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La politica estera
Il tentativo di annettere la
Corsica
Fin dal 1924 Benito Mussolini avviò «un'azione riservata» - a suon di
miliardi di lire al cambio odierno - per difendere l'italianità della Corsica, in
previsione di una sua annessione al Regno d'Italia. Grazie a ingenti fondi giunti da Roma
sull'isola, il regime fascista cercò a lungo di fomentare il malcontento degli abitanti
corsi contro la Francia. Tracce di questa 'diplomazia coperta' antifrancese da parte del
Duce sono state rintracciate dalla dottoressa Alessandra Giglioli, ricercatrice di storia
internazionale dell'Università di Firenze, nell'archivio storico della Farnesina a Roma,
dove si conservano le «Carte del Gabinetto del ministro e della segreteria generale degli
Affari Esteri».
Da questi documenti inediti - secondo quanto riferisce il periodico «Nuova Antologia»,
diretto dalla storico Cosimo Ceccuti - risulta che Mussolini tentò anche di creare un
«movimento irredentista» per riscattare tutti i territori abitati da italiani finiti
sotto il dominio francese, compresa quindi anche Nizza e la Savoia.
Le ricerche effettuate hanno dimostrato che il progetto segreto di annessione della
Corsica ebbe una decisa accelerazione dopo la conquista dell'Etiopia, che sembrò aprire
nuovi spazi per l'espansione dell'Italia fascista.
Fondamentale per capire la politica di Mussolini verso la Corsica è un promemoria del
Gabinetto, preparato per la relazione fatta dal ministro degli Esteri, Galeazzo Ciano,
alla riunione del Gran Consiglio del fascismo, il 4 e 5 febbraio - la stessa in cui il
Duce lanciò la formula della «marcia all'Oceano».
«Dall'avvento del fascismo», iniziava il documento in questione, «fu voluta dal Duce
un'azione riservata che, nel quadro storico delle rivendicazioni nazionali italiane
tendesse a rinsaldare i legami spirituali e materiali delle popolazioni della Corsica con
la Madre Patria originaria e favorisse a mantenere tra i regnicoli ed i Corsi viva la
questione dell'italianità dell'isola».
La relazione inedita conservata nell'archivio della Farnesina precisava che il piano fu
deciso da Mussolini già nel 1924, quando per suo ordine segreto fu istituito un 'Comitato
per la Corsica' allo scopo di coordinare queste attività riservate, «senza impegnare la
diretta responsabilità del governo fascista».
Per finanziare in modo occulto il movimento irredentista corso, fu costituito un fondo
annuo alimentato da fondi segreti del Gabinetto degli Esteri. Negli anni Trenta il
dicastero degli Esteri aveva proceduto alla riorganizzazione della rete consolare
nell'isola. Pur avendo cura di non compromettersi personalmente
nell«'azione irredentistica», svolta principalmente tramite «elementi fiduciari», i
rappresentanti consolari italiani contribuirono a «facilitarla», sia collaborando alla
messa in atto di alcuni progetti, sia esercitando un costante «controllo della situazione
corsa» e informandone periodicamente Roma. Furono approntate anche misure di natura
militare nel caso in cui si fosse presentata la necessità di passare «ai fatti».
(quotidiano.net, 11 febbraio 2000)
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