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Le denunce dei manifestanti inglesi
"Gli agenti pestarono"
Il console inglese dai pm
Alan Reuter ha consegnato ai magistrati le denunce
GENOVA - Denunce di pestaggi da parte delle forze dell'ordine. Le ha portate ieri a
Genova il console britannico a Milano Alan Reuter. Accompagnato dal console onorario a
Genova, Alex Edmonds, si è presentato in mattinata nell'ufficio del procuratore aggiunto
Francesco Lalla.
Nell'inchiesta ci sono così ora anche le accuse di vari ragazzi inglesi arrivati nel
capoluogo ligure per contestare il G8 e finiti all'ospedale. Tutti sono stati sorpresi
dalla polizia mentre stavano dormendo nella scuola Diaz. «E' stato terribile - ha
raccontato Daniel McQuillan, di 35 anni, tornato in patria con un braccio al collo - sono
stato picchiato da cinque o sei poliziotti». E un altro, Mark Cowell, 33 anni, già
ricoverato all'ospedale San Martino con alcune costole rotte ed emorragie: «Non ce la
facevo più, continuavano a prendermi a calci. Ad un certo punto ho finto di essere morto,
ma un carabiniere è venuto a tastarmi il polso, e quando si è accorto che ero ancora
vivo ha continuato a picchiarmi. Mi pestavano in cinque e mi gridavano kill the
Black Bloc', ma io sono un pacifista». E Jonathan Blair, 38 anni: «Vi era una paurosa
dimensione politica nel modo in cui i militanti sono stati trattenuti per giorni senza
avere assistenza legale o visite dal consolato». Il ministro degli Esteri inglese è
intervenuto per avere chiarimenti e assicurazioni sulle indagini, si sono mobilitati
stampa ed intellettuali per una vicenda che ha coinvolto almeno una decina di cittadini
britannici.
Bloccati il 21 luglio, rilasciati il 25, i manifestanti hanno anche diffuso una nota
comune per raccontare la loro esperienza. «La polizia ha indiscriminatamente bastonato
tutti i presenti alla Diaz, nonostante opponessero resistenza» hanno raccontato. Una
volta arrestati, sono stati portati in un posto descritto come «un ospedale da campo
della guerra di Crimea», dove si trovavano persone con «ossa rotte e ferite alla
testa». «Siamo stati trattenuti in una cella di nuda calce per 36 ore - hanno denunciato
- con poco cibo e in condizioni di serio stress mentale e fisico». La richiesta di vedere
avvocati, hanno aggiunto, è stata rifiutata, soldi e passaporti sono stati trattenuti.
(la Repubblica, 1 agosto 2001)
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