Testataantifasc.gif (15270 byte)

www.storiaXXIsecolo.it 

antifascismo

home

   

      

Biografia

pallanimred.gif (323 byte) Randolfo Pacciardi

Nasce nel 1899 a Giuncarico, vicino a Grosseto. Fin da ragazzo, da vero mazziniano quale era, si distinse per la fede democratica e repubblicana. Animato da questi sentimenti, a sedici anni, falsifica i suoi documenti e combatte, come volontario nella prima guerra mondiale; questo conflitto, nelle speranze di molti democratici, avrebbe dovuto essere l'ultima lotta del Risorgimento. Sul campo, conquista varie decorazioni, e tuttavia, a motivo delle sue idee politiche, non ottiene la medaglia d'oro. Finita la guerra, "l'insulso avvocatino di Grosseto", come lo definisce Mussolini, fonda, insieme a Raffaele Rossetti, "Italia Libera" il movimento degli ex-combattenti antifascisti. Fino al '22 si impegnò nella lotta su due fronti, al fascismo ed al socialismo massimalista, in favore della Repubblica Democratica; ma dopo la marcia su Roma, la lotta al fascismo divenne prioritaria. Con i suoi compagni sfilerà anche sotto il balcone di Mussolini; dopo questo atto di coraggio fu invitato ad un incontro con Gramsci; la proposta del leader comunista era di unire le forze antifasciste. Poco dopo Gramsci fu arrestato e Pacciardi venne espulso dall'Italia ('26), così il progetto cadde e non fu più ripreso. Aderì, come indicava il partito repubblicano, a "Giustizia e Libertà". Da allora rimase sempre un convinto fautore del fronte comune antifascista. Durante il suo esilio si adoperò per "esportare" l'antifascismo nell'opinione pubblica estera e per dimostrare agli italiani che gli antifascisti continuavano ad esistere e a combattere, nonostante la stampa fascistizzata li considerasse ormai completamente annientati. Fu lui, ad esempio, a scrivere i manifesti antifascisti lanciati da Bassanesi su Milano. Allo scoppio della guerra di Spagna ('36), fu tra i primi militanti antifascisti a recarsi a combattere contro Franco. Quando si formarono le brigate internazionali, Pacciardi, grazie alla sua grande abilità militare, divenne il comandante del battaglione Garibaldi, alla cui guida, nel marzo del '37, sconfisse le truppe fasciste a Guadalajara. Fu la prima sconfitta del fascismo. 
In Spagna conobbe e strinse amicizia con Hemingway e Malraux, oltre che con molti giornalisti. Il personaggio Pacciardi, grazie agli scritti di questi giornalisti e scrittori, fece il giro del mondo; fioriscono gli aneddoti su quel periodo, e non tutti di natura militare: pare, ad esempio, che il film Casablanca sia stato ispirato a Curtiz proprio dal "Leone di Guadalajara", come venne soprannominato. Il suo impegno sul fronte spagnolo si interruppe quando Stalin ordinò la repressione degli anarchici e dei comunisti dissidenti del POUM. Pacciardi si oppose a questa decisione e dovette abbandonare le brigate internazionali e, di conseguenza, la lotta in Spagna. Non si esaurì, tuttavia, la sua azione di antifascista. In Francia ('38/'39) fu il direttore di un settimanale, "Giovane Europa", di ispirazione mazziniana, che propugnava la lotta antifascista ed antinazista unitamente ad un forte europeismo. Nel '41 giunse negli Stati Uniti, dopo un viaggio avventuroso, iniziato a Casablanca, a bordo del piroscafo Serpa Pinto. Qui propose la formazione di una legione di volontari italiani da impiegare poi sul fronte tedesco contro Hitler -ma non contro gli italiani di Mussolini- a fianco degli U.S.A. Il progetto fallì -nonostante adesioni importanti, tra cui Sforza, Sturzo, Salvemini, Toscanini e, in generale, tutta la Mazzini Society- per l'opposizione del governo statunitense. Dopo lo sbarco in Sicilia, non accettò alcun compromesso con Badoglio e con la Monarchia; per la sua intransigenza fu osteggiato da Churchill, e non poté rientrare in Italia. Terminata la guerra Pacciardi, finalmente in patria, divenne dirigente del partito repubblicano e dal '48 al '53 ricoprì la carica di segretario politico; fu eletto alla costituente e più volte in parlamento. Fu nominato vicepresidente del consiglio ('47/'48) e ministro della difesa (dal '48 al '53), con De Gasperi.  