ministro della Guerra nel gabinetto Bonomi . 

Il Corpo Italiano di Liberazione giunse al fiume Metauro stremato, dopo aver abbandonato lunga la strada la maggior parte dei logori mezzi . Venne quindi deciso di costituire con i Reparti del C.I.L., integrato di nuove forze provenienti dalla Sardegna, sei Divisioni che avrebbero dovuto assumere la denominazione di " Gruppi di Combattimento".

 

I GRUPPI DI COMBATTIMENTO 

Il 31 luglio 1944, la commissione alleata di controllo, presieduta dal Generale Browning, autorizzò l'approvazione di sei " Gruppi di combattimento Italiani".  I Gruppi assunsero i nomi delle vecchie e gloriose Divisioni " CREMONA", FRIULI ", " FOLGORE ", " LEGNANO ", " MANTOVA ", " PICENO " e furono armati ed equipaggiati con materiale inglese.

 Ogni Gruppo di Combattimento ebbe la seguente costituzione organica:

 = Comando

 = due Reggimenti di fanteria, ciascuno su tre battaglioni

 = una compagnia mortai ed una compagnia cannoni da 6 libre (calibro 57/50)

 = un Reggimento di artiglieria su 4 gruppi cannoni da 25 pollici;

 = un gruppo cannoni controcarri da 7 libbre;

 = un gruppo cannoni contraerei da 40 mm.;

 = un battaglione misto genio;

 = una sezione sanità e due ospedali da campo;

 = un reparto logistico con officina.

Organico corrispondente a quello di una Divisione leggera di 9.500 uomini.

Dei sei Gruppi, solo quattro e cioè il " Cremona", il " Friuli", Il " Folgore ", ed il " Legnano " furono effettivamente impiegati in combattimento.

 Partendo dall'Adriatico, verso ovest, l'attività operativa in combattimento dei quattro Gruppi fu la seguente: 

Il " CREMONA " fu il primo ad entrare in linea e l'8 gennaio '45 passato alle dipendenze del I° Corpo d'Armata Canadese, si inserì nel settore compreso tra la ferrovia Ravenna - Alfonsine ed il mare Adriatico sostituendo la 1^ Divisione Canadese.

 Constatato che i tedeschi, lungi dall'intenzione di ritirarsi, erano quanto mai decisi a difendersi ad oltranza sulle posizioni occupate, occorreva una vera e propria azione offensiva per scardinare il dispositivo avversario. Il compito venne affidato al " Cremona " che il 2 marzo sferrò la sua prima azione sfondando la linea avversaria in corrispondenza del Po di Primaro, penetrando profondamente nello schieramento nemico e catturando 200 prigionieri. 

Il nemico, pur difendendosi tenacemente, non poté arrestare l'impeto e la volontà del Gruppo "Cremona " che il giorno 14 passò il Santerno sbloccando la strada statale n.16 e consentendo così il transito delle Grandi unità Alleate impegnate nell'offensiva. 

Portomaggiore, Po, Adige, Bacchiglione, Brenta, Adria, Codigoro, furono le tappe gloriose del Gruppo " Cremona " che concluse la sua avanzata vittoriosa a Venezia. Con il " Cremona " operò valorosamente la Brigata partigiana Gordini " .

Il settore affidato al " FRIULI " ad ovest del " Cremona " rivestiva carattere di particolare delicatezza perché si trovava all'estremità di un saliente che offriva all'avversario la possibilità di sfondare le nostre linee. Si iniziò una intensa attività di pattuglia a saggiare , sia da una parte che dall'altra, la consistenza dell'avversarIo.

 La pronta reazione dei nostri Reparti valse a bloccare ogni tentativo al suo nascere. I " Friulini " eseguirono numerosi colpi di mano sulle posizioni avversarle con il risultato di guadagnare terreno nel saliente avversario ed occupare posizioni tatticamente importanti. 

Il 10 aprile ebbe inizio l'offensiva alleata e il Gruppo di Combattimento " Friuli " superato il Senio a costo di gravi perdite, liberò Riolo, Bagni, Isola, Caffiano. Il nemico in rotta cercò di sganciarsi sotto la pressione dei fanti del " Friuli " che lo inseguivano e occupavano Imola, località Piratello, Dozza, Castel S. Pietro.

L'ultima resistenza accanita e tenace il nemico la attuò a Grizzano e a Casalecchio dei Conti; ma anche qui l'impeto del " Friuli " eliminò ogni resistenza e l'avanzata proseguì rapida verso Bologna che il " Friuli " liberò, in contemporaneità col " Legnano " , il 21 aprile 1945.

Assegnato al XIII Corpo Britannico, a fine febbraio '45, il " FOLGORE " si portò nella zona di impiego, in sostituzione della VI Divisione Corazzata Britannica, tra il Gruppo di Combattimento " Friuli " a destra e la 10^ Divisione Indiana a sinistra (Val Senio - Val Santemo). 

I paracadutisti assunsero fin dal primi giorni un atteggiamento offensivo sviluppando un'intensa attività di pattugliamento notturno e di agguato entro le posizioni nemiche.

Né, per contro, l'avversario rimase tranquillo. Si diede così inizio ad una vivace schermaglia fra le nostre forze e quelle tedesche, schermaglia che si protrasse fino al 10 aprile 1945, data di inizio dell'offensiva alleata. 

