home |
|
I No Global
Dibattito: quale futuro per il GSF?
Veltroni: Basta col partito
Zelig. La ricetta della riscossa? Riformismo e radicalità. Puntando sui temi
sociali. Come la globalizzazione
di Marco Damilano

La parola Ds non la pronuncia mai. Sullestate maledetta della Quercia e sul caos
di Genova, ondeggiamenti, fiammate, contrordini, non un accenno di critica: «non sarebbe
elegante da parte mia». Ma dopo i giorni del G8, il ragazzo morto, i manifestanti
picchiati e le violenze della caserma Diaz, per Walter Veltroni sindaco di Roma cè
anche una sinistra da ricostruire: «Una sinistra che sappia unire riformismo e
radicalità, valori e obiettivi concreti». Invece? «Invece vedo uno scarso orgoglio
della nostra identità. Quando siamo al governo vogliamo somigliare a quelli che ci hanno
preceduto, quando siamo allopposizione inseguiamo gli estremisti». Una sinistra
Zelig. Destinata alla sconfitta.
Cosa resterà dei fatti di Genova?
«Soprattutto alcune immagini. Nella psicologia collettiva è successo come quando la tv
americana mostrò a colori i bombardamenti al napalm sul Vietnam. Così per la prima volta
la televisione ha raccontato la morte di un ragazzo durante una manifestazione e, nei
giorni successivi, quello che le forze dellordine hanno fatto di efferato nei
confronti dei manifestanti. Dal punto di vista politico rimarrà la percezione di una
gigantesca protesta, ma anche limpressione di un ritorno della violenza. Sono le due
sensazioni dal cui mix, nei prossimi mesi, dipenderà il futuro di questo movimento».
Perché ritorna la protesta di piazza?
«Cè una domanda di senso che sta attraversando le società occidentali in maniera
molto forte. Qualche giorno fa ho incontrato Jack Lang a Parigi: stava in riunione con il
ministro della Giustizia perché in Francia hanno il problema delle baby gang, gruppi di
ragazzini tra gli 11 e i 13 anni che sfasciano tutto. A Nizza la sera cè il
coprifuoco per i ragazzi. Il fatto è che per una parte consistente delle nuove
generazioni la vita non può essere raggiungere obiettivi sempre più superflui di
soddisfazione personale. La seconda ragione è che la disuguaglianza nel mondo è
clamorosa e ora viene percepita. Come sempre è stato nella storia dei grandi movimenti,
il disagio individuale si unisce a un problema reale che appare irrisolvibile. Che mondo
è un mondo in cui i potenti della Terra hanno difficoltà a riunirsi? Che mondo è un
mondo che ha paura dei suoi figli? Qui cè la parte genuina della protesta».
Ma si può lottare contro la povertà nel mondo con le molotov e le vetrine spaccate?
«No. Non cè nessuna relazione tra la violenza contro un ragazzo con la divisa
addosso e la siccità del Sudan. Il passato ci deve ammaestrare: non ci può essere
nessuna indulgenza nei confronti di qualsiasi forma di violenza e intolleranza. È un film
che abbiamo già visto: civettare sarebbe irresponsabile. Bisogna lasciare a casa i
cattivi maestri, non fare i furbi, non rientrare nella caricatura di ciò che è stato,
dei tanti schemi che hanno attraversato la nostra storia: la polizia fascista, e così
via».
Però queste espressioni sono state evocate in Parlamento. DAlema ha parlato di
rappresaglie cilene. Condivide questo giudizio?
«Quello che è accaduto a Genova si è visto anche in altre città, a Nizza, a Davos, a
Seattle, in qualche caso con linterruzione del vertice, in qualche altro caso, come
a Goteborg, con la polizia che sparava. Parliamo di un fenomeno che non è solo italiano.
Le forze dellordine hanno avuto un comportamento intollerabile. Non lo dicono solo i
ragazzi picchiati: lo affermano anche i rapporti ufficiali. È una verità non discutibile
ed è assolutamente necessario che si accertino tutte le responsabilità. Se ci sono state
colpe individuali è giusto che siano verificate. Se cè stato un indirizzo politico
è giusto che venga duramente censurato. LItalia di destra non ha fatto una bella
figura, anche sul piano internazionale. Poi nei giudizi ognuno usa le immagini che ritiene
più opportune».
