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Il movimento pacifista

trangolino.gif (131 byte) Il Papa invoca la pace: "Non utilizzate le armi"

"Cristiani e musulmani insieme per la pace"

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ASTANA - No alle armi, sì al dialogo. Ancora una volta Giovanni Paolo II spende le sue parole per ammonire il mondo sui rischi di una guerra. Il Papa parla dal
Kazakhstan, da quell'Asia centrale che oggi più che mai è diventata un focolaio
di conflitti. E proprio alla crisi internazionale aperta dagli attentati dell'11
settembre a New York e Washington sono dedicati i suoi pensieri.
"Le controversie vanno risolte con trattative e dialogo, non con le armi",
dice il Papa in russo, senza fare riferimenti espliciti agli attacchi agli Stati Uniti.
Ma è in quella chiave che va letto il suo monito. Anche nella straordinaria gravità della situazione, Karol Wojtyla non rinuncia quindi a mettere la sua autorità in campo per scongiurare il pericolo di una nuova guerra. E chiede che siano le diplomazie a isolare e sconfiggere la minaccia dei terroristi.
"La religione non deve mai essere usata come motivo di conflitto. Da questo
luogo invito insieme cristiani e musulmani ad elevare una intensa
preghiera all'unico onnipotente Dio del quale siamo tutti figli, perché il
supremo bene della pace possa regnare nel mondo". Giovanni Paolo II torna a
invitare gli uomini di fede a non farsi dividere dai loro credo. E ancora una volta si oppone ai venti di guerra che stanno in questi giori attraversando il pianeta. Lo fa nel secondo giorno della sua vita in Kazakhstan, una terra povera in cui
comunque cristiani e musulmani convivono senza odio.
"Da questa città del Kazakhstan, una nazione che è un esempio di armonia tra uomini e donne di diverse origini e fedi, desidero fare un forte appello a tutti i cristiani e ai seguaci di altre religioni, che possono lavorare insieme per
costruire un mondo senza violenze, un mondo che ama la vita e cresce nella giustizia e nella solidarietà", dice il Pontefice dopo l'Angelus recitato al termine della messa domenicale. E sono parole forti, che non comparivano nel testo distribuito ai presenti, dettate dalla preoccupazione del Papa per la situazione internazionale.
Alla messa di Giovanni Paolo II hanno assistito 30.000 persone. "Almeno tre quarti non sono nemmeno cristiani Ci sono musulmani, ortodossi e anche agnostici. C'è
anche il gran Mufti", dice il portavoce vaticano Joaquin Navarro Valls. Quasi a sottolineare la forza dell'esempio di convivenza pacifica che il popolo del Kazakhstan ha saputo conquistare.
Quello della fratellanza fra i fedeli è diventato ormai i tema portante della visita del Papa. Giovanni Paolo II ne parla anche durante più volte. "Conosco la vostra storia conosco le sofferenze a cui molti di voi sono stati sottoposti, quando
il precedente regime totalitario vi ha strappati dalle vostre terre d'origine e vi ha qui deportati in condizioni di grave disagio e privazione", dice il Pontefice. Che poi invita i presenti alla preghiera "affinché, nella varietà delle sue componenti etniche, culturali e religiose, progredisca nella giustizia, nella solidarietà e nella pace. Progredisca grazie alla collaborazione, in particolare, di cristiani e musulmani,
impegnati ogni giorno, fianco a fianco, nell'umile ricerca della volontà di Dio".

(la Repubblica, 22 e 23 settembre 2001)

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