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Corriere della Sera, 31 marzo 2001
Il giallo del documento italo-sloveno bloccato da mesi. Il
ministero: lo divulghi la commissione. Gli storici: non spetta a noi
di Francesco AlbertiFoibe, la Farnesina prende tempo ma Lubiana vuole far
presto
MILANO - Il governo sloveno è pronto a pubblicarle in tempi brevissimi. E gli storici di
Lubiana hanno persino proposto di divulgarle in tutte le loro scuole. In Italia, invece,
quelle 40 pagine sembrano scottare come un cerino acceso. Fonti della Farnesina hanno ieri
ammesso per la prima volta, anche se a fatica, che «lorientamento attualmente
allesame sarebbe quello di divulgare il testo». Come, non si sa. Quando (prima
delle elezioni? Dopo? Forse il problema sono proprio le elezioni?) pure. Lunico
fatto certo è che, consegnata otto mesi fa al nostro ministero degli Esteri, la relazione
elaborata dalla commissione bilaterale italo-slovena sulla cruenta e controversa storia
dei rapporti tra i due Paesi (dalle
violenze fasciste sugli slavi, alle atrocità dei titini sugli italiani, fino alle foibe e
allesodo dei nostri connazionali dallIstria) non uscirà per ora dai cassetti
della Farnesina. Dal ministero fanno sapere che, «tra le ipotesi al vaglio», cè
anche quella di affidare ai quattordici esperti della commissione - istituita nel 93
dai due governi - «la gestione della pubblicazione del documento, magari attraverso un
convegno o altre forme». Ma i commissari, tramite il presidente Giorgio Conetti, hanno
fatto sapere che «la divulgazione non rientra nei nostri compiti». E comunque, come
afferma Raul Pupo, docente di storia alluniversità di Trieste,
«noi restiamo vincolati al riserbo, così come concordato con i ministeri dei due
Paesi». E aggiunge: «Pensavamo fosse scontata, da parte dei governi, non solo la
divulgazione della relazione finale, ma anche degli atti preparatori, estremamente
interessanti». La questione, insomma, tende a ingarbugliarsi.
Sui contenuti della relazione vige un top secret degno forse di miglior causa. E anche
quel poco che trapela, è piuttosto controverso. Nelle bozze non ufficiali anticipate dal
giornale capodistriano Primorske Novice (ma smentite dai membri sloveni della commissione)
si parla di «alcune migliaia di arresti (effettuati dai titini, ndr. ) in maggioranza nei
confronti di italiani, ma anche di sloveni che si erano opposti al progetto politico
comunista jugoslavo».
E, a proposito delle foibe, si parla di «eccidi di massa di alcune centinaia di persone»
(solo nellIstria slovena, va precisato, esclusa quindi la parte croata). E comunque,
è scritto nelle bozze, «il clima da resa dei conti che si era creato va ricercato nelle
violenze del regime fascista», indicato come causa prima degli eccidi successivi.
«E una relazione che scontenterà sia luno che laltro nazionalismo»
afferma lex
sottosegretario agli Esteri sloveno, Franco Juri, che ha seguito da vicino i lavori della
commissione. «La tesi della pulizia etnica da parte slava viene esclusa. Vengono
evidenziate le enormi colpe del fascismo, ma grande attenzione viene dedicata anche al
sistema totalitario imposto da Tito, che ha usato il terrore contro tutti gli oppositori
politici, non soltanto contro gli italiani». Conclusione: «Lo scopo di questo documento
è riconciliare gli animi, far capire che la storia ha avuto momenti tragici per
luna e laltra parte: per questo sarebbe bene che fosse divulgata al più
presto». Anni fa venne istituita unanaloga commissione mista, che riguardava però
i fatti accaduti tra Italia e Croazia. Ha lavorato qualche mese, poi è scomparsa nel
nulla.
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