Lei come ha reagito?
«Io ho sentito il bisogno di telefonare a Giuliano Giuliani, il papà di Carlo. Ho
seguito il suo comportamento e ho rivisto quella cifra morale che talvolta si trova in
queste grandi tragedie: penso alla preghiera di Giovanni Bachelet quando fu ucciso il
padre Vittorio dalle Br. Giuliano Giuliani ha fatto un discorso in difesa della memoria
del figlio e di condanna della violenza e di invito al movimento a ritrovare la sua
strada. Una grande lezione morale».
Ma come si è creata la miscela esplosiva di Genova? Di chi è la responsabilità?
«Si è capita tardi, da parte dei partecipanti al G8, la dimensione del dramma della
disuguaglianza tra Occidente ricco e povertà, guerra, malattie, morte. Il merito della
spinta dal basso di questi mesi è stato di imporre il tema allagenda dei grandi,
che comunque vanno ancora troppo piano: ogni giorno muoiono di fame 30 mila bambini al di
sotto dei cinque anni. Il movimento che pone questo problema ha ragione. Se lo fa
pacificamente, però. Perché se cè un movimento che ha il dovere di essere non
violento è il movimento contro la povertà. Più Gandhi e Martin Luther King che non i
Black Bloc. I violenti sono nemici di questo movimento. E la stragrande maggioranza delle
persone che manifestavano a Genova li ha avvertiti come tali. Ma una piccola parte no».
«È prevedibile che ci attenda un periodo caldo. Ma il conflitto è leffetto di un
cambiamento. La politica è fatta di cicli. Io ho tifato per Clinton nel 92 perché
pensavo che si potesse aprire un ciclo riformista. E così è stato. Quel ciclo in America
e in Europa ha corrisposto a una fase di stabilità finanziaria, di ripresa economica, di
assenza di conflitto sociale. Ora il vento soffia da unaltra parte: hanno vinto Bush
e Berlusconi, la foto di famiglia del G8 è diversa. Quando gli Usa dicono di no al
protocollo di Kyoto sullambiente o varano lo scudo stellare inevitabilmente si
determina un conflitto. Ma chi governa deve sciogliere i nodi evitando lo scontro».
Il ministro Scajola ha detto che i fatti di Genova non resteranno senza conseguenze e
che il governo garantirà ordine e sicurezza.
«Sarebbe sbagliato affrontare il problema solo in termini di sicurezza. Preannunciare una
stagione di giro di vite significa di per sé inasprire la situazione. Bisogna governare
una società. E non lo si fa solo con i muscoli».
E la sinistra? Prima si è spaccata sul dubbio «andare, non andare», ora sul rapporto
da tenere con il movimento. Il presidente della regione Toscana Claudio Martini ha detto
che a Genova i Ds non erano in piazza, non erano al G8, insomma non cerano...
«La sinistra non ha colto la sua grande occasione: non ha trasformato la questione della
globalizzazione nella sua moderna carta didentità. La sinistra riformista avrebbe
dovuto prendere il tema della globalizzazione, sfrondarlo degli elementi ideologici che
considero regressivi, e assumere fino in fondo come sua la sfida della lotta alla
povertà, alle più inaccettabili discriminazioni sociali. Ma il problema non è Genova.
Il problema è che non si è mai pienamente accettata lidea che governare fosse
portare nel riformismo il punto di vista della radicalità. Riformismo e radicalità se
diventano opposti lasciano spazio a una forma di radicalità che travolge il riformismo.
La radicalità, poi, ha bisogno di obiettivi concreti. Ad esempio un anno fa, con il
presidente del Sud Africa Thabo Mbeki, proposi di allargare il G8 ai capi di Stato
africani e sudamericani. Tutto sarebbe stato diverso. Ero andato in Africa perché mi
sembrava che ci fosse un segnale politico e ideale da mandare. Ma quel viaggio apparve
inopinato ai più».
Anche nei Ds: si disse che lei scappava in Africa per non fare le liste delle
regionali.
«Quelli che fecero ironia allora credo che oggi si sentano degli sventurati. In quel
periodo la sinistra doveva mostrare di non sentirsi appagata solo dal fatto di essere al
governo. Questa immagine negativa è allorigine della nostra difficoltà: siamo
apparsi come quelli che trasformavano un mezzo, il governo, in un fine. E invece la
costante attenzione al disagio e alla povertà è ciò che definisce la sinistra. Se
questa tensione svanisce lasciamo il campo a forme estremiste e regressive. La confusione
su Genova, limbarazzo tra chi voleva andare e chi non voleva andare, i continui
cambi di linea, sono il prodotto di questa occasione fin qui perduta».
