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Il fallimento dei Grandi, punto per punto
di Gabriella Meroni
Cosa hanno deciso gli otto
presidenti a Genova? Una riunione di qualche ora costata quanto il bugdet italiano per la
cooperazione nel 2000 per non decidere nulla
Un G8 inutile, parolaio, di facciata. In una
parola, un fallimento. Anche se costoso: tanto quanto lo stanziamento italiano per la
cooperazione internazionale nel 2000. Se si guarda poi alle decisioni prese, non si può
che sottoscrivere questo giudizio, come dimostriamo qui analizzando uno per uno i capitoli
di intervento su cui c'era maggiore attesa da parte della società civile.
Non si può parlare di inutilità, però, o peggio di vacuità, se si prendono in
considerazione le conclusioni ideali del vertice, le affermazioni di principio, la sua
filosofia d'azione. Perché sono proprio queste che fanno temere che la strada verso una
globalizzazione selvaggia e senza regole sia stata intrapresa senza ritorno. Vediamo che
cosa scrivono i Grandi sulle strategie di lotta alla povertà (punto 4 dello statement
finale): «La strategia più efficace per ridurre la povertà è quella di mantenere
un'economia globale forte, dinamica, aperta e in crescita. Questo è l'impegno che ci
assumiamo». E ancora: "Libero commercio e investimenti alimentano la crescita
globale e la riduzione della povertà. (
) Appoggiamo gli sforzi compiuti dai Paesi
meno sviluppati per accedere al sistema commerciale globale e per approfittare delle
opportunità offerte da una crescita basata sul commercio. (
) L'incremento degli
investimenti privati è essenziale per generare la crescita economica, per accrescere la
produttività e per elevare il tenore di vita" (punti 7-14).
Macché aiuti alla cooperazione, su cui non si è fatto un solo passo avanti; macché
riduzione del debito, bloccata agli impegni di tre anni fa. La vera strada per aiutare i
poveri è trasformarli in piccoli Berlusconi (o piccoli Bush), petrolieri o self made men.
Come ciò possa realizzarsi in Paesi oberati dal debito, o le cui economie sono stremate
da decenni di guerre, o le cui ricchezze sono sfruttate da aziende straniere, non è
spiegato.Ci si limita a sottolineare l'importanza della crescita del settore
privato nei Paesi poveri, per cui si chiede un sostegno addizionale alla
Banca mondiale. Anche Silvio Berlusconi, nella conferenza stampa conclusiva, ha affermato
con orgoglio che uno dei risultati del summit è stato constatare che gli otto concordano
che «l'unico sistema per aumentare il benessere è il libero mercato, che può portare al
mondo democrazia e una duratura pace».
Come stupirsi, dunque, che le richieste più pressanti della società civile al G8 siano
state ignorate, e che le iniziative sbandierate come impegno a colmare il ritardo del
Terzo mondo, e in particolare dell'Africa, non siano altro che buone (forse) intenzioni?
Debito
MOLTE SPERANZE, MA NESSUNA NOVITA' DAL 1999 A OGGI
Nel settore del debito estero il G7 (competente sui temi finanziari) a Genova si è
limitato a fare il punto delle iniziative in corso, senza lanciare alcun altro intervento.
Ha così riaffermato che, in base agli accordi di Colonia del 1999, a oggi 23 Paesi hanno
le caratteristiche per essere ammessi a una riduzione di circa 53 milioni di dollari su
uno stock iniziale di 74. Siamo ben lontani dunque dall'obiettivo della cancellazione, che
avrebbe rappresentato la vera novità del vertice. La delegazione italiana ha aggiunto che
sono in corso trattative con altri cinque Paesi, mentre altri nove, che
finanziariamente potrebbero beneficiare delle riduzioni, non vi sono ammessi perché in
guerra. I Grandi hanno notato nel loro statement che l'alleggerimento del debito «è un
valido contributo alla lotta contro la povertà, ma non è che uno dei passi necessari».
promessa non mantenuta
Ambiente
IL CLIMA CAMBIA, I GRANDI NO.
E BUSH AFFOSSA UN ALTRO TRATTATO
Èstato giustamente sottolineato da quasi tutti i mass media il clima di ostilità che ha
accompagnato la discussione del protocollo di Kyoto, cui il presidente Bush ha ripetuto di
non voler ottemperare. Al G8, però, si sono verificati altri due fatti che contribuiscono
al bilancio pesantemente negativo del settore eco-ambientale: l'affossamento del Trattato
contro le armi batteriologiche (Btwc) e la scarsa attenzione prestata al rapporto della
task force sulle energie rinnovabili, capitanata dall'italiano Corrado Clini. Quanto al
primo trattato, considerato di capitale importanza nella dichiarazione preliminare al
vertice dei ministri degli Esteri di tutti gli otto Paesi, è stato respinto dal
presidente Bush «perché rischia di danneggiare l'economia americana». Il rapporto sulle
energie rinnovabili, invece, è stato endorsed dal G8, termine che
letteralmente significa più o meno adottato, ma nel linguaggio diplomatico
non vuol dire molto più di un semplice visto e archiviato. Tanto è vero che
non ha avuto alcun seguito pratico.
