L'intervista al sindaco storico di
Marzabotto
MARZABOTTO Come nasce la richiesta di perdono del presidente tedesco Rau a
Marzabotto? «Penso che gran parte del merito debba andare al presidente Ciampi», rivela
Dante Cruicchi, che è stato un sindaco storico di Marzabotto, lo fu dal '75 all'85, e che
è presidente del comitato per le onoranze ai caduti.
Come ha appreso la notizia?
«Sono stato informato dal sindaco De Maria e poi dal Quirinale».
Quando?
«Ai primi di marzo, con una nota ufficiosa».
Qual è stata la sua reazione?
«Mi sono detto: a questo punto posso anche ritirarmi».
La sua famiglia è stata coinvolta nella strage?
«No, perché io sono di Castiglion de' Pepoli».
Perché vuole ritirarsi?
«Perché sono felice».
Perché felice?
«Perché è così che si fa l'Europa. La visita dei due presidenti, di Ciampi e Rau, è
una manifestazione di grande importanza per l'Europa. Tanto più, quest'anno è anche il
sessantesimo anniversario del manifesto di Ventotene».
Che cosa c'entra?
«C'entra, perché sa che cosa dissero Spinelli, Colorni e Rossi, questi tre grandi
europeisti antifascisti nel 1942? Scrissero: 'Oggi bisogna saper gettare via i vecchi
fardelli, diventati ingombranti. Tenersi pronti al nuovo che sopraggiunge si badi
bene che siamo nel '41 quando Hitler dominava il mondo, senti quanta speranza, fiducia,
intuizione, preveggenza in queste parole così diverso da tutto quello che si è
immaginato. Scartare gli inetti tra i vecchi e suscitare nuove energie tra i giovani'».
Ma sono scuse che arrivano in ritardo, dopo più di 50 anni.
«Va be', comunque noi ci siamo battuti per arrivare a questo punto e per onorare anche i
tedeschi che hanno combattuto per la libertà.Penso ai due soldati che a Marzabotto si
rifiutarono di sparare e che sono rimasti ignoti. E mi viene in mente Rudolph Jacobs,
tenente della marina, che vede a Sarzana i crimini tedeschi e si ribella, va con i
partigiani, lotta, viene decorato con la medaglia d'argento. In Germania è considerato un
disertore, non gli danno la pensione, la famiglia viveva con quel poco che le dava
l'Italia».
Quante volte è stato chiesto un gesto come quello che si appresta a fare il
presidente Rau?
«Ne abbiamo sempre parlato, io fra l'altro sono segretario generale dell'Unione mondiale
delle città martiri. Sempre abbiamo detto che non si tratta di fare gesti clamorosi. Può
darsi che dopo tanti anni quello del presidente tedesco venga considerato un gesto un po'
stemperato. Ma è un grande fatto storico per l'Italia, la Germania e l'Europa. Noi ne
siamo orgogliosi perché è grazie a uomini come il presidente della Repubblica Ciampi che
siamo arrivati a questo».
Lei se l'aspettava?
«In questo momento no, ma vedevo che tutto convergeva in questa direzione. Noi andiamo in
Germania tutti gli anni, e loro vengono qui a Marzabotto, promuoviamo scambi culturali tra
i giovani».
La cosa chiude questo pellegrinaggio? Archivia l'argomento?
«No, perché la storia rimane».
Lei ritiene che questi orrori possano ripetersi?
«Non credo, il pericolo c'è sempre ma ormai siamo vaccinati».
Non le sembra giusto che anche per fatti come questi è bene che arrivi il giorno
in cui siano dimenticati?
«Dimenticati no, certo la memoria non deve servire a sviluppare sentimenti di vendetta e
di odio ma fornire contributi utili a estirpare ogni forma di violenza».
Degli slogan pronunciati in questi giorni da certi cortei, in cui gli ebrei sono
paragonati ai nazisti, che pensa?
«Sono bestemmie».
Gesti come quello di Rau rimuovono i pregiudizi e le incomprensioni?
«Certamente. I familiari delle vittime mi hanno già espresso la loro gioia. E' una gioia
il solo vedere il presidente della Repubblica tedesca venire a Marzabotto. Anche se non
parlasse, anche se non chiedesse perdono, la sua presenza sarebbe di per sé già
sufficiente».
Quanti furono i sopravvissuti?
«Un centinaio, forse qualcuno di più».
Quanti sono ancora vivi?
«Purtroppo negli ultimi anni ne sono scomparsi un'ottantina».
Dunque quanti saranno presenti alla cerimonia?
«Forse una decina».
Ma quante furono le vittime?
«A un primo censimento risultarono 1830. Ma una successiva, severa indagine ha accertato
che 721 in realtà erano morti per cause di guerra estranee all'eccidio e che le vittime
vere e proprie della strage furono 955, di cui quasi 700 fra donne, bambini e vecchi».
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