In questi giorni riemergono altri vizi: il tatticismo, la paura di essere scavalcati a
sinistra, luso politico della piazza...
«La sinistra riformista non può vivere con langoscia del nessun nemico a
sinistra. Mi sembra del tutto naturale che ci siano due sinistre. Il problema è che
i riformisti non siano privi di valori e di rabbia, facciano battaglie, e non abbiano
paura di avere avversari».
Perché questo smarrimento dopo cinque anni di governo?
«Quando governavamo sembrava che volessimo ridurre le differenze rispetto ai nostri
avversari. Adesso che siamo allopposizione sembriamo inseguire quelli che sono più
allopposizione di noi. In questo atteggiamento sento uno scarso investimento sulla
nostra identità, uno scarso orgoglio. Alle elezioni romane i partiti del centro-sinistra
hanno preso 40 mila voti in meno rispetto al centro-destra, io ho preso 270 mila voti in
più della somma dei voti della mia coalizione. Ho preso voti anche tra i moderati perché
sono stato me stesso, con i valori e le ragioni in cui credo. Invece si perde quando non
si è se stessi. Si perde quando ti presenti agli elettori come uno Zelig: governo e
voglio attenuare le differenze rispetto a quelli che hanno governato prima di me, mi
oppongo e voglio essere come quelli che si oppongono più di me...».
Teme che a dare la linea siano Agnoletto e quelli del movimento?
«Questo movimento porta il segno della diffusione dei soggetti politici e sociali nel
Paese. Lidea che la politica siano solo i partiti, i gruppi dirigenti e le loro
dinamiche, non corrisponde alla realtà. Ci sono milioni di persone che fanno esperienze
sociali, civili e politiche in altre sedi: le organizzazioni non governative, il
volontariato, le associazioni. Ma è un mondo molto preoccupato dal fatto di poter essere
strumentalizzato. Il suo valore è di essere pacifico e autonomo: chiunque ci metta il
cappello sopra fa del male al movimento».
Si riferisce a Bertinotti?
«A chiunque ci provi».
E lei cosa intende fare?
«Prendere sul serio le cose concrete che ci propongono questi ragazzi. A Roma ci sarà
nei prossimi mesi il vertice Fao sullalimentazione. Roma sarà una città aperta.
Questa città deve diventare il luogo-simbolo della lotta contro la povertà. Ho chiesto a
Thabo Mbeki di parlare di questi temi in consiglio comunale. Ho molto a cuore lidea
del C15, mettere insieme i sindaci delle grandi città, quelli che sono in frontiera, per
costruire il punto di vista sociale della globalizzazione».
Ne parlerà anche con Berlusconi?
«Gli comunicherò questa iniziativa».
Vuole fare il ministro degli Esteri ombra?
«In nessun modo voglio esercitare un ruolo che non mi compete. Cè pieno rispetto
della politica estera del governo. Però una città come Roma ha una dimensione
internazionale che deve far valere. Ruolo rafforzato dalla presenza del Papa, che a lungo
è rimasto lunico leader mondiale a parlare delle questioni della globalizzazione».
Non abbiamo parlato del prossimo congresso dei Ds...
«Allultimo congresso, quello di Torino, avevamo messo al centro lI
care di don Milani, ma anche i fratelli Rosselli. Lidea che la sinistra che
governa, che sceglie, si facesse carico di una sofferenza che non può essere «invisibile
agli occhi», come avrebbe detto Saint-Exupery. Una sinistra che non rinuncia alla sfida
del governo e che non perde la testa perché sta allopposizione e fa la caricatura
di Rifondazione. Esattamente il contrario di unoperazione piccola e strumentale di
rapporto con un movimento di piazza. E dunque ripeto: la grande nuova sinistra italiana
nascerà solo dalla capacità di unire riformismo e radicalità. Altrimenti rischiamo di
riprodurre altri casi come Genova».
(L'Espresso 2 agosto 2001)
Esprimi la tua opinione a questa e-mail
torna a Speciale G8 
|