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Corriere della Sera, 2 aprile 2001
Italiani: un popolo di santi, poeti, navigatori. E delatori
di Silvio BertoldiTutti delatori? Tutti a denunciare tutti, per
ventanni, quanti furono quelli del regime
fascista? UnItalia di spie e denunciatori anonimi, per profitto, per vendetta, per
viltà, per carriera, per odio, per invidia, per ingraziarsi il partito? Questo descritto
nel libro di Mimmo Franzinelli, Delatori , è il Paese che Mussolini corruppe con il
peggiore inquinamento morale, con il frutto più spregevole della dittatura: quella rete
di individui disposti a qualunque bassezza segreta, provenienti da ogni ambiente e casta,
che fornirono al fascismo il letame spionistico su cui fondò gran parte del suo potere?
La risposta a questi interrogativi è purtroppo sì. Dal libro di Franzinelli, che si
avvale di una documentazione monumentale, si apprende di tutto: a denunciare, ossia a
interpretare il ruolo di delatori, furono persone al di
sopra di ogni sospetto, intellettuali, preti, vescovi, avvocati, medici, ufficiali,
accomunati dalla genia delle prostitute, delle portinaie, dei barboni disposti a tutto per
la piccola mercede risevata alle spie.
Padre Gemelli, il discusso fondatore dellUniversità Cattolica, fascista e
sostenitore di Mussolini, denuncia due giovani studenti che diffondono opuscoli comunisti
e leggono Lenin, con conseguente arresto e condanna al confino. Non sono mai stato
fascista, dirà ventanni dopo, quello che feci fu per difendere la scuola. «Ho
dovuto fare una parte ingrata, ingratissima, ecco tutto». Ma lamico don Rigoni gli
replica: «No, caro, tu hai fatto il fascista; ed ora è inutile che lo neghi».
Molti, arrestati per colpa di delazioni anonime, denunciano a loro volta per paura. Il
grande giornalista liberale Luigi Barzini è accusato di aver parlato male di Mussolini
con dei giornalisti inglesi e il Duce è furioso. Barzini, 32 anni, finisce a Regina Coeli
e scrive un memoriale per negare gli addebiti ed anzi offrire servizi spionistici
antinglesi, grazie alle sue relazioni. Perdonato, viene inviato al confino... ad Amalfi.
Silone, secondo le ultime rivelazioni, spiava, sì, ma per patriottismo di partito
(oppure, altra versione, per aiutare il fratello arrestato).
Poi i casi estremi, i criminali che passarono dalla parte dei persecutori per salvarsi, o
forse per convenienza. Il caso più clamoroso è quello di Guglielmo Blasi, uno degli
autori dellattentato di via Rasella, membro dei Gap comunisti romani. Blasi è un
ladro e lo prendono mentre ruba. Perde la testa, crede dessere stato scoperto, si
offre alla banda Koch di rivelare tutto quello che sa. Purtroppo sa tutto: e così cadono
nella rete Calamandrei, Gerratana, Salinari, Pintor.
Ma è tutto un reticolo, una ragnatela che avvolge un Paese malato e corrotto che ha colto
nella delazione una nuova fonte di guadagno, o di merito, o di possibilità di
appropriarsi di beni altrui. Come accade per la maggior parte delle denunce a carico degli
ebrei, dietro le quali sta spesso una borghesia avida di comprare case e terreni
strozzando gli obbligati venditori. LOvra, la famigerata polizia segreta del regime,
(con la quale collaborarono scrittori come Dino Segre, noto con il nome di Pitigrilli) non
è in fondo che la sublimazione di questo infame chiacchiericcio, per cui dai salotti, dai
caffè, dai pranzi delle contesse, dalle alcove dei postriboli si colgono al volo mezze
notizie che riferite a chi di dovere faranno aumentare il cachet della spia dilettante.
E ancora. Guardiamo al gallinaio dei gerarchi, Starace che denuncia Arpinati, De Bono che
denuncia Rossini, Balbo che spavaldamente porta a Mussolini le denunce segrete contro di
lui e gliele rinfaccia, il figlio di Nazario Sauro, leroe, che ha sulla coscienza
qualche deportato. Se si vuole consolarsi, si può pensare al regime di Vichy, nella
Francia collaborazionista: nei mesi del governo Petain, le lettere di denuncia anonime
pervenute alle autorità furono oltre quattro milioni. Record difficilmente superabile.
Il libro: «Delatori» di Mimmo Franzinelli, ed. Mondadori, pp. 454, lire 35.000
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