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Biografia

pallanimred.gif (323 byte) Aldo Garosci

Nato a Meana di Susa nel 1907. Era poco più di un ragazzo quando, a Torino, approdò alle rive dell'antifascimo. Era la Torino di Gramsci, di Gobetti, di Venturi, la città che Vittorio Foa descrive come una specie di "zona franca, una zona che accompagna l'Italia senza farsene integrare". Sarà il delitto Matteotti a sospingerlo nell'agone. Via via, conseguita la laurea in Lettere, si dipanerà una milizia epica, che parte dal ricordo di Piero Gobetti all'Università nel 1927. In quegli anni nasce a Torino un movimento di giovani intellettuali "che si situano fuori del fascismo, contro il fascismo e che non sono comunisti". Un gruppo di cui Garosci e Mario Andreis sono gli animatori e che dà vita al foglio clandestino "Voci d' officina". L'intonazione è "operaistica", risente della suggestione delle idee gobettiane, ed ha una certa diffusione nelle università e nei licei. Nel gennaio del 1932 tutto il gruppo, Garosci in testa, viene arrestato. Dopo il carcere la fuga a Parigi capitale dei fuoriusciti e punto d'incontro e di scontro tra le varie correnti politiche e ideologiche. Nazismo e fascismo trionfavano in gran parte d'Europa. In Spagna erano in corso le prove generali di una guerra civile considerata l'anticamera del conflitto mondiale. Gramsci, insieme a Carlo Rosselli, fu tra i primi, nell'estate del 1936, ad avvertire che l'ora dell'azione era arrivata. La colonna italiana, di cui Garosci faceva parte, contava 150 uomini di tutte le età e condizioni, intellettuali e operai, in maggioranza anarchici (un'ottantina), venti i giellisti, e i restanti repubblicani, socialisti e comunisti. In Aragona Garosci partecipò tra l'altro alla battaglia di Monte Pelato, e fu anche ferito. Dopo la sconfitta in Spagna, e l'occupazione nazista della Francia, la fuga negli Stati Uniti. A New York Garosci sarà nel 1941 uno degli animatori della "Mazzini society" pattuglia liberaldemocratica e liberalsocialista - intelligente, estrosa, e litigiosissima - che propugnava la creazione di una Legione italiana da affiancare agli alleati. Collaborò anche ai «Quaderni italiani» di Bruno Zevi.
Infine il ritorno in Italia, nel '43, e la partecipazione alla resistenza romana, nelle file del Partito d'Azione. Garosci aveva tutti i titoli per essere uno dei protagonisti della nuova politica italiana. Ma il movimento a cui aveva dato vita, il Partito d'azione, era già un astro in via di estinzione. Nel suo primo congresso legale - nell'agosto del 1944 - le due anime del partito, capeggiate da Emilio Lussu e da Ugo La Malfa, erano infatti entrate in aperta collisione.
Nel dopoguerra, dopo lo scioglimento del Partito d'azione, aderì al partito socialista. Anticomunista convinto, nel gennaio del 1947, sarà dalla parte di Saragat nelle agitate giornate di Palazzo Barberini che dettero vita alla scissione del Partito socialista. Qualche anno dopo, nel 1953, Garosci sarà invece accanto a Codignola, Calamandrei, Vittorelli, nel movimento di "unità popolare" che contribuì non poco a far fallire la cosiddetta "legge truffa" voluta fortemente da De Gasperi.
Collaboratore de «Il Mondo» di Pannunzio, insegnò all'Università di Torino storia contemporanea e storia del Risorgimento. E' morto a Roma il 3 gennaio del 2000, a 92 anni.

Tra le sue opere vanno ricordate la «Vita di Carlo Rosselli» (1945), la «Storia dei fuorusciti» ('53), «Gli intellettuali e la guerra di Spagna» ('59), e «San Marino. Mito e storiografia» ('67).

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