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Biografia
Domenico e Nicola Pastina
Domenico nacque a Trani il 25 novembre 1898. "Insieme al fratello
Nicola (1901-1977) seppe svolgere, all'indomani del settembre 1943, una coraggiosa azione
per il ristabilimento di quella libertà di stampa e di pensiero che, soffocata per
vent'anni, si voleva continuare a negare al nostro popolo, assetato di giustizia a di
libertà". Così Benedetto Ronchi sintetizzò la loro attività pubblicistica e
l'impegno profuso nella lotta antifascista.
E Vittorio Fiore, in un articolo nella Gazzetta del Mezzogiorno del 4 gennaio 1978, lo
ricorda "immerso con spirito critico nella lotta politica
e lucido testimone e
attore della vita pubblica pugliese".
Di agiata e signorile famiglia (avvocato il padre, una Di Scanno
dei Marchesi Curci De Nobili di Napoli la madre), Mimì ed il fratello Nicola, avvocato il
primo e giornalista il secondo, provenivano da un ambiente in cui per tradizione si
coltivavano studi giuridici e si esercitava la professione forense, e in cui l'ideale
politico liberale si univa a un costume e ad una educazione d'ispirazione cattolica.
Nel 1919, nel primo dopoguerra, tenne un travolgente discorso irredentista nel corso di
una pubblica manifestazione "Pro Dalmazia".
Negli anni che precedettero immediatamente il fascismo, Nicola fu redattore de "Il
Becco Giallo" e de "Il Risorgimento" (edizione del mattino de "Il
Mondo").
Avendo conosciuto la fallacia del "fascio" e desideroso di nuove espressioni
politiche confacente alla sua educazione cattolica ricevuta ed ai loro ideali di libertà
e di giustizia, entrò insieme al fratello Nicola a far parte del Partito Popolare di Don
Sturzo. Nel 1924 divenne Segretario Politico della Sezione di Trani.
Inserito in uno dei gruppi impegnati nella lotta contro il fascismo, più volte Domenico
Pàstina corse il rischio di cadere nelle reti della polizia. Nel 1942 partecipò al
convegno clandestino di Firenze, nel corso del quale vari gruppi si costituirono in
Partito d'Azione.
Dopo l'esperienza romana, il fratello Nicola tornò a Trani e insieme, continuarono a
combattere le loro battaglie politiche attraverso il giornalismo.
Nel 1943 dettero vita al giornale "L'Italia libera", che mutò poi la testata in
quella di "Azione meridionale", la cui direzione fu assunta dal fratello Nicola.
Ma ben presto vi fu l'azione repressiva; il periodico fu sequestrato e disposto l'arresto
del direttore e dei redattori del giornale, con conseguente deferimento al Tribunale
Militare. Nella esecuzione dei predetti provvedimenti, fu arrestato per errore Domenico al
posto del fratello Nicola.
L'episodio suscitò forti reazioni attraverso una campagna di stampa a livello nazionale,
cosa che servì ad ottenere il sospirato ripristino della libertà di stampa, dopo
l'armistizio, avendo costretto il governo Badoglio ad abrogare le leggi fasciste sulla
stampa. Così i Pàstina poterono continuare le pubblicazioni del giornale che cambiò il
nome in "L'Italia del Popolo" di cui Nicola fu il direttore e Domenico
autorevole collaboratore.
Tra il 1946 ed il 1957 furono pubblicati sulla "Gazzetta del Mezzogiorno" di
Bari e su "La Stampa" di Torino, alcuni scritti di Domenico, dimostrando ancora
una volta la sua preoccupazione per la gente del sud, per il Mezzogiorno, "della
bonifica umana che bisogna operare nel sud, se lo si vuol liberare dalle antiche sue
servitù, dalle secolari sue condizioni di arretratezza". Egli, "con discrezione
e riservatezza si affacciò alla ribalta della vita politica e con altrettanta discrezione
e riservatezza, ritenuto adempiuto il suo compito, se ne ritrasse".
A Domenico e Nicola Pàstina fu intitolata, nel 1991, la strada che dal civico 91 di via
Barletta va fino a via Giacinto Francia.
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