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Il rapporto del capo del reparto mobile:
hanno fatto resistenza
«Alla Diaz ci
hanno accolto le spranghe»
di Guido Ruotolo
Forse lepisodio su cui più nitidamente sono emerse le responsabilità per quello
che è successo, è la perquisizione alla scuola Diaz. Spiegavano, ieri mattina, in
Procura: «Sappiamo per certo che il tempo intercorso tra il momento dellirruzione e
quello della perquisizione, si racchiude nellarco di dieci, quindici minuti». In
questi giorni di missione genovese, i tre direttori generali del Viminale hanno potuto
raccogliere atti, ordinanze, relazioni. Hanno avuto la possibilità di produrre una
«ricostruzione cronologica e logica» di quello che è accaduto alla Diaz, anche
attraverso le testimonianze dei dirigenti e dei funzionari sentiti in questi giorni. Tra
gli atti che hanno acquisito vi sono anche le cosiddette relazioni di servizio o i verbali
di sequestro. Tra questi atti cè anche la «difesa» del primo dirigente di Ps,
Comandante del I reparto mobile di Roma, Vincenzo Canterini, che ha guidato lirruzione
allinterno della scuola.
Come si difende Canterini? «Il sottoscritto... comandato di recarsi in via Cesare
Battisti per effettuare una perquisizione presso lIstituto suddetto, unitamente a
funzionari e personale delle locali Digos e Squadra Mobile, giungeva sul posto con 75
appartenenti al proprio reparto, seguiti da altro personale della questura e dei reparti
di rinforzo». Secondo il comandante Canterini, le cose sarebbero andate così: «Giunti
sul posto, alle 23,30 circa, evidentemente avvistati dagli occupanti, ci trovavamo di
fronte a un cancello in ferro sbarrato. Procedevamo a rimuovere lostacolo, cosa che
ha impegnato gli agenti operanti per alcuni minuti. Una volta entrati nel cortile
incontravamo una ulteriore resistenza nei tre portoni di accesso, sbarrati anche quelli.
Si provvedeva così a forzare la porta laterale sinistra mentre dallalto piovevano
oggetti contundenti e in particolar modo bottiglie di vetro».
I poliziotti riescono a entrare nella Diaz. Ecco quello che succede, secondo il
comandante Canterini: «Una volta entrati, abbiamo incontrato una vigorosa resistenza da
parte di alcuni degli occupanti i quali, evidentemente approfittando dei minuti occorsi
per entrare, avevano provveduto a organizzarsi e ad armarsi rudimentalmente con spranghe,
bastoni e quanto altro». «Vigorosa resistenza» da parte di «alcuni» manifestanti. Su
93 arrestati, 67 hanno dovuto farsi medicare o sono stati costretti a ricoverarsi in
ospedale. Precisa Canterini: «Premettendo che nel frattempo gli occupanti evidentemente
avevano a spegnere le luci, la colluttazione conseguente alla resistenza di cui sopra,
risultava particolarmente cruenta e confusa». Prosegue il comandante del reparto mobile
di Roma: «Coordinando loperazione suddetta, il sottoscritto ha acceduto allIstituto
in una posizione retrostante rispetto ai propri uomini, ma ciò non ha impedito di notare
il forte contrasto opposto dagli occupanti agli agenti operanti».
La versione offerta dal comandante Canterini, evidentemente, non è sufficiente a
chiarire leffettiva dinamica e le responsabilità di chi coordinava loperazione.
Cera lui, cerano le autorità di pg, il capo della Digos di Genova, Spartaco
Mortola, il suo vice. E in seconda battuta, per effettuare materialmente la perquisizione,
sono entrati nella scuola gli uomini della Mobile e dello Sco, il questore Franco
Gratteri. Dunque, lirruzione alla Diaz avviene alle 23,30 circa. Avviene perché,
precedentemente, cera stato un episodio preciso. I tre ispettori del Viminale hanno
acquisito la relazione di servizio del vicequestore aggiunto, Massimiliano Di Bernardini,
in servizio alla Mobile di Roma e aggregato a Genova.
La sera della perquisizione, Di Bernardini, uomini della Digos di Genova, del reparto
prevenzione crimine e del reparto mobile sono in azione di perlustrazione. «Alle ore
22,30 circa - relaziona Di Bernardini -, con lunità operativa mi avvicinavo in via
Trento transitando per via Battisti, ove nei pressi dellIstituto scolastico
"Diaz" eravamo costretti a rallentare notevolmente la marcia poiché la strada
era impegnata da diverse autovetture che procedevano a passo duomo. Nella
circostanza notavo che lIstituto e i marciapiedi adiacenti erano occupati da un
nutrito gruppo, circa 200 persone, molti dei quali indossanti capi di abbigliamento di
color nero, simile a quello tipicamente usato dai gruppi definiti "Black
bloc"».
A questo punto accade quanto segue, sempre secondo Di Bernardini: «A causa della
ridotta ampiezza della carreggiata, le quattro vetture in dotazione, di cui le ultime due
recanti i colori dIstituto, si trovavano a stretto contatto con gli astanti che,
accortisi del ridotto numero dei mezzi, iniziavano un folto lancio di oggetti e pietre
contro il contingente, cercando di assaltare le autovetture. Nella circostanza si udiva
chiaramente gridare: "Sono solo quattro, sono solo quattro". A tal punto, per
altro inseguiti dalla folla, riuscivamo, azionando anche i segnali di emergenza, a
guadagnare una via di fuga, sempre sotto il tiro di oggetti contundenti».
(la Stampa, 30 luglio 2001)
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