Nell'accostarsi in tutta la sua straordinaria complessità al biennio 1943-45, la
storiografia ha dedicato un'attenzione crescente agli individui e alla motivazioni che ne
determinarono le scelte dopo l'8 settembre e di fronte all'occupazione tedesca. Da questo
punto di vista i documenti più preziosi sono indubbiamente le lettere e i diari privati,
ossia quelle fonti coeve che con più immediatezza si sarebbe tentati di scrivere
"naturalezza" se non richiedessero anch'essi una costante attenzione critica
ci restituiscono il clima del momento, le impressioni e le reazioni sollevate da
avvenimenti e vicende che successivamente nella memoria della resistenza, privata o
pubblica, individuale o collettiva, avrebbero poi assunto un significato diverso da quello
loro inizialmente attribuito con il risultato, spesso, di ridimensionare molti degli
elementi e delle dimensioni più significative di quell'esperienza storica.
"Restituire" la parola ai protagonisti di quei giorni, senza alcun intendimento
celebrativo, è la ragione di questa raccolta curata da Mario Avagliano, che si compone di
testi inediti o poco noti, tutti destinati a una ricezione privata o personale.
Impossibile nel leggerla non istituire un parallelo con il celebre libro di Malvezzi e
Perulli, da cui però il lavoro di Avagliano si discosta significativamente per due
motivi. Innanzitutto perché i testi qui raccolti non furono scritti in una situazione
estrema, quale l'approssimarsi di una esecuzione capitale, ma, per quanto risentano
dell'eccezionalità degli avvenimenti, sono nella loro maggioranza riconducibili alla
"quotidianità" di quegli anni.. Inoltre il libro di Avagliano non raccoglie
soltanto testi di partigiani, ma, opportunamente, di tutti coloro che la storiografia ci
ha abituati a riconoscere come "resistenti": i deportati politici, i militari
italiani internati, i militari che parteciparono alla resistenza nei Balcani, o ancora
quanti combatterono al fianco degli alleati nel Corpo volontari della libertà.
Intervallando, con grande efficacia narrativa, pagine di diario a lettere private, testi
ora sgrammaticati a testi non privi di qualche pretesa "stilistica", personaggi
celebri e "mitici" a eroici sconosciuti, Avagliano compone una cronaca "dal
vivo" delle vicende resistenziali, restituendoci le aspettative e le ansie di quei
giorni, dal 25 luglio al 25 aprile, ma anche gli aspetti apparentemente più banali, la
dimensione più intima e privata della resistenza. Colpisce l'eterogeneità degli autori
(di cui il libro in appendice propone anche una serie di schede biografiche): padri e
figli, uomini e donne, militari, sacerdoti, quadri di partito, intellettuali o operai,
comunisti, socialisti, azionisti, monarchici, cattolici, tutti accomunati, pur nella
difformità delle loro opzioni ideologiche (peraltro in divenire), dalla comune tendenza
ad avvalersi nella scrittura del richiamo a immagini e valori tradizionali (su tutti
l'amor di patria e, per molti, il cristianesimo), connotandoli però, spesso
inconsapevolmente, di un nuovo significato, quella comune aspirazione a un integrale
rinnovamento democratico della società italiana, alla giustizia e alla pace, che avrebbe
trovato la sua più alta espressione nella nostra carta costituzionale.