|
la Repubblica, 3 maggio 2001
Silone spia? Vedi il fascicolo 73, alla voce Silvestri. Lo storico
Canali torna dagli Stati Uniti con nuove rivelazioni, gli eredi si ribellanodi Marco Nese
PESCINA (LAquila) - Lo storico Mauro Canali arriva con nuovi documenti su Ignazio
Silone. Ma gli irriducibili difensori dello scrittore gli gridano che sono spazzatura,
cartacce senza valore. Manca poco che il convegno di tre giorni per il centenario della
nascita di Silone finisca in rissa.
Canali, che insegna alluniversità di Camerino, dice di aver trovato negli Stati
Uniti nuovi argomenti in grado di dimostrare la collaborazione dellautore di
Fontamara con la polizia fascista. Alla fine della seconda guerra mondiale, gli americani
impacchettarono migliaia di documenti e se li portarono via. «In mezzo a tutte quelle
carte - spiega Canali - cerano i fascicoli recuperati dall'Alto Commissario, un
organismo creato dopo la liberazione per valutare i reati fascisti. Quei fascicoli si
riferivano a 815 informatori della polizia. Li ho rintracciati negli archivi americani. Il
numero 73 corrisponde al nome Silvestri, pseudonimo dietro il quale sembra ormai certo che
si nascondeva Silone. Credo sia stato reclutato dalla
polizia fra i primi, perché il numero a lui attribuito è abbastanza basso rispetto agli
815 totali».
La decisione di invitare al convegno Canali e laltro cacciatore di documenti, Dario
Biocca, ha provocato lacerazioni fra gli organizzatori. Gregorio Toccarelli, sindaco di
Pescina, paese natale dello scrittore, voleva escluderli. Ma tenerli fuori suonava agli
altri come antipatica censura.
«Sono venuto per discutere pacatamente, ma il clima non mi sembra adatto», si rammarica
Biocca, che insegna alluniversità di Perugia e sta scrivendo un libro su Silone per
la Rizzoli.
Il problema, secondo lui, non è trovare una risposta al quiz «spia o non spia?», dal
momento che le carte parlano chiaramente di una forma di collaborazione con la polizia. Lo
sforzo da fare è sbirciare nell'intimo, capire i tormenti di Silone. E Biocca è convinto
di aver aperto una finestra sullanimo dello scrittore. «Ho rintracciato alcune
lettere con le quali si può dimostrare che lui non fu mai un vero e proprio comunista.
Non aveva mai aderito completamente allideologia comunista. Prendiamo per esempio
una lettera del 1926 indirizzata alla sua compagna di allora, Gabriella Seidenfeld. Parla
degli anni precedenti. Confida tutti i suoi smarrimenti, la mancanza di fiducia verso
chiunque, la completa perdita
di interesse verso gli altri. Le lettere dei comunisti autentici non facevano mai accenno
a fatti personali».
Ora, dice Marcello Flores, delluniversità di Siena, non si tratta di emettere
sentenze, «ma capire cosa cè dietro il comportamento dell'uomo». Ma i siloniani
di ferro, quelli che considerano lo scrittore santificato e intoccabile, non vogliono
sentir ragioni. «Una vergogna - strilla nel microfono Maria Moscardelli, pronipote di
Silone -. Volete farlo passare per un paranoico. Ma rispondete a questo: perché quando
divenne un simbolo dell'antifascismo, i fascisti non rivelarono la sua doppiezza? E
perché Togliatti, dopo la guerra, non lo denunciò come traditore?».
Un altro pronipote, Pompeo Tranquilli, «fremente di indignazione», giudica
«unoffesa alla memoria di Silone» aver invitato Biocca e Canali. «Noi non
possiamo accettare che questi signori vengano a dire davanti alla tomba di Silone: tu sei
una spia».
Ancora più accalorato, Francesco Sidoti, docente universitario, irride Biocca e Canali
con insulti e sarcasmi. Liquida la loro documentazione come «fotocopie prive di valore».
Ricorda che nei giorni scorsi il professor Giuseppe Tamburrano ha pubblicato un libro col
quale smentisce i due storici. «A pagina 27 dice che avete fatto uninvenzione di
sana pianta. A pagina 78 parla di invenzione stupefacente, a pagina 79 di invenzione
ridicola. Che fate, lo querelate a Tamburrano?».
Tamburrano non si è fatto vedere. Sarà a Pescina domenica 6 per una specie di
contro-convegno. Un uomo schivo come Silone non avrebbe mai immaginato di diventare
oggetto di dispute accese fra due squadre. In mezzo sta in equilibrio Darina Laracy,
lottantaquattrenne vedova. Contenta che il convegno non sia stato solo
«agiografico». Convinta che bisogna continuare a «cercare una verità difficile»,
anche se «i documenti da soli non bastano».
|