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Il
movimento pacifista
Preti e suore al sit in pacifista
davanti all'ambasciata Usa
Inedita manifestazione davanti ai cancelli di Via
Veneto
Roma - «La pace contro la guerra, la pace contro ogni forma di violenza e di
terrorismo». «Con la pace tutto è possibile, con la guerra tutto è perduto».
«America, osa la pace!», «America in nome di Dio ripudia la guerra!». Per oltre due
ore - ieri pomeriggio -, l'ambasciata americana di Roma è simbolicamente assediata da
oltre un centinaio di suore, missionari e missionarie, laici cattolici: un pacifico
esercito di religiosi e uomini di Chiesa vestiti con abiti talari, «armati» di croci e
di lumini accesi, dietro a grandi striscioni con slogan che non lasciano dubbi. Autentici
«volontari della pace» che hanno aderito all'iniziativa «di preghiera» contro guerre e
terrorismo indetta dall'Unione internazionale dei superiori e superiore maggiori,
l'organismo che raggruppa le più importanti congregazioni religiose.
Per oltre due ore, a via Veneto, davanti all'ambasciata Usa pregano in silenzio, cantano
salmi gregoriani, inni di pace e di speranza decine e decine di suore di diverse
nazionalità; missionari e religiosi provenienti dall'Africa e dalle terre di missione
dell'America Latina, del Medio Oriente. E' gente consacrata, gente di preghiera, ma
abituata a convivere con i più grandi drammi causati da guerre e violenze e per questo,
spiegano in coro, «siamo qui a ricordare con la preghiera e col silenzio che con la pace
tutto è possibile, mentre con la guerra tutto è perduto». Lo dice don Gianni Novelli,
direttore del Centro Interconfessionale per la pace (il Cipax), dietro a uno striscione
che riporta una celebre frase di uno dei più grandi teologi protestanti trucidato nei
campi nazisti, Dietrich Bonhoeffer («Il cristiano è chiamato a osare la pace per
fede»). Lo ribadisce Luigi Sandri della Comunità di base di San Paolo di Roma, che -
oltre a condannare «ogni forma di guerra» - ricorda che «è una bestemmia ammazzare in
nome di Dio». Animatore della protesta silenziosa è un religioso americano, fratel Anton
De Roeper, segretario della commissione Giustizia e pace dell'Unione internazionale
superiori e superiore maggiori che, mentre stringe una candela accesa, prega e ripete che
il terrorismo non si combatte con una «guerra destinata solo a mietere altre vite
innocenti». Alla domanda su cosa fare per rispondere a chi ha causato la morte di oltre 6
mila vittime innocenti, tutti affermano che «è sbagliato rispondere alla violenza con
altra violenza», Don Gianni Novelli invoca invece «un ruolo più diretto dell'Onu» e un
più incisivo intervento dei servizi di intelligence. «Pace», gridano compostamente
dietro ad una grande croce di legno per oltre due ore gesuiti, francescani, maristi,
Fratelli delle scuole cristiane, comboniani, saveriani, cappuccini. «E pace continueremo
a gridare anche nei prossimi giorni, anche se sembrerà un sogno utopico», avverte madre
Clarice Gengaroli, superiora generale delle suore Figlie di Maria Missionaria. C'è da
crederle: lo faranno.
(o.l.r.)
(la Repubblica, 25 settembre 2001)
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