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I
terroristi
I kamikaze, fantasmi senza nome
L'identità dei terroristi corrisponde a persone vive
e innocenti
di Fabio Scuto
BOSTON - Potrebbero rimanere per sempre dei fantasmi. Uominiombra senza nome i
terroristi che hanno provocato la catastrofe dell'11 settembre scorso. Quando sembrava che
l'Fbi avesse imboccato la pista giusta per identificare i kamikaze che hanno fatto
schiantare i quattro aerei, i federali si sono ritrovati nelle mani cartacce senza valore.
Solo due dei terroristi avrebbero utilizzato negli Usa le loro vere identità, gli altri
avrebbero usato passaporti rubati cambiando solo le foto. Uno scacco ulteriore ai
settemila investigatori federali impegnati a tempo pieno nelle indagini. Il direttore
dell'Fbi, Robert Mueller, la scorsa settimana si era detto "abbastanza convinto"
che le identità dei dirottatori fornite dalla sua agenzia erano giusti. Poi una rapida
marcia indietro, l'Fbi adesso sostiene che "vi sono ancora dei dubbi su una buona
parte delle identità" dei dirottatori, anche perché stanno spuntando i
"veri" proprietari di quei nomi. La ricerca continua più affannosa che mai, la
lista dei ricercati per essere interrogati si allunga, il loro numero ora è superiore a
200 mentre sono 115 le persone in custodia e attualmente interrogate dall'Fbi. Tre
ricercati come "basisti" degli attacchi sono stati arrestati a Boston e Chicago
mentre ieri per la prima volta sono state diffuse le immagini che ritraggono Mohamed Atta
e il presunto Abdulaziz Alomari quando all'alba dell'11 settembre scorso passano i
controlli dell'aeroporto di Portland da dove raggiunsero Boston per poi portare a termine
la loro missione di morte sul volo numero 11 dell'American Airlines.
«Non ero a New York, non ho dirottato nessun aereo, ma soprattutto sono vivo», ha fatto
sapere Abdulaziz Alomari, uno degli uomini che secondo l'Fbi dovrebbe essere morto mentre
era alla guida del primo jet che si è schiantato contro le Twin Towers. Alomari si trova
a Riad, in Arabia Saudita, non viene negli Stati Uniti dallo scorso anno e ha seguito gli
attentati contro gli Usa alla tv. Quando sul piccolo schermo ha visto comparire la sua
fotografia e il suo nome non riusciva a credere ai propri occhi: «Il nome è il mio, la
data di nascita è la stessa, ma quello non sono io», ha dichiarato in un'intervista a
Asharq alAwsat, giornale arabo con base a Londra. Alomari, che ha studiato ingegneria
negli Stati Uniti, aveva denunciato alla polizia il furto del suo passaporto a Denver
(Colorado) nel 1995.
Alomari non è il solo a trovarsi coinvolto nella catastrofe dell'11 settembre. Sempre in
Arabia Saudita, secondo Asharq alAwsat, si trovano altri quattro uomini indicati come
presunti colpevoli e che invece sono «vivi, innocenti e totalmente stupefatti».
L'uso di identità fasulle è una delle armi preferite da Osama Bin Laden, l'Fbi nel sito
web che contiene i 10 criminali più ricercati al mondo, lo cita con una decina di nomi
diversi. «Si è trattato di una operazione terroristica molto delicata, i terroristi
potrebbero addirittura non essere stati a conoscenza dei veri nomi dei loro compagni», ha
detto ieri l'ex capo del servizio di sicurezza interno del Dipartimento della giustizia,
John Martin. Anche Ramzi Yousef, condannato a 240 anni di carcere per l'attentato contro
il World Trace Center del 93, potrebbe in realtà aver usato un nome falso. Il vero
Yousef era nato in Kuwait e aveva studiato allo "Swansea Institute of Higher
Education", nel Galles.
Un punto a suo favore nella più grande caccia all'uomo della storia d'America, l'Fbi l'ha
messo a segno l'altra notte in un sobborgo di Boston. Le manette sono scattate ai polsi di
Nabil Marabh, ex taxista della capitale del Massachusetts, che i federali in realtà aveva
cercato al suo vecchio indirizzo di Detroit dove hanno poi arrestato tre arabi in possesso
di falsi passaporti, falsi "pass" per l'aeroporto e mappe di due scali in
Turchia e Giordania. Marabh, secondo l'Fbi uno dei basisti degli attacchi aerei, fra
l'altro era già ricercato negli Usa per aver accoltellato un uomo a Boston nel marzo
dell'anno scorso. E' stato un terrorista pentito del network di Osama Bin Laden, in
carcere in Giordania, a fare il suo nome come elemento di punta dell'organizzazione in
America. Marabh era stato anche arrestato negli anni scorsi dalla polizia canadese nella
zona delle Cascate del Niagara per possesso di un falso passaporto. Forti elementi
d'accusa sarebbero stati trovati nella casa dove sono stati arrestati due uomini di
origine mediorientale. I loro nomi sono stati diffusi dall'Fbi, ma sono i loro veri nomi o
altre identità rubate chissà dove? Il rompicapo per gli agenti speciali continua.
(la Repubblica, 21 settembre 2001)
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