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Biografie fascisti
don Tullio Calcagno
a cura di Gianna Giannini
Furono pochissimi i preti che aderirono alla RSI, si trattava nella maggioranza
dei casi di ex cappellani militari intellettualmente assai scarsi. La chiesa condannava
questi sacerdoti definendoli "perniciosi ed infausti" perché strumentalizzati
dal fascismo. Molti di loro vivevano presso privati e i più dotti tentavano ingenuamente
di proporre agli italiani lidea secondo cui Mussolini era una sorta di tramite tra
gli uomini e Dio. Linterprete principale di questa ideologia che mischiava fascismo
e chiesa fu Don Tullio Calcagno. Nacque a Terni il 10 aprile del 1899 da una famiglia
povera. Entrò in seminario a 10 anni e nel 1924 tornato a Terni divenne parroco della
cattedrale. Fu contrario al Concordato del 1929 e solo dopo unattenta e lunga
meditazione si persuase che la conciliazione fosse lavvenimento che segnava il punto
di partenza per un grande risveglio religioso che si sarebbe propagato in tutto il mondo.
Dopo la vittoriosa campagna dEtiopia divenne anche lui un grande ammiratore di
Mussolini e sposò senza riserve la causa dellAsse. Fu naturalmente favorevole
allingresso dellItalia in guerra nel giugno del 1940, e chiese alle autorità
competenti di essere arruolato. La sua richiesta venne addirittura riprese e pubblicata
su" Regime Fascista", il giornale di Farinacci. Don Calcagno non venne
accontentato e dovette accontentarsi di combattere, meno eroicamente, solo sulla carta
stampata. Nel giugno del 1942 pubblicò a proprie spese il volume "Guerra di
giustizia", un inno al fascismo. Lopera evidenziava il disprezzo per i nemici
dellItalia e della Germania e sosteneva limportanza della guerra mussoliniana
che lautore dichiarava "santa". Il libro però era stato pubblicato senza
lImprimatur, una sorta di visto della chiesa allora severamente imposto dal can.
1386 del codice di diritto canonico. Don Calcagno venne convocato presso la Congregazione
del S. Ufficio il 30 giugno 1943, dove gli furono contestati duramente alcuni punti di
"Guerra di giustizia", soprattutto dove affermava: "Quando è lecito o
doveroso uccidere, è lecito o doveroso odiare". Gli venne imposto di non occuparsi
più di tali argomenti, ma il suo silenzio durò poco. Dopo l8 settembre diventa
sempre più audace ed invia ad alcuni giornali una lettera dove ribadisce con ancora più
forza le sue posizioni. A causa della sua intemperanza incorse nella sospensione "a
divinis". Questo provvedimento anziché portarlo sulla strada della redenzione, lo
convinse invece di essere vittima di accuse ingiustificate da parte delle alte gerarchie
ecclesiastiche. Dopo un po capisce però della gravità della condanna subita e
chiede perdono. Da Roma gli fanno sapere che sono disposti ad un gesto di clemenza purché
si impegni a non scrivere mai più di guerra. Testardo, si rifiuta e risponde no. Il 16
settembre 1943 lascia Terni e si reca a Bologna in cerca di protezione e amici guardandosi
bene però dal raccontare la sua rottura con la Chiesa, anche perché la precarietà delle
comunicazioni impedivano che il suo provvedimento di sospensione venisse conosciuto fuori
dalla zona di Terni. A Bologna si unì con altri sacerdoti ideologicamente a lui vicini.
Fallito il tentativo di dar vita ad un movimento cattolico, si recò a Cremona e cominciò
a collaborare con "Regime Fascista" dove realizzò articoli di fuoco contro il
Re traditore e Badoglio. Inoltre realizzò un manifesto del clero fascista dove chiedeva
alla chiesa : il riconoscimento solenne del nuovo Stato Repubblicano Sociale come unico e
legittimo successore dellormai ex Regno dItalia; la collaborazione col governo
repubblicano; rispetto e fraternità verso quelli che lui definiva "leali e generosi
alleati germanici". Farinacci rimase molto colpito da questo sacerdote dalla prosa
violenta ma accattivante, in lui vedeva la persona adatta per riavvicinare la gente delle
campagne e i giovani a Mussolini mescolando fascismo e religiosità. Decise allora di
affidargli la direzione di un nuovo settimanale che si sarebbe chiamato "Crociata
Italica". Prima ancora che il giornale uscisse con il suo primo numero il vescovo di
Cremona, mons. Cazzani, intervenne invitando i fedeli a diffidare di quel prete sospeso da
ogni sacro ministero, e lo fece pubblicamente attraverso le pagine del giornale
"LItalia", organo ufficiale della curia milanese. Questo messaggio venne
successivamente ripreso da tutta la stampa cattolica, dai bollettini parrocchiali, venne
affisso alle porte delle chiese e dei ritrovi diocesani e commentato durante le prediche.
