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La Stampa, 17 aprile 2001
«Sono vecchio, questa storia resti nel passato»
Engel: ho sempre lavorato da persona onesta, era la guerra
di Francesca Sforza
Ha squillato tutto il giorno, il telefono, al numero 19 della Siebenschön, villetta
unifamiliare nel quartiere di Lokstedt, poco distante dal centro di Amburgo. «Basta con i
giornalisti, voglio essere lasciato in pace» risponde alla fine la voce di un uomo. Ma la
pace è finita, per Friedrich Engel, anche se ha 92 anni e se pensava che ormai se lo
sarebbero scordato lì, ai margini di una ricca cittadina tedesca a curare il suo
giardino.
Signor Engel, il procuratore capo di Amburgo, Martin Köhnke, ha sottolineato
lintenzione della giustizia tedesca di andare a fondo della vicenda processuale che
la riguarda. Cosa risponde?
«Quella storia appartiene al passato, dopo tutti questi anni non capisco che senso abbia
ritirarla fuori. E comunque mi sono sempre presentato in aula quando sono stato chiamato a
deporre».
In questo caso non si tratterebbe di una deposizione, ma dellesecuzione di una
condanna allergastolo.
«Per tutti questi anni ho sempre lavorato e cercato di essere un buon cittadino. Quella
era la guerra... Sono molto vecchio e ultimamente non sto bene di salute».
Come ha trascorso gli ultimi 56 anni? Non ha mai avuto paura che il suo passato tornasse a
galla?
«Ho lavorato come ragioniere capo in unazienda di import-export. Non ho voglia di
parlare del passato. Sono troppo vecchio».
I figli delle vittime sono ancora in vita. Non pensa che abbiano diritto a una giustizia?
«Lo ripeto, non voglio parlare del passato. La guerra per me è una cosa lontana,
eseguivo gli ordini di Berlino».
Non ci sarà estradizione, per Friedrich Engel. Lo ha assicurato la procura di Amburgo,
che non ha però escluso la possibilità di un arresto in Germania. «Affinché si proceda
allarresto - ha spiegato il procuratore Köhnke - occorrono la dimostrazione del
sospetto di reato e la sussistenza del pericolo di fuga, che in questo caso è molto
improbabile». Per quanto riguarda la dimostrazione dei reati
commessi da Engel, la procura sta attendendo che la documentazione italiana venga
tradotta. Dopo si vedrà.
«La giustizia tedesca - ha comunque dichiarato il procuratore - intende andare fino in
fondo alla vicenda».
Secondo i giornalisti che hanno portato avanti linchiesta, però, è proprio la
giustizia tedesca ad aver reso impossibile, fino ad oggi, larresto di Engel.
«Quando otto mesi fa mi sono chiesto che fine avevano fatto le condanne comminate ai
nazisti responsabili di stragi - spiega Udo Gümpel, uno dei
due autori del servizio andato in onda laltra sera sullemittente televisiva
Ard - mi sono reso conto che il problema non era in Italia, ma in Germania». Lunico
nazista condannato in Italia e ancora vivo in Germania era Friedrich Engel, che però non
risultava scontare nessuna condanna.
«Io e il mio collega Rene Althammer abbiamo allora cominciato a girare per tutti gli
archivi contenenti le documentazioni della Wehrmacht e delle SS (Berlino, Koblenz,
Freiburg). Poi abbiamo cercato di rintracciare i dati di Engel allanagrafe, perché
il suo nome non era nellelenco telefonico, e alla fine
siamo arrivati a lui. Quando abbiamo visto che viveva indisturbato nella sua villetta a
Lokstedt non potevamo crederci. Quando poi siamo riusciti a intervistarlo, dopo esserci
appostati per cinque giorni davanti a casa sua, limpressione che ho avuto parlando
con lui è che non fosse pentito, ma solo sconvolto dal fatto di essere stato scovato. Non
faceva che ripetere: "Come avete fatto a trovarmi? Andate via"».
E stato un lavoro lungo e paziente, quello dei due giornalisti tedeschi, che spesso
non potevano accedere a tutta la documentazione. «La cosa grave - dice ancora Gümpel -
è che invece i giudici avrebbero potuto accedere facilmente a tutti gli archivi, ma non
lhanno fatto. Quando siamo andati dal procuratore di Amburgo con tutti i dati che
documentavano le stragi compiute da Engel, ci ha risposto
dicendo che il caso era stato archiviato nel 1969. E quando gli abbiamo chiesto come mai
il caso fosse stato archiviato ha detto che non lo sapeva, perché il fascicolo era
sparito». Il caso Engel, per stessa ammissione dei due giornalisti, «getta una luce
sinistra sulla giustizia tedesca», che avrebbe di fatto ostacolato il lavoro delle
procure italiane. Ad Amburgo era comunque stata riaperta una pre-istruttoria nel 1998.
«Ma sa cosa credo? - suggerisce Udo Gümpel - Che alla procura stessero aspettando
che Engel morisse». Tutti i suoi crimini con lui.
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