LIBRI: AVAGLIANO E PALMIERI, ODISSEA DEI SOLDATI ITALIANI
INTERNATI NEI LAGER =
STORIA DEI MILITARI CHE DOPO L'8 SETTEMBRE SCELSERO DI NON
COMBATTERE A FIANCO DEI NAZISTI
Roma, 27 set (Adnkronos) -
E' la storia dimenticata. Quella dei
soldati italiani che dopo l'8 settembre scelsero di non
combattere a
fianco dei tedeschi e furono deportati. A raccontarla, in un
libro che
sta catturando l'attenzione di storici e lettori, sono i
giornalisti e
studiosi di storia contemporanea Mario Avagliano e Marco
Palmieri che
firmano 'Gli internati militari italiani. Diari e lettere dai
lager
nazisti 1943-1945' (Einaudi, pp. 350, euro 20). Attraverso
testimonianze scritte dei protagonisti, centinaia di lettere e
diari
scritti nei lager e finora inediti, i due autori
ricostruiscono una
pagina della storia italiana a lungo trascurata. ''Continuano
le
discussioni sul luogo di destinazione -dice una testimonianza
ripostata nel libro- incomincia a correre la voce che si vada
ad
Allenstein, nella Prussia Orientale. Alle otto circa la
tradotta
riparte e noi ci prepariamo per un'altra nottata d'inferno''.
Dopo l'armistizio dell'8
settembre 1943 centinaia di migliaia di
militari italiani furono disarmati dai tedeschi e posti di
fronte a
una drammatica scelta: continuare la guerra sotto le insegne
nazifasciste o essere deportati nei campi di concentramento.
La gran
parte di loro, circa 650 mila, tra cui 30 mila ufficiali e 200
generali, rifiutarono di continuare a combattere al fianco dei
soldati
di Hitler e scelsero di non aderire alla Repubblica di Salo'.
La
conseguenza del loro rifiuto fu la deportazione e
l'internamento nei
lager nazisti, non come prigionieri di guerra ma con lo status
fino ad
allora sconosciuto di 'IMI', Internati Militari Italiani,
voluto da
Hitler per sottrarli alla Convenzione di Ginevra e sfruttarli
liberamente.
Questa pagina sconosciuta
della seconda guerra mondiale ora
torna a rivivere in un libro che la ricostruisce attraverso la
voce e
gli occhi dei protagonisti, grazie a centinaia di lettere
sottoposte a
censura e talvolta mai recapitate e diari, spesso clandestini,
scritti
nei lager in quei drammatici giorni, rimasti fino ad ora
inediti e
''sepolti'' in archivi pubblici, privati e di famiglia. I
diari e le
lettere degli IMI, inquadrati da una corposa introduzione
storica,
sono raccolti in nove capitoli, dal viaggio in tradotta verso
i lager
al ritorno a casa dei sopravvissuti, con un'appendice di foto
e
disegni dai campi. (segue)
LIBRI: AVAGLIANO E PALMIERI, ODISSEA DEI SOLDATI ITALIANI
INTERNATI NEI LAGER (2) =
UN'ALTRA RESISTENZA CHE
CONTRIBUI' AL RISCATTO DELL'ITALIA -
FEDELTA' ALLE STELLETTE DELLA PATRIA
(Adnkronos) - Ne emerge un
affresco nitido della vita e della
morte nei campi di concentramento nazisti. Una sorta di storia
''dal
vivo'' e ''in presa diretta'' della fame, del freddo, del
lavoro
coatto, delle violenze, dei crimini di guerra e degli altri
avvenimenti che costarono la vita a circa 50 mila internati e
segnarono per sempre tutti gli altri. Dagli stratagemmi per
aggirare
la censura e le riflessioni segrete sui taccuini di fortuna,
dalle
minuscole agendine tascabili alla carta igienica tenuta
insieme con lo
spago, emerge inoltre come la scelta di non aderire fu un atto
di
resistenza, tanto che il segretario del partito comunista
Alessandro
Natta, ex internato, parlo' di ''altra resistenza'' che
contribui' al
riscatto dell'Italia.
''La rivendicazione della
Resistenza antifascista -scrive lo
storico Giorgio Rochat nella prefazione del volume- si e'
ridotta per
decenni al dibattito politico sulla guerra partigiana. Negli
ultimi
anni registriamo il recupero di una dimensione piu' ampia.
