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Biografia

pallanimred.gif (323 byte) Palmiro Togliatti

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Nacque nel 1893 a Genova. Studiò con profitto vincendo una borsa di studio che gli permise di completare gli studi di