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MUSSOLINI,
IDA DALSER, IL LORO FIGLIO BENITO ALBINO: STORIA DELL' ORRORE, PROTAGONISTA IL DUCE
di Massimo Rendina
Mussolini avrebbe sposato una ragazza
austriaca in chiesa prima del matrimonio civile con Rachele Guidi?
La cosa potrebbe interessare i biografi del Duce lasciando pressoché intatto il
giudizio della storia. Se però egli avesse indotto la moglie, o la sua compagna di vita
di allora (siamo alla vigilia della Prima Guerra Mondiale), a vendere quanto, non poco,
possedeva per dargli il danaro per contribuire a finanziare l' uscita de "Il Popolo d'
Italia", senza poi renderglielo, e, avuto un figlio da lei, non solo li avrebbe
abbandonati in miseria, ma perseguitati sino a farli morire entrambi, allora tale giudizio
cambierebbe radicalmente, inducendo sì a
considerare le
colpe verso il popolo italiano costretto a
subire la dittatura e condotto ad una guerra disastrosa, ma anche la sua malvagità nella vita privata,
smentendo, se ve ne fosse bisogno, i tentativi di far passare il Duce del Fascismo come un
buon padre di famiglia, quale si è voluto far apparire, ad esempio, non molto tempo fa,
in una trasmissione di "Porta a
Porta" condotta da Bruno Vespa.
Fabrizio Laurenti e Gianfranco Novelli
- due documentaristi televisivi che lavorano per una società di produzione
cinematografica americana - hanno realizzato un servizio televisivo che certifica senza
alcun dubbio la verità di quanto abbiamo ipotizzato. Hanno ripreso, filmando carte e
testimoni, una vicenda che era stata oggetto
di un reportage di Alfredo Pieroni pubblicato
all' inizio degli anni cinquanta dal periodico "La settimana INCOM illustrata", accolta con un certo scetticismo per via della
valanga di memoriali e fatti sensazionali che si pubblicavano nel secondo dopoguerra, relativi al caduto regime, non
pochi frutto di illazioni e fantasie. Ogni perplessità è
adesso caduta.
Il lungo documentario (dura poco meno di due ore) è stato trasmesso
dalla terza rete TV RAI la sera del 14 gennaio di quest'anno (2005). Pieroni, vi compare
per pochi minuti senza che gli venga
riconosciuto il merito della prima ricostruzione di una
storia che, accresciuta di particolari e con il pregio di inoppugnabili testimonianze
audiovisive, desta sconcerto, stupore. sdegno;
sentimenti che quando apparve l'articolo che la narrava si manifestarono in una ristretta
di persone rimanendo senza l' eco adeguato e con rare citazioni storiografiche per quasi
mezzo secolo, nonostante che un libro di Marco
Zeni, pubblicato nel 2000, l' abbia ripercorsa, ma non in modo così ricco e suggestivo
come nel filmato, e senza l' approccio di
massa che ottiene la televisione.
Se riassunta come se si trattasse di un soggetto di fantasia, sembra
ricalcare la trama di un romanzo dell' Ottocento. Un giornalista
rivoluzionario, Benito Mussolini, abile polemista, direttore del quotidiano del partito
socialista , diventa quasi improvvisamente interventista e acceso nazionalista mentre si
profila lo scoppio della Guerra '15-'18 (e perciò viene espulso dal partito che lo
giudica un traditore); fonda un giornale per indurre il governo a denunciare l' alleanza
con la Germania l' Austria Ungheria, e ad entrare nel conflitto accanto alla Francia, l'
Inghilterra e la Russia. Ha bisogno di molto danaro. Una ragazza benestante, Ida Dalser,
moglie o amante che sia, pur essendo egli legato sentimentalmente ad altra donna, vende
tutto ciò che possiede, restando priva di ogni bene, per fargli realizzare il progetto
che lo affermerà politicamente (sovvenzionato però segretamente, come lei svelerà più tardi, anche dal governo francese attraverso un finanziere
prestanome). Entrata in guerra l' Italia, il giornalista politico agitatore vuol dare
esempio di patriottismo, parte bersagliere per il fronte, ma ha poche occasioni per farsi
onore restando ferito nelle retrovie esercitandosi con un mortaio. Ha avuto, come abbiamo
scritto, un figlio dalla donna che lo ha così nobilmente aiutato, alla quale scrive dal
fronte di guerra lettere appassionate, ma
ritornato alla vita civile e impegnato a guidare il Fascismo e le spedizioni degli
squadristi l'abbandona per l' altra amante, Rachele . Ida non si rassegna, lo insegue
dappertutto, diventa ossessiva . Gli scontri, sempre più tempestosi, si susseguono con
aspetti grotteschi quando Mussolini, citato alla magistratura, si vendica denunciando la
Valser di essere una spia al servizio dell' Austria, e lei, di rimando, di essere lui una
spia per conto della Francia dalla quale ha avuto il danaro per la tipografia del
giornale. Mussolini, ormai forte di importanti complicità, riesce a far inviare al confino la donna,
in una località vicina a Caserta.
Ida Dalser ritornata a Trento, sua città natale, vive poveramente,
della carità dei suoi parenti. Mussolini le invia ogni tanto un misero assegno. Lei teme
soprattutto per l' avvenire del figlio. Non si capacita che
lui, dal 31 ottobre 1922, Capo del Governo non voglia neppure vederlo.
Mussolini si serve della polizia per evitare gli incontri. Provvede a versarle cifre
irrisorie, attraverso il fratello Arnaldo diventato direttore
de "il Popolo d' Italia" e amministratore del partito fascista.E' nel 1926 che
il suo atteggiamento diventa particolarmente disumano. Con un pretesto -la donna ha voluto
avvicinare un ministro in visita a Trento, per
parlargli del suo disagio e sconforto-, la polizia, eseguendo ordini da Roma, l'arresta e
la traduce nel manicomio di Pergine Valsugana . Comincia così la persecuzione violenta
della Dalser, vittima di diagnosi mediche che
falsificano il suo stato mentale, (certamente
tale non farla segregare in una cella, spesso impedita nei movimenti dalla camicia di
forza), anche se manifesta in forma anche
plateale il rancore verso l' uomo che l' ha tradita e abbandonata. E' sottomessa a trattamenti che ne
distruggono il fisico e la mente.
Arnaldo Mussolini sembra invece affezionarsi a Benito Albino, lo
invia in un collegio prestigioso, quello tenuto dai padri Barnabiti a Moncalieri,
educatori oltremodo severi , incaricati di controllare soprattutto la posta dell' allievo
e servilmente impegnati a dissuaderlo di dirsi figlio del Capo del Governo, pur portandone
il cognome. Lo va a trovare più volte, gli
dice che prepara per lui un futuro felice, ma non gli parla del padre come se obbedisse,
con ciò, ad un ordine inderogabile.
Tutto peggiora, sino all' annientamento dei due, con la morte di
Arnaldo Mussolini. A Benito Albino viene mutato il cognome in Bernardi, per adozione da
parte di un personaggio compiacente che trae vantaggio da questo servizio reso al Duce, è
trasferito in un istituto di poco conto, dove la retta è minima.
Per farla breve, mentre Ida Dalser vive una dura prigionia
manicomiale, senza poter vedere il figlio e sapere nulla di lui , questi giunto all' età dell' arruolamento in marina, viene trasferito su una nave da guerra dislocata in
un porto cinese. Di là sarà presto
rimpatriato, fattogli credere che la madre sia morta. Anche lui verrà rinchiuso in
manicomio (sistema in ogni dittatura per
neutralizzare ed eliminare avversari e personaggi scomodi). Ida Dalser muore nella casa
per pazzi di San Clemente a Venezia nel '37 per una emorragia celebrale, Benito Albino si
spegne, in altro manicomio, secondo la diagnosi per deperimento fisico, nel 1942 -quando
suo padre, trascinata l' Italia in guerra accanto di Hitler, la conduce alla disfatta meno di un anno dopo-, nella realtà a causa di ripetute iniezioni di
insulina (una trentina), vere torture, che lo mandano nove volte in coma, come si evince
dalle cartelle cliniche reperite..
Mussolini sapeva? Gli
possono essere attribuite tali atrocità?.Gli autori del documentario
affermano categoricamente di sì. Non occorre essere storici accreditati per sapere che il
sistema di polizia faceva capo al Duce, informato ora per ora ,
puntigliosamente, anche di fatti giudicati insignificanti. |