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La Liberazione
Cronologia aprile-maggio 1945
10 aprile. Longo dirama le "direttive n. 16"
del Pci dell'Italia occupata, disposizioni per la realizzazione dell'insurrezione generale
ormai vicinissima. Tre giorni dopo il generale americano Clark, comandante delle forze
alleati in Italia, rimandare ancora. Togliatti, invece, scrive a Longo e, sottolineando la
necessità che "l'armata nazionale e il popolo si sollevino in un'unica lotta per la
distruzione dei nazifascisti prima della venuta degli alleati...", lo invita ad
attuare tutte le misure necessarie per l'insurrezione nelle regioni settentrionali.
16 aprile. A Gargnano sul Lago di Garda, si tiene
l'ultima riunione del consiglio dei ministri della Rs. Mussolini comunica di voler
trasferire a Milano il suo governo.
18 aprile. Sciopero generale preinsurrezionale. Seconda
battaglia di Alba.
Mussolini arriva a Milano e, scortato dalle SS e da parte dei suoi ministri, si stabilisce
nel palazzo della prefettura. 21 aprile. Viene liberata Bologna, dove i partigiani
combattono già da un paio di giorni. Il 23 insorge Genova. Le forze della resistenza
attaccano quelle nazifasciste catturando 6 mila tedeschi. Gli anglo-americani attraversano
il Po. 24 aprile. Insorge Cuneo.
A Dongo le brigate nere compiono ancora un feroce rastrellamento e uccidono 4 partigiani.
Un quinto viene catturato e barbaramente trucidato.
La registrazione cronologica degli avvenimenti si fa difficile.
I piani nazisti prevedevano un ripiegamento ordinato dei reparti verso il Brennero, dopo
una sistematica distruzione di ponti, strade, viadotti, centrali elettriche e impianti
industriali.
L'insurrezione popolare, chiudendo ai tedeschi ogni possibile via di fuga, accelera invece
i tempi della resa totale.
Crollano, uno dopo l'altro, tutti i centri ancora occupati, e i nazifascisti sfogano il
rancore e l'odio per la sconfitta in estremi atti di brutale violenza: nel corso degli
ultimi avvenimenti i morti si contano a centinaia e spesso le inermi popolazioni sono
ancora vittime di disperate e inutili rappresaglie come a Grugliasco, a Collegno e in
diverse località del Friuli.
Si conclude così quell'insurrezione nazionale divampata sull'Appennino tosco-emiliano il
20 aprile e che, contemporaneamente all'avanzare degli alleati dalla linea gotica lungo la
pianura del Po, pensava il paese non solo liberato ma avviato verso un nuovo governo.
25 aprile. Il Clnai impartisce l'ordine di insurrezione
generale.
Vengono istituiti comandi regionali e provinciali dei Cln, tribunali di guerra e viene
stabilita la pena di morte per i gerarchi fascisti. Si creano consigli di gestione delle
aziende.
I tedeschi abbandonano Milano dove è proclamato lo sciopero generale. Nella sede
arcivescovile della città, per iniziativa del cardinale Schuster, alcuni capi del Clnai
[Cadorna, Lombardi, Marazza, Arpesani e Pertini] incontrano Mussolini per chiedergli la
resa incondizionata di tutti i fascisti e i militi della Rsi, concedendogli due ore per la
risposta. In serata il duce fugge verso Como, si ferma a Menaggio da dove la mattina
successiva ripartirà con la colonna di nazisti in fuga.
26 aprile. Genova è libera. A Torino la popolazione
insorge insieme alla stragrande maggioranza degli operai, che già presidiano in armi le
fabbriche. Viene liberata anche Alba.
27 aprile. Il 27 i partigiani ottengono la resa del
presidio di Cumiana e occupano i sobborghi della città della Fiat: si combatte duramente,
ma il giorno dopo la città è completamente libera [gli alleati arriveranno il 3 maggio].
Lo stesso giorno, prevenendo i piani di occupazione francese, le formazioni partigiane
liberano Aosta.
A Musso, vicino a Dongo [Co], i partigiani individuano la colonna su cui si trova
Mussolini che cerca di scappare in Svizzera travestito da tedesco. A sera i fascisti
firmano la resa a Padova, ma i tedeschi non cedono fino alla mattina del 28.
28 aprile. Catturato e processato insieme ad altri
gerarchi fascisti, il 28 è giustiziato insieme all'amante Claretta Petacci, che non
voleva abbandonarlo. Il giorno successivo i loro corpi, insieme a quelli di altri fascisti
fucilati nella piazza di Dongo, vengono appesi a piazzale Loreto, a Milano, la stessa
piazza dove i fascisti, qualche tempo prima, avevano esposto i corpi di 15 prigionieri
politici fucilati.