Un attacco di questa portata avrebbe spaventato chiunque, invece in Don Calcagno servì a
rafforzare ancora di più la convinzione di essere perseguitato dalle istituzioni
ecclesiastiche. Con una tattica già collaudata in precedenza invia una lettera
supplichevole a mons. Cazzani, il quale però non fece una piega. Il giornale uscì
comunque con il suo primo numero il 9 gennaio 1944, e per tutta la durata della guerra
ribadirà la necessità che il clero fiancheggi con tutte le sue forze la lotta che
avrebbe dovuto ridare allItalia il suo prestigio e la sua unità. Era costituito da
quattro pagine e ogni numero riportava, con commenti ironici, immagini della distruzione
di chiese ed edifici religiosi compiuta dagli anglo - americani. Le 100.000 copie stampate
vennero tutte rapidamente esaurite. La causa di questo clamoroso successo era dovuta alla
chiesa che, senza volerlo, aveva fatto di Don Calcagno un personaggio, lo dimostra anche
il fatto che "Crociata Italica" fu il giornale più diffuso della RSI. Gli
attacchi più duri li ricevette dal cardinale Idelfonso Schuster, arcivescovo di Milano.
Egli invitava tutti i credenti, durante le omelie, a non credere alle parole di quel prete
e del suo giornale. Latteggiamento di Mussolini a riguardo invece fu ambiguo.
Pubblicamente dirà di non essere mai stato messo al corrente delle iniziative di Don
Calcagno, invece sappiamo che già nella primavera del 1944 lo incontrò e lodò la sua
opera. Inoltre da attento lettore di giornali, quale era il duce, risulta difficile
credere che non abbia trovato nessuna notizia sullargomento. Bisogna dirlo, quel
prete era riuscito ad incuriosire anche lui, come aveva fatto già con molti italiani.
Quello che più colpiva in lui era la cieca adesione al fascismo, senza preoccuparsi della
guerra, dellodio che imperversava ovunque, dei tanti morti. Tra i personaggi
importanti che Don Calcagno riuscì a stregare citiamo Bombacci ed Ezra Pound. Oltre al
settimanale sorse anche un vero e proprio movimento con lo stesso nome, dotato anche di
uno statuto, inoltre "Crociata Italica" divenne così audace da proporre una
riforma non solo della Chiesa ma anche del Cattolicesimo. I "crociati" si
mostravano contrari alla figura del Papa che, nella sua posizione di capo della chiesa
universale, non poteva dare priorità agli interessi di una singola nazione perché doveva
essere neutrale, inoltre era pur sempre il capo di uno stato estero nel territorio
italiano. Si rendeva quindi necessaria la presenza di un primate nazionale, eletto da un
vescovo italiano, non vincolato ad una politica neutrale. Il cardinale Schuster tornò
nuovamente allattacco e definì le idee di Don Calcagno una strana eresia.
"Regime Fascista", che finanziava "Crociata Italica", non perse
loccasione di manifestare al cardinale tutto il suo disprezzo attraverso articoli
quotidiani. Lo si accusava di essere un personaggio ambiguo perché in passato aveva
aderito al fascismo ed era stato un ammiratore di Mussolini, e gli si chiedeva come mai,
essendo primate della Lombardia, aveva minacciato quei sacerdoti di "Crociata
Italica" che volevano solo salvare la Patria e la Chiesa dagli ebrei e dai comunisti.
Ma il cardinale Schuster non era solo nei suoi attacchi, presto si aggiunsero
larcivescovo di Torino, Maurilio Fossati, e il patriarca di Venezia, card. Piazza.
Il colpo decisivo a Don Calcagno però non giunse da nessuno di questi sacerdoti, ma dal
decreto di scomunica del 24 marzo 1945 che non colpiva solo lui ma anche lintero
giornale che fu costretto a chiudere. Sempre fedele al suo personaggio, Don Calcagno fece
credere che tale decisione fosse dovuta ad un suo richiamo alle armi, in realtà si
trattava solo di una menzogna escogitata per facilitare la sua fuga. A Crema trova
ospitalità presso amici, ma riconosciuto dai partigiani decide di chiedere aiuto al
vescovo della città che lo nasconde presso il Seminario Comboniano. Qui tentano
inutilmente di ricondurlo sulla retta via ma viene nuovamente trovato dai partigiani che
lo arrestano. La sera del 27 aprile 1945 Don Calcagno viene condotto a Milano e rinchiuso
nei sotterranei del Palazzo di Giustizia. Il 29 mattina, presso una scuola di viale
Romagna, un tribunale del popolo lo condanna a morte. Caricato su di un camioncino è
condotto a piazzale Susa, luogo dellesecuzione. Prima che partano gli spari si pente
e chiede umilmente che un prete lo conforti, ma ormai è troppo tardi per tornare
indietro, gli resta solo il tempo di inginocchiarsi e fare il segno della croce. Dalla
vicina chiesa di Santa Croce accorre un sacerdote che ha udito gli spari. Vede a terra il
cadavere del confratello e gli somministra lestrema unzione sub conditione. Su un
carretto della nettezza urbana, la salma di Don Calcagno viene trasferita a Musocco e
sepolta nel campo dei fucilati. Nel 1945 la salma verrà riesumata e traslata nel cimitero
di Terni.
altre biografie:
I gerarchi
fascisti (storiadelfascismo.com)
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di antifascisti
Biografia Mussolini
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