|
|||||
In libreria "Di pura razza italiana" di Mario Avagliano e Marco Palmieri: la storia della reazione degli italiani "ariani" di fronte alle leggi razziste tra il 1938 e il 1943 (Baldini & Castoldi, 448 pagine, 18,90 euro) In
occasione del 75° anniversario delle leggi razziali, esce in tutte le librerie il nuovo
saggio di Mario Avagliano e Marco Palmieri, Di pura
razza italiana (Baldini & Castoldi, pp. 446, euro 18.90), che per la prima volta
in Italia, mette a fuoco la reazione di complicità, indifferenza, opportunismo, e in rari
casi di solidarietà, degli italiani ariani ai provvedimenti e alla
persecuzione antiebraica nel nostro Paese, attraverso una ricognizione ampia e
approfondita dei documenti coevi da tutta Italia, quali diari, lettere, denunce, articoli di giornale e relazioni fiduciarie. Un libro potente di
denuncia. Una lettura necessaria. Dalla
recensione di Aldo Cazzullo, Corriere della Sera: «Pagine
emozionanti, che colpiscono e indignano. Una cronaca impietosa, una sorta di «romanzo
criminale» dellantisemitismo italiano». Amedeo Osti Guerrazzi, storico:
«E' un libro estremamente importante e completo, perché sulle leggi razziste c'è stata
una immensa rimozione di massa, un oblio condiviso, che ha coinvolto l'intera popolazione
e nessuno ha voluto vedere, sapere, capire cosa stava succedendo. Questo volume
contribuisce a fare luce sulla galleria degli orrori dellantisemitismo italiano». «È
tempo che gli italiani si proclamino francamente razzisti». Così recitava il Manifesto
della razza che nel luglio 1938, dopo una virulenta propaganda sui giornali,
ufficializzò la svolta antisemita dellItalia fascista. Entro novembre il regime
passò dalle parole ai fatti, varando le cosiddette leggi razziali che equivalsero alla
«morte civile» per gli ebrei, banditi da scuole, luoghi di lavoro, esercito, ed
espropriati delle loro attività. La bella gioventù
dell'epoca (universitari, giornalisti e professionisti in erba) rappresentò l'avanguardia
del razzismo fascista. Molti di loro avrebbero costituito l'ossatura della classe
dirigente della Repubblica, cancellando le tracce di quel passato oscuro. Non
a caso, per lungo tempo la persecuzione è stata declassata dalla memoria collettiva, e da
una parte della storiografia, a una pagina nera che gli italiani, in fondo «brava
gente», avrebbero subìto passivamente. Per
restituirci unimmagine quanto più veritiera possibile dellatteggiamento della
popolazione di fronte alla persecuzione dei connazionali ebrei, Avagliano
e Palmieri hanno compiuto una ricognizione di unenorme mole di fonti (diari,
lettere, carteggi burocratici e rapporti dei fiduciari della polizia politica, del
Minculpop e del Pnf) dal 1938 al 1943. Ne
è emersa una microstoria che
narra un «altro Paese», fatto di persecutori (i funzionari di Stato), di
agit-prop (i giornalisti e gli intellettuali che prestarono le loro firme), di delatori
(per convinzione o convenienza), di spettatori (gli indifferenti) e di semplici sciacalli
che approfittarono delle leggi per appropriarsi dei beni e le aziende degli ebrei. Rari i
casi di opposizione e di solidarietà, per lo più confinati nella sfera privata. Complessivamente
in quegli anni bui milioni di persone si scoprirono di
pura razza italiana e i provvedimenti razziali riscossero il consenso maggioritario
della popolazione.
Entra nella pagina di Facebook:
LE RECENSIONI (quotidiani nazionali)
TV e RADIO
LE RECENSIONI (quotidiani locali)
LE RECENSIONI (periodici)
Mario Avagliano, giornalista e storico, è membro
dell'Istituto Romano per la Storia d'Italia dal Fascismo alla Resistenza (Irsifar), della
Società Italiana per gli Studi di Storia Contemporanea (Sissco) e del comitato
scientifico dellIstituto Galante Oliva, e direttore del Centro Studi
della Resistenza dell'Anpi di Roma-Lazio. Collabora alle pagine culturali de Il Messaggero e de Il Mattino. Con Einaudi ha pubblicato: Generazione ribelle. Diari e lettere Visita il blog di Mario Avagliano
|