Contiamo la
resistenza contro i tedeschi delle forze armate all'8
settembre. Poi
la guerra partigiana e la deportazione politica e razziale nei
lager
di morte. La partecipazione delle forze armate nazionali alla
campagna
anglo-americana in Italia. E infine la resistenza degli Imi
nei lager
tedeschi: le centinaia di migliaia di militari che invece
della guerra
nazifascista scelsero e pagarono la fedelta' alle stellette
della
patria. Tutti avevano ragione di sentirsi traditi dal re e da
Badoglio, che li avevano abbandonati senza ordini agli
attacchi
tedeschi. Cio' nonostante, una grande maggioranza di questa
massa di
sbandati preferi' la fedelta' alle stellette e la prigionia
nei
lager''.
In seguito a questa scelta
gli IMI andarono incontro
''volontariamente'', come scrisse nel suo diario clandestino
Giovannino Guareschi, l'autore di Don Camillo e Peppone,
all'epoca
giovane sottotenente, a venti mesi di prigionia, lavoro
coatto,
sofferenze e morte. Altri duecentomila, ai quali Avagliano e
Palmieri
dedicato un capitolo, fecero invece la scelta opposta e
decisero di
aderire alla Repubblica Sociale, per motivazioni ideologiche,
ma anche
per paura, incertezza o confusione. (segue)
LIBRI: AVAGLIANO E PALMIERI,
ODISSEA DEI SOLDATI ITALIANI INTERNATI NEI LAGER (3) =
LE LETTERE DEGLI INTERNATI,
TESTIMONIANZA DI UMANITA' TRA DOLORE
E FILO SPINATO
(Adnkronos) - L'esperienza
dei lager riguardo' e segno' anche
alcuni tra i piu' importanti esponenti della cultura,
dell'arte, della
politica e delle professioni del dopoguerra. Tra questi
l'attore
Gianrico Tedeschi, i senatori Paolo Desana e Carmelo Santalco,
lo
storico Vittorio Emanuele Giuntella, il manager d'industria
Silvio
Golzio, l'intellettuale cattolico Giuseppe Lazzati, il pittore
Antonio
Martinetti, il pittore e caricaturista Giuseppe Novello, il
filosofo
Enzo Paci, il musicista Mario Pozzi, il poeta Roberto Rebora,
gli
scrittori Mario Rigoni Stern e Giovannino Guareschi.
Il libro di Mario Avagliano
e Marco Palmieri riporta in piena
luce, attraverso gli scritti dei protagonisti, questa pagina
importante di storia italiana. Parole che sono pietre. E fanno
riflettere. Un documento, datato 23 maggio 1944 dice il dolore
dei
miliyari nei lager: ''Talora si sente un irresistibile istinto
di
pianto. Ma le lagrime non vengono fuori. La morte di un
compagno di
prigionia che a Beniaminowo nei primi mesi della deportazione
ti
strappava mute lagrime di angoscia e di compianto, adesso ti
lascia
indifferente o quasi. Tu non piangi, tu non sorridi, tu non ti
commuovi piu': senti le energie venire meno a poco a poco;
senti
quello sgretolamento fatale delle tue risorse fisiche e
spirituali, e
un pensiero ti agghiaccia il cuore: la morte. Tu senti che se
questa
vita dovesse continuare anche per molto tempo, la tua
giovinezza sara'
sacrificata inevitabilmente: dovrai morire''.
Il cappellano militare Barbero l'8 settembre 1943 e' a
Parga, in
Grecia, e viene internato a Oberlangen, Versen, Dortmund e
Hagen, in
Germania, dove svolge assistenza religiosa in una ventina di
campi di
lavoro. Il 17 aprile 1944 scrive: ''Tutti i giorni muoiono:
giovani
pieni di speranze, ragazzi di venti anni, padri di famiglia,
studenti,
tutti muoiono: e sono Piemontesi, sono Veneti, sono Romagnoli,
sono
Siciliani''. Sono italiani dimenticati, che queste pagine
tornano a
far parlare, con dignita' e onore. Ricordando il dolore
profondo di
questi uomini nel filo spinato della follia nazista.