All'alba del 12 aprile i paracadutisti del Reggimento " Nembo " raggiunsero l'obiettivo di Tossignano e successivamente puntarono su Imola.

Aveva inizio così l'inseguimento. Le retroguardie nemiche vennero impegnate e battute dal San Marco " a Monte Mercati ed a Monte del Re, mentre il " Nembo ", partito dalla Val Sillaro ed occupato Monte Castellazzo, investì Grizzano. La battaglia di Grizzano , dove i migliori paracadutisti tedeschi vennero soprafatti e respinti per cinque volte in violenti corpo a corpo dai nostri paracadutisti, rimane testimonianza del valore dei soldati italiani dei quali lo stesso nemico riconobbe la superiorità..

Nella serata del 19 il nemico, desistendo dalla lotta, iniziò il ripiegamento inseguito dal reparti della " Folgore " che si trovò a contatto col Gruppo " Friuli " a destra e col Gruppo " Legnano " a sinistra, entrambi in movimento su Bologna. 

Per ben due volte reparti di paracadutisti del Reggimento " Nembo " e dello Squadrone " F " vennero paracadutati oltre le linee, nelle retrovie del nemico per azioni di disturbo in cooperazione con i partigiani. Superato il Po ad Ostiglia , il " Folgore " si spinse a nord fino a raggiungere la valle dell'Adige.

Comandante del " Legnano " fu il Gen. Umberto Utili che aveva già comandato il 1° Raggruppamento Motorizzato ed il Corpo Italiano di Liberazione. (.. a fine guerra decorato dell'onorificenza di " Commendatore della Legione of merit " dal Presidente degli Stati Uniti d'America...)

Il Gruppo raggiunse il fronte in data 19 marzo 1945 alle dipendenze della 5^ Armata Americana, schierandosi, il più a ovest dei reparti italiani, nel settore Idice fra la 10^ Divisione Indiana, a destra, e la 91^ Divisione americana a sinistra.

 Gli alpini del " Piemonte " e dell' " Aquila " ed i bersaglieri del " Goito " presero posizione fra le valli Zena e Idice, unicamente ai fanti del 68°, schierati a Monte Tano e Monte Castelvecchia. Fu subito un succedersi continuo di scontri di pattuglie e colpi di mano per saggiare, con azioni preliminari, la consistenza del dispositivo tedesco. 

Il 10 aprile ebbe inizio l'attacco contro le posizioni nemiche, da parte di due compagnie del IX Reparto d'assalto che puntarono, rispettivamente, sulla località di Parrocchia di Vignale e sulla limitrofa quota 459. Seguirono, nei giorni successivi, in concorso con l'offensiva finale angloamericana, la conquista di importanti quote ad opera degli alpini del btg. " Piemonte " nonché l'occupazione di Cà del Fiume, San Chierico e del costone dei Roccioni di Pizzano. All'azione parteciparono in stretto contatto bersaglieri, alpini, fanti validamente appoggiati dalla nostra artiglieria. 

In base agli ordini ricevuti, il 21 aprile, il btg. Bersaglieri " Goito " ed il IX Reparto d'assalto, muovendosi di conserva ripresero l'avanzata verso Bologna dove entrarono di poco preceduti dai fanti del Gruppo " Friuli " che entrarono dalla Via Emilia. 

Ormai il nemico era in rotta. Nell'ultima fase dell'inseguimento il Gruppo si irradiò in vane colonne motorizzate nella pianura padana; Mantova, Brescia, Bergamo, Milano, Torino furono le sue ultime tappe.

Un fatto curioso: " La prima Liberazione di Bologna si realizzò nella notte tra il 20 e il 21 aprile 1945 grazie ad un cannone scoppiato e a un sottotenente , Fermo Rizzi, del Gruppo di combattimento Legnano che era stato mandato a prendere un pezzo d'artiglieria in sostituzione di quello esploso a Monterenzio, dove sostava la sua unità.

Tornò, il suo Gruppo era partito per Pianoro. Cercandolo, il Rizzi si spinse avanti e giunse a notte fonda a Bologna, che i tedeschi avevano poco prima abbandonato . Guardingo si inoltrò per via Indipendenza, prima che la sua motrice, col cannone al traino, venisse fermata da alcuni increduli bolognesi che gli chiesero chi diavolo fosse. Erano le sei del mattino".

 

LA FINE DELLA GUERRA - LA LIBERTÀ E LA PACE

Con la resa delle unità tedesche e della Repubblica Sociale Italiana avvenne l'indimenticabile lungo abbraccio dei soldati con i partigiani che, scesi dalle montagne, sfilarono armati tra il delirio della popolazione e dei combattenti inquadrati nelle Forze Regolari. Non importa di che colore fosse il fazzoletto che avevano al collo; avevano tutti combattuto per lo stesso ideale.

In quei giorni si compi il magnifico disegno che fu per anni sognato e preparato: la fine della guerra, la libertà e la pace.

Per questa libertà, le Forze Armate italiane si batterono generosamente a fianco degli Alleati tra il dicembre del '43 e l'aprile del '45 lasciando sul terreno italico oltre 8.100 eroici soldati di ogni grado ed arma.

 

 

resistenza
ricerca
anpi
scrivici
home
home         ricerca        

anpi

        

dibattito

        scrivici

 

.