In quegli anni si vennero radicalizzando le sue posizioni anticomuniste e atlantiste; risalgono a quel periodo le prime polemiche con i socialisti, i comunisti e persino con alcuni esponenti del suo stesso partito: non venivano tollerati i suoi metodi autoritari, generalmente a danno di scioperanti o manifestanti. In seguito ('60/'64), si oppose fortemente alla formazione dei governi di centrosinistra. All'interno del suo stesso partito si delineò così un violento contrasto con Ugo La Malfa, che del centrosinistra fu tra i più convinti fautori. Lo scontro giunse al suo massimo nel '61 quando Pacciardi malmenò La Malfa. Con la vittoria della formula di centrosinistra Pacciardi venne, di fatto, cancellato dal panorama politico italiano. Tutta la classe dirigente italiana era ormai su posizioni lontanissime dalle sue. Nel '63 fu espulso dal P.R.I. Da allora, le sue lotte non furono mai condivise dai partiti di governo e il rapporto coi repubblicani, nel periodo successivo, venne ulteriormente deteriorandosi. Pacciardi ('64), ormai su posizioni apertamente di destra, chiese al capo dello stato di sciogliere le camere e di nominare un governo di salute nazionale, per scongiurare una supposta minaccia comunista. Questo governo sarebbe dovuto essere composto da militari e tecnici. Dopo questa proposta, discutibilissima e certamente ai limiti della Costituzione, lo strappo con gli organi di potere divenne insanabile e la sua esclusione dal mondo politico fu pressochè totale. 
Nello stesso anno, aveva fondato un movimento, denominato "Unione popolare Democratica per una Nuova Repubblica", che si proponeva di modificare l'ordinamento istituzionale italiano in favore di una repubblica presidenziale -proposta che portava avanti coerentemente fin dal '22- secondo l'insegnamento mazziniano e l'esempio americano; il nuovo movimento era nettamente orientato a destra, e nelle sue fila si inserirono parecchi neofascisti. La sua idea politica era quella di rendere il governo più indipendente dal parlamento, guardando anche al modello presidenziale applicato da De Gaulle in Francia, e, per conseguenza, di limitare i poteri del parlamento stesso, ossia delle segreterie dei partiti e delle clientele. E inoltre sosteneva che nelle repubbliche presidenziali "la sovranità popolare è effettiva, non è finzione, come nella nostra repubblica", infatti, tutte le cariche istituzionali più importanti, eccetto quelle giudiziarie, vengono elette direttamente dal popolo. Le sue critiche alla Costituzione, che pure aveva contribuito a scrivere, si fecero sempre più ampie: oggetto dei suoi attacchi, quindi, fu il numero esagerato di parlamentari, come pure eccessiva gli appariva la maggioranza del 75% necessaria per modificare la Costituzione. Le sue proposte, assai radicali e formulate quando, forse, non erano ancora maturi i tempi, gli provocarono una sostanziale esclusione dalla vita politica. Fu anche accusato di aver cospirato contro la repubblica per eliminare i comunisti, e, in particolare, di aver partecipato al tentativo di colpo di stato ideato da Edgardo Sogno ('74). Secondo il progetto di Sogno, Pacciardi sarebbe diventato il futuro presidente forte della Repubblica "riformata".
Molto tempo dopo fu riaccolto nel partito repubblicano, che aveva ormai fatto proprie molte delle battaglie di Pacciardi, a partire dal presidenzialismo. A novantadue anni, nel '91, è morto a Roma.

(sintesi della biografia a cura di Martino Bianchi)

 

antifascismo
ricerca
anpi
scrivici
home

 

.