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L'8 Settembre 1943
L'8 settembre e il falso mito della zona
grigia
di Antonio Airò
C'è un aspetto nelle vicende legate ai 45 giorni, dal 25 luglio all'8
settembre 1943, che, come ha osservato su «Avvenire» lo storico Gabriele De Rosa, non è
stato ancora sufficientemente esplorato. Riguarda il comportamento concreto della
popolazione e della società civile di fronte agli avvenimenti che hanno drammaticamente
sconvolto il nostro Paese, terreno di battaglia tra alleati e tedeschi e tra italiani (i
partigiani e i militari) e italiani della Repubblica sociale italiana. Genericamente si è
scritto di una maggioritaria zona «grigia» che sarebbe stata alla finestra a vedere come
la guerra sarebbe andata a finire. Eppure da quanto sta sempre più emergendo da ricerche
negli archivi, da non pochi diari di quanti vissero questo drammatico periodo successivo
all'8 settembre, viene alla luce un fitto reticolo di sostegni e di solidarietà che mette
insieme il rifugio dato ai militari inglesi scappati dopo l'armistizio dai campi di
concentramento e agli ebrei, renitenti ai bandi del generale Graziani, i certificati falsi
abbondantemente distribuiti da parecchi segretari comunali e dalla gran parte dei medici,
l'accoglienza, spesso in rifugi di fortuna, data ai partigiani anche durante i
rastrellamenti dell'inverno 1944-45, la disponibilità di quasi tutto il clero, l'aiuto
finanziario di non pochi imprenditori, la collaborazione soprattutto delle donne. Sono
tutti capitoli di una Resistenza, che è innanzitutto rifiuto della guerra e attesa della
pace comunque, ma che diventa anche, sia pure ancora in modo generico, rivolta morale e
affermazione di una nuova identità nazionale. Per questo la Resistenza non è stata
«rossa», come per anni una lettura ideologizzata e strumentale ha sostenuto, parlando
«di guerra di popolo». Ma non è stato neppure quel «Secondo Risorgimento», elitario
secondo gli azionisti e talune forze laiche. Proprio la partecipazione alla Resistenza di
diverse componenti, a cominciare da quella cattolica, supera la frattura tra Paese
«reale» e Paese «legale» che si era protratta con lo Stato liberale e con quello
fascista. L'8 settembre avvia questa riscoperta della Patria. In una dimensione non
nazionalista ma europea.
(avvenire, 10 settembre 2003) |