All'alba del 28 insorge anche Venezia: i partigiani occupano la stagione e
molti edifici pubblici, mentre i tedeschi tengono la zona portuale e Mestre, dove si
combatte ancora fino alla mattina successiva, quando la città è completamente libera.
29 aprile. Le truppe alleate e i reparti regolari
italiani entrano a Milano.
I partigiani occupano Cuneo.
Una colonna tedesca comandata dal generale Schlemmer, che si ritira dal cuneese, arrivata
a Grugliasco, alla periferia di Torino, assale un piccolo presidio delle Sap: dopo
ignobili torture, 59 partigiani e 7 civili vengono fucilati.
Nonostante i cambattimenti continuino, al quartier generale alleato di Caserta viene
firmato l'armistizio per la resa totale delle truppe tedesche in Italia, che entrerà in
vigore alle 14.00 del 2 maggio.
30 aprile. Il Clnai comunica l'esecuzione della condanna
a morte di Mussolini, "conclusione necessaria di una fase storica... premessa della
rinascita e della ricostruzione". I partigiani della VII Alpini, ottenuta la resa
della guarnigione tedesca, entrano a Belluno e a Schio; le formazioni friulane liberano
Udine, mentre i partigiani dugoslavi entrano a Trieste e vi istituiscono una loro
amministrazione.
Suicidio di Hitler.
1 maggio. Tutta l'Italia settentrionale è libera.
2 maggio. Berlino si arrende all'Armata Rossa.
Mentre la Germania depone le armi, in tutta Europa si intensificano colloqui e contatti
non solo per discutere la situazione politica generale, ma anche per risolvere la
questione urgente della smobilitazione dei partigiani, delle provvidenze predisposte a
loro favore e del ruolo dei Cln, che dalla liberazione funzionano come organi di governo
provvisorio.
Il ministro del tesoro Soleri promuove il "prestito della liberazione": con
l'emissione di buoni del tesoro a scadenza quinquennale e ad un tasso del 5%. Si
raccoglieranno 106 miliardi di lire.
5 maggio. I rappresentanti del Clnai arrivano a Roma di
mattina per incontrare Bonomi. Le richieste del Clnai per la formazione del nuovo governo,
delineate precedentemente a Milano, si possono riassumere in cinque punti [Piscitelli]: 1.
epurazione estesa dal campo politico a quello economico; 2. chiarificazione, in senso
democratico, dei rapporti fra i prefetti e i comitati di liberazione regionali e
provinciali; 3. impostazione di un'opera di ricostruzione economica sopportata,
naturalmente, dall'insieme della popolazione del paese ma, in modo particolare, da coloro
che hanno tratto maggiori benefici economici da dieci anni di politica autarchica, nonché
dalla collaborazione coi fascisti e coi tedeschi; 4. impostazione in linea di principio -
salvo la diversità dei vari punti di vista che dovranno essere armonizzati attraverso la
discussione - del problema della riforma agraria; 5. politica estera che rifugga da ogni
nazionalismo non solo fascista ma anche prefascista e che significhi collaborazione
democratica con tutti i paesi.
7 maggio. Mentre è annunciata la conclusione della
guerra in Europa, si svolge una riunione congiunta tra Ccln e Clnai.
Valiani conclude che è finito il periodo di transizione Bonomi: "è il momento di
ricostruire lo stato o si ritornerà al 1921-22".
8 maggio. La ratifica della resa della Germania a Berlino
segna la fine della seconda guerra mondiale in Europa.
In Italia, alla fine del conflitto, il reddito medio pro-capite è
inferiore a quello del 1861. Rispetto all'anteguerra la produzione industriale è ridotta
al 25 percento, nel nord gli stabilimenti industriali sono distrutti per il 20 percento,
nel sud per il 90 percento. La produzione agricola è scesa al 63 percento rispetto al
1938, cioè al livello del 1890. Tuttavia l'Italia è ancora un paese preminentemente
agricolo: iprodotti dei campi costituiscono il 58 percentodell'intero prodotto interno
lordo, contro ilsolo 22 percento dell'industria e il 20 percento del terziario. Anche il
settore dei trasporti esce distrutto dal conflitto: sono stati cancellati il 25 percento
delle linee ferroviarie e il 90 percento della marina mercantile.
(di Giovanna Boursier e Marco Scavino)
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