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I
terroristi
Un video
inchioda Bin Laden l'America non ha più dubbi

In quelle immagini dello sceicco che esulta, la Cia ha
visto la prova che cercava |
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Dunque, non ci possono più essere dubbi. Osama Bin Laden, l'uomo che si
crede Dio, sapeva. Osama Bin Laden aveva organizzato l'attacco. Osama Bin Laden è davvero
il capo gangster che ha voluto e organizzato la strage. E Osama Bin Laden non si trova.
Dai detriti del regime Taliban che stanno volando come cocci sotto le bombe americane e le
spallate degli ausiliari afgani, affiorano i rottami di una verità che in molti,
soprattutto nel mondo musulmano, non volevano e ancora non vogliono accettare, la
«colpevolezza» dello sceicco demente con gli occhi dolci. Emerge una videocassetta a 8
millimetri, una di quelle da videocamere amatoriali usate da sposi in viaggio di nozze e
genitori per i primi passi dei loro figli, che arriva al governo americano e poi filtra al
Washington Post, che riprende una sorta di empia "ultima cena", nel giorno della
dichiarazione di guerra all'America. In una casa di Jalalabad, una delle città afgane che
Osama e i suoi apostoli usavano come base, il "consiglio d'amministrazione" di
Al Qaeda è riunito a cena. Qualcuno informa il leader che il colpo contro Manhattan e
Washington è andato bene, benissimo, oltre le migliori speranze.
Osama apre le braccia, in un gesto di devota gratitudine e alza gli occhi al cielo.
Neppure lui, si sente la sua voce dire nel nastro, si aspettava tanta grazia. Appare
perfino diabolicamente divertito, nel riferire che alcuni dei suoi dirottatori nemmeno
sapevano di essere destinati al sacrificio. Da bravo ingegnere civile, da esperto in
quelle costruzioni dove aveva accumulato e moltiplicato i miliardi ereditati dal padre con
la complicità dei sauditi, aveva calcolato che i due grattacieli sarebbero crollati
soltanto fino ai piani trafitti dagli aerei carichi di civili che i suoi kamikaze
pilotavano. Invece i due edifici collassano, le loro strutture portanti di acciaio fuse
dal calore del kerosene in fiamme. Un esito, dice Osama con osservazione quasi stupita, da
tecnico, «completamente inaspettato». Ma ben gradito, «sia fatta la volontà del
Signore». E promette che «ci sarà di più ...».
Talmente chiara è la responsabilità che queste parole tradiscono, talmente inconfutabile
è la colpevolezza di Osama, che aveva sempre «approvato» nel nome della vendetta
islamica ma mai rivendicato l'orrore di Manhattan, che persino il governo americano ha
avuto inizialmente paura di crederci. La videocassetta trovata in una casa di Jalalabad è
stata vista e rivista, prima da Bush e poi dagli esperti di terrorismo e di Al Qaeda. Poi
è stata consegnata ai tecnici della Nsa, la "Cia elettronica", quella che
origlia e spia con i computer di Echelon le comunicazioni audio, video e informatiche nel
mondo. I tecnici hanno escluso che si tratti di un montaggio, di una contraffazione e
hanno dichiarato autentico e genuino il nastro. «Questa è la smoking gun», è la
pistola fumante che prova la colpevolezza, ha detto il direttore della Cia, George Tenet,
a Bush e la prima "fuga" di notizie autorizzata dall'alto, come sono quasi tutte
le "fughe" di notizie e le finte indiscrezioni, è stata autorizzata al giornale
di Washington.
Ma il nastro, con i suoi oltre 30 minuti di video, non è ancora stato diffuso e i
funzionari della Casa Bianca, quando si chiedono conferma, si limitano ad ammettere che
esiste e che in esso è evidente la responsabilità di Osama, come ieri sera ha detto il
vicepresidente, Dick Cheney. Eppure, questa sarebbe proprio quella famosa
"prova", appunto quella "pistola fumante" che gli Alleati della
coalizione, le opinioni pubbliche europee e soprattutto il mondo arabo e musulmano
invocano da tempo per convincersi che la guerra all'Afghanistan e la caccia a Osama Bin
Laden sono giustificate legalmente e non sono quella "crociata" di civiltà
"superiori" contro l'Islam che la grande maggioranza degli arabi sospettano.
Perché dunque non rilasciare la videocassetta, perché non consegnarla alla tv araba Al
Jazeera, per confutare le voci che in ogni dibattito e in molti servizi ripetono di non
credere alla "demonizzazione" di Osama Bin Laden? Perché mostrare ai governi
europei, ai cruciali alleati islamici come il Pakistan, soltanto "prove
riservate", chiedendo al pubblico di "fidarsi della parola", dietro il
segreto di Stato?
La risposta è ovvia: perché nonostante il collasso del regime Taliban, nonostante le fin
troppo facili vittorie militari della bande dell'opposizione contro le bande dei
"seminaristi" e della loro legione araba, la preda, il vero e reale obbiettivo
primario della campagna militare non si trova e non si sa neppure dove sia. Mentre
generali e politici continuano a ripetere da giorni la stessa frase che ormai si va
facendo ridicola, a dire che «il cappio si stringe» attorno a Osama Bin Laden, nessuno
sa davvero dove sia e qualcuno comincia a pensare che neppure la grande sceneggiata
militare e mediatica organizzata attorno alle grotte di Tora Bora produrrà colui per il
quale gli americani e la coalizione sono in guerra da due mesi. La distruzione della
dittatura teocratica del mullah Omar era il mezzo per arrivare al vero fine, alla cattura
dei quadri dirigenti di Al Qaeda.
Quanto più si personalizza la guerra, tanto più imbarazzante diventa la caccia ai
fantasmi del mullah Omar, dello sceicco Osama, del suo secondo Al Zawahiri, che finora non
hanno prodotto nulla, altro che loro parenti e figli uccisi. Nel fervore patriottico e
nella retorica della "vittoria", si è dimenticato che la posizione ufficiale di
Bush, nei giorni successivi alla strage di Manhattan, non era «guerra ai Taliban», ma
«consegnatici Osama o pagatene le conseguenze». Se Kabul avesse consegnato lo sceicco,
non sarebbe stata bombardata e i Taliban sarebbero ancora al potere. Dunque, la cassetta
video affiorata dal naufragio del regime è insieme un conforto e una condanna. Conforta
gli amici dell'America, e smentisce i nemici, sulla colpevolezza dello sceicco assassino.
Ma condanna Bush a inseguirlo e catturarlo, se questa guerra all'Afghanistan vuole davvero
essere qualcosa più che un cambio di bande opposte nelle vie di una nazione torturata. |
(la Repubblica, 10 dicembre 2001)
Ecco il video choc di Osama Bin Laden (repubblica.it)
Bush: "Bin Laden? Un assassino" (repubblica.it)
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