promessa non mantenuta
Aiuti allo sviluppo
LE NAZIONI DANNO MENO
DI UN SESTO DI TRENT'ANNI FA
Il G8 non si è occupato della quota di aiuti allo sviluppo, limitandosi ad assicurare,
non senza una buona dose di cinismo, «un uso efficiente delle risorse limitate». Sembra
così allontanarsi definitivamente l'impegno preso, nel lontano 1969, da molti Paesi
ricchi. Allora il Dac (Comitato d'aiuto allo sviluppo) dell'Ocse affermò che era
necessario che i donatori si dessero l'obiettivo di destinare lo 0,7% del Prodotto
nazionale lordo per l'assistenza allo sviluppo internazionale. Un obiettivo che, sebbene
abbia più di trent'anni e quindi possa ragionevolmente essere considerato superato,
pochissimi Paesi hanno raggiunto. Gli Stati Uniti, addirittura, non l'hanno mai voluto
sottoscrivere. L'Italia è a quota 0,13%. «Non abbiamo fatto alcun cenno alle dimensioni
dell'aiuto ai poveri», ha ammesso sinceramente a Genova il presidente della Ue Romano
Prodi.
promessa non mantenuta
Africa
PER LA PRIMA VOLTA I GRANDI NE HANNO PARLATO. A QUANDO I FATTI?
Èoggettivamente la prima volta che la questione africana è stata all'ordine del giorno
di un G8 e che i Grandi si sono incontrati, seppur per una cena non ufficiale, con capi di
Stato di nazioni povere, come è accaduto con l'iniziativa Outreach del 20 luglio cui
hanno partecipato i presidenti di Algeria, Sudafrica, Mali, Nigeria e i primi ministri di
Bangladesh e El Salvador. Quindi un primo passo c'è stato. Ma occorrerà attendere per
capire se agli annunci seguiranno azioni concrete. Per ora i Grandi hanno deciso di varare
un Piano di Genova per l'Africa che promuova «la pace, la stabilità e lo sradicamento
della povertà». Per ottenere questi obiettivi, i Grandi non rinunciano a raccomandare
gli investimenti privati e l'incremento degli scambi commerciali, ma aggiungono lotta alla
fame, sicurezza alimentare, prevenzione e riduzione dei conflitti, sviluppo umano,
investimenti in sanità e istruzione, riduzione del digital divide. Il G8 ha inoltre
deciso la nomina, all'interno di ciascun governo, di un ambasciatore per
l'Africa incaricato di mettere a punto, insieme ai leader africani, un Piano
d'azione concreto che verrà presentato al prossimo G8 canadese. È stato anche
endorsed (speriamo bene) il Piano approvato l'11 luglio nel meeting di Lusaka,
in cui 40 Stati hanno prospettato la creazione di un'Unione africana sul modello della Ue.
Un progetto che i Grandi sostengono con calore.
promessa da mantenere
Aids e salute
VARATO IL FONDO PER LE MALATTIE, MA CHI LO GESTIRA'?
Èstato varato uno stanziamento che confluirà nel Fondo globale di lotta all'Aids, alla
malaria e alla tbc voluto dall'assemblea generale delle Nazioni unite. I G8 hanno
garantito una prima tranche da 1,3 miliardi di dollari, cui dovrebbero aggiungersi
contributi privati fino a toccare quota 2 miliardi. Il segretario generale dell'Onu, Kofi
Annan, ha ribadito a Genova che sarebbero necessari almeno 7 miliardi di dollari, e quindi
siamo ancora molto lontani dall'obiettivo. Ma ciò che più conta è stabilire alcune
questioni chiave: a chi andrà di fatto la gestione del fondo, quale sarà il ruolo delle
imprese farmaceutiche, quando il fondo stesso diverrà effettivamente operativo (Annan si
è augurato «entro l'anno»). Su un'altra questione fondamentale, quella dei brevetti sui
farmaci anti Aids, si registra una piccolissima apertura: i Grandi infatti «riconoscono
come appropriato» il fatto che i Paesi colpiti dall'Aids «usino le flessibilità
permesse dall'Accordo sui diritti di proprietà intellettuale per assicurare la
disponibilità dei farmaci ai cittadini che ne abbiano bisogno».
promessa da mantenere
Digital divide
UNA COMMISSIONE E UN FONDO PER AIUTARE LO SVILUPPO TECNOLOGICO
La riduzione del digital divide era stato uno dei temi di Okinawa. E a Genova sono stati
presentati i risultati della Dot force, una commissione costituita proprio al G8
precedente e composta da esperti di governi, imprese, ong e organizzazioni internazionali.
La principale proposta di azione contenuta nel rapporto è la costituzione, presso il
ministero italiano per le Tecnologie, guidato da Lucio Stanca, di un apposito team misto
pubblico-privato che sarà il primo nodo del pool internazionale che fornirà assistenza
ai Paesi interessati. È stato inoltre proposto un fondo che finanzi le attività del
pool. Vedremo.
promessa da mantenere
(Vita non profit on line, 27 luglio 2001)
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