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Inchieste
 

L'inchiesta della Procura di Genova

pallanimred.gif (323 byte) Gli austriaci in carcere. "Le botte? Inventate"

Spuntano le intercettazioni che proverebbero la
simulazione di alcuni pestaggi

di Marco Preve

Genova - «Ho detto all'avvocato che ci hanno picchiato anche
se non è vero». «Che succederà?». «Niente, non c'è niente di
ufficiale, serve a far parlare di noi i giornali». Sono le frasi tra
due teatranti austriaci registrate dalle "cimici" dei carabinieri
del Ros nascoste nel carcere di Alessandria. Spezzoni di
dialogo tradotti con difficoltà, che dimostrerebbero la falsità di
alcune delle accuse di violenze e molestie attribuite alle forze
dell'ordine nella caserma di San Giuliano. «E gli altri?» chiede
ancora uno dei due teatranti. «Non so cosa hanno fatto -
risponde il secondo detenuto - . Hanno visto l'ambasciatore,
ma devono aver preso solo qualche schiaffo come noi».
Le frasi incriminate arrivano proprio lo stesso giorno in cui il
tribunale del riesame ha reso note le motivazioni con le quali
aveva scarcerato i 25 attori del Volxtheater Karavane.
Sostenere che siano «un gruppo che sta ai confini tra
rappresentazione e realtà, e che partecipa attivamente agli
accadimenti, è un'ipotesi suggestiva, probabilmente
meritevole di approfondimento, ma allo stato degli atti, del
tutto sfornita di concreti elementi di riscontro». Per i giudici
non sono una prova gli indumenti neri indicati dall'accusa
come elemento di appartenenza al Black Bloc, «tenuto conto
anche della estrema diffusione di capi di abbigliamento
analoghi a quelli sequestrati».
E mentre i carabinieri ascoltano le voci bobine registrate nelle
carceri dove erano stati imprigionati 48 presunti black bloc, il
procuratore capo di Genova, con un fax spedito dalla
Sardegna zittisce quelle dei magistrati che indagano sulle
violenze del G8. «Per evitare la pubblicazione di ulteriori
notizie non rispondenti a verità o comunque interpretate in
modo equivoco, ove sia necessario informare l'opinione
pubblica, verrà emesso un comunicato stampa a firma del
Capo dell'Ufficio». A far arrabbiare Francesco Meloni sono
state due notizie. La spaccatura interna, tra il pool, che
voleva indagare tutti e 140 i poliziotti che avevano fatto
irruzione alla Diaz, e il procuratore aggiunto Francesco Lalla,
arroccato su posizioni più prudenti. A rovinare la vacanza di
Meloni anche le voci su "trattative" in corso tra procura e
vertici della polizia per arrivare all'individuazione dei singoli
responsabili dei pestaggi. Meloni smentisce categoricamente
e, in una nota, si «rammarica che senza alcun fondamento ed
alcuna verifica possa essere stata ipotizzata una così grave
violazione di fondamentali principi costituzionali». Lunedì
Meloni incontrerà i sei pm che, sempre via fax, ieri gli hanno
spedito un memoriale di quattro pagine.
Sul fronte delle indagini sui pestaggi, a settembre potrebbero
essere chiamati a testimoniare i pochi carabinieri in servizio a
Bolzaneto. Molti manifestanti hanno raccontato di essere stati
difesi o trattati con umanità solo dai militari. Da questi ultimi, i
magistrati vogliono farsi raccontare quello che hanno visto e
sentito.

(la Repubblica, 18 agosto 2001)

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