La recensione di OmniRoma (24 ottobre 2009)
Omniroma-LIBRI, I LAGER RACCONTATI DA
"GLI INTERNATI MILITARI ITALIANI" internati militari italiani internati nei
campi di concentramento nazisti dopo l'armistizio
dell'8 Settembre torna a rivivere attraverso centinaia di lettere e
brani di diario inediti, che ricostruiscono giorno per giorno
i venti mesi di sofferenza, fame, freddo e morte nei lager di
Hitler. È stato presentato a Roma il libro "Gli Internati
Militari Italiani. Diari e lettere dai lager nazisti
1943-45" di Mario Avagliano e Marco Palmieri, appena pubblicato da Einaudi.
All'incontro - organizzato dall'Associazione Nazionale Reduci
dalla Prigionia (Anrp), Associazione Nazionale Ex Internati
(Anei) e Istituto romano per la storia d'Italia dal fascismo
alla resistenza (Irsifar), presso l'Auditorium
dell'Associazione nazionale mutilati e invalidi di guerra a Roma - hanno
partecipato gli storici Elena Aga Rossi e Antonio Parisella.
Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 centinaia di migliaia di
militari italiani furono disarmati dai tedeschi e posti di
fronte ad una drammatica scelta: continuare la guerra sotto
le insegne nazifasciste o essere deportati nei campi di
concentramento? La gran parte di loro - circa 650 mila, tra cui
30 mila ufficiali e 200 generali - rifiutarono di continuare a
combattere al fianco dei tedeschi e scelsero di non aderire alla
Repubblica di Salò. La conseguenza del loro "no" fu la
deportazione e l'internamento nei lager nazisti, non come prigionieri di
guerra ma con lo status fino ad allora sconosciuto di IMI,
Internati Militari Italiani, voluto da Hitler per sottrarli alla
Convenzione di Ginevra e sfruttarli liberamente. I diari e le
lettere degli IMI, inquadrati da una corposa introduzione
storica, sono raccolti in nove capitoli, dal viaggio in
tradotta verso i lager al ritorno a casa dei sopravvissuti, con
un'appendice di foto e disegni dai campi. Ne emerge un affresco
quanto mai nitido e dettagliato della vita (e della morte) nei
campi di concentramento nazisti. Una sorta di storia
"dal vivo" e "in presa diretta" della fame, del freddo,
del lavoro coatto, delle violenze, dei crimini di guerra e degli altri
avvenimenti che costarono la vita a circa 50 mila internati e
segnarono per sempre tutti gli altri, tra cui molti
internati di Roma e del Lazio, i cui scritti sono riportati nel libro.
Come nel caso del generale di brigata nato ad Arccia, Paolo
Grimaldi, che annota: "Si giunge il 4 novembre a Flossemburg,
campo di punizione per politici e criminali comuni. Nudo in bagno, ci
portano via tutto e ci vestono da veri straccioni: siamo nella
neve, senza berretto, sandali ai piedi, ogni indumento è
uno straccio". Qui Grimaldi viene condannato a morte per non aver
voluto aderire e si salverà solo durante una marcia di
trasferimento a Dachau, per l'arrivo degli Alleati. Oppure
dell'ufficiale romano Gastone Petraglia che nel febbraio descrive la
giornata tipo nel campo di Wietzendorf: "Il cielo è sempre
coperto ed imbronciato; raramente appare un raggio di sole; pochissime
volte un lembo di cielo azzurro. C'è poi sempre vento. Spesso
piove. Si spera che, passato questo mese, ed entrando in marzo si
possa stare meglio. Tutto il giorno siamo rintanati nello stanzone
che, tra il grigiore di fuori e la semi oscurità
dell'interno, sembra un antro e in realtà lo è. Le ore sono
interminabili". Dagli stratagemmi per aggirare la censura e le
riflessioni segrete sui taccuini di fortuna (dalle minuscole agendine
tascabili alla carta igienica tenuta insieme con lo spago)
emerge inoltre come la scelta di non aderire - compiuta in massa
da una generazione nata e cresciuta sotto il fascismo - fu un
vero atto di resistenza (il segretario del partito
comunista Alessandro Natta, ex internato, parlò di "altra
resistenza" ma il suo libro fu rifiutato nel 1954 e pubblicato solo
quarantadue anni dopo da Einaudi), che contribuì al riscatto
dell'Italia e degli italiani verso la democrazia e la libertà. (SEGUE). red
241522 ott 09 Omniroma-LIBRI,I LAGER RACCONTATI DA "GLI INTERNATI MILITARI ITALIANI"-2- un'annotazione di Armando Ravaglioli, romano
d'adozione e nel dopoguerra ideatore di molte manifestazioni
culturali della capitale, nell'ottobre 1943 a Fillingbostel:
"Quanti problemi da risolvere nel nostro spirito per essere
finalmente liberi nel cuore, benché chiusi nel filo spinato e
costretti dentro le dure regole germaniche! Benché disarmati e privi
di inquadramento, abbiamo comunque dalla nostra il peso della
massa e il valore della giovinezza. Per adesso, ci siamo avvalsi
del numero solamente per sottrarre alla continuazione
della guerra sotto la totale egida tedesca un notevole numero di
potenziali divisioni. Dovremo d'ora in poi valerci della limpidezza
morale e dell'entusiasmo della giovinezza per risolvere
con maggiore consapevolezza anche il problema dello
schieramento ideale fra le tante vie che si offrono al nostro popolo.
Sarà un modo di combattere una nostra guerra; questa variante
di guerra avrà un suo peso nel testimoniare la speciale
situazione morale del nostro popolo; esso sta attualmente
liberandosi di una ideologia che lo ha anchilosato per due decenni e adesso
deve cercare nuove strade di collaborazione civica".
"Per servire scrive nel lager di Deblin, in Polonia, lo
storico romano Vittorio Emanule Giuntella, che nel dopoguerra
sarà tra i maggiori studiosi del sistema
concentrazionario nazista - sono rimasto e rimarrò tra i reticolati". In
seguito a questa scelta gli IMI andarono incontro -
"volontariamente", come scrisse nel suo diario clandestino Giovannino Guareschi,
l'autore di Don Camillo e Peppone all'epoca giovane
sottotenente, a venti mesi di prigionia, lavoro coatto, sofferenze e
morte. Altri duecentomila (ai quali è dedicato un
capitolo) fecero invece la scelta opposta e decisero di aderire alla
Repubblica Sociale, per motivazioni ideologiche, ma anche per
paura, ricatto, incertezza e confusione. L'esperienza dei
lager riguardò (e segnò) anche alcuni tra i più importanti
esponenti della cultura, dell'arte, della politica e delle
professioni del dopoguerra, di cui nel libro sono contenuti
diversi scritti inediti dell'epoca (come l'attore Gianrico
Tedeschi, i senatori Paolo Desana e Carmelo Santalco, lo storico
Vittorio Emanuele Giuntella, il manager d'industria Silvio
Golzio, l'intellettuale cattolico Giuseppe Lazzati, il pittore Antonio
Martinetti, il caricaturista Giuseppe Novello, il filosofo
Enzo Paci, il musicista Mario Pozzi, gli scrittori Roberto
Rebora, Mario Rigoni Stern e Giovannino Guareschi). Il libro
di Mario Avagliano e Marco Palmieri riporta in piena
luce, attraverso gli scritti dei protagonisti, questa pagina
importante di storia italiana. Mario Avagliano è nato a Cava de' Tirreni,
vive e lavora a Roma. Giornalista professionista e studioso di
Storia contemporanea, è membro dell'Istituto Romano per alla Resistenza e della Sissco e dirige il
Centro Studi della Resistenza dell'Anpi di Roma-Lazio. Tra le sue
opere: Roma alla macchia. Personaggi e vicende della Resistenza
(Cava de' Tirreni 1997); "Muoio innocente". Lettere di
caduti della Resistenza a Roma (in collaborazione con Gabriele Le Moli,
Milano 1999). Per Einaudi ha curato il volume Generazione
ribelle. Diari e lettere dal 1943 al 1945 (2006) e ha pubblicato Gli
internati militari italiani. Diari e lettere dai lager nazisti
1943-1945 (2009). Marco Palmieri è nato a Isernia, vive e
lavora a Roma. Giornalista e studioso di Storia
contemporanea, ha lavorato per diverse testate; è membro del Centro Studi
della Resistenza dell'Anpi di Roma-Lazio e ha pubblicato
numerosi articoli e saggi sulla deportazione, l'internamento e le
vicende militari italiane nella Seconda guerra mondiale. Per
Einaudi ha pubblicato Gli Internati Militari Italiani.
Diari e lettere dai lager nazisti 1943-1945 (2009). red 241522 ott 09
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