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Biografie fascisti

Augusto Turati

Nacque a Parma nel 1888. Trasferitosi a Brescia fu redattore presso la "Provincia di Brescia", giornale di ispirazione liberal-democratica, e intraprese studi in legge senza però conseguire la laurea. Attivo interventista prese parte al primo conflitto mondiale con il grado di capitano e fu decorato. Smobilitato nel 1919 fece ritorno a Brescia dove riprese a lavorare presso "La Provincia di Brescia" in qualità di capo redattore. Alla fine del 1920 aderì ai fasci di combattimento conquistando, perlomeno a livello locale, una discreta fama. Dal 1923 al 1926 fu segretario del fascio di Brescia indirizzandolo, data la sua impostazione sindacale, verso un’attenta cura dei problemi di carattere economico. La sua figura conobbe una risonanza a livello nazionale in seguito al grande sciopero dei metallurgici lombardi svoltosi nella primavera del 1925. Nel 1926 fu nominato segretario del Partito nazionale fascista mantenendo tale compito fino al 1930. I quattro anni della sua gestione furono segnati da grandi epurazioni, da un ridimensionamento dei capi provinciali in favore del potere centrale e da un rigido inquadramento degli iscritti. Sotto la sua segreteria il Partito perse la sua autonomia in favore dello Stato. Entrato in contrasto con Mussolini per ragioni di carattere economico, Turati era assai critico nei confronti della politica di "quota novanta", rassegnò le sue dimissioni. Dopo una breve collaborazione con il "Corriere della sera" fu chiamato, nel 1931-1932, a dirigere "La Stampa". Nello stesso anno, dopo una campagna scandalistica sul suo nome, fu però espulso dal Partito ed esiliato a Rodi dove rimase fino al 1937 partecipando come socio ad un impresa agricola. Ritornato in Italia nel 1937 fu riammesso nel Partito a condizione di intraprendere un esperimento agrario in Etiopia. Il fallimento del progetto lo riportò in patria all’inizio del 1938. Successivamente esercitò la professione di consulente legale abbandonando qualsiasi aspirazione di tipo politico. Non aderì perciò alla Rsi ma, a guerra terminata, fu in ogni caso processato. Amnistiato, morì a Roma nel 1955.

(a cura di Massimiliano Tenconi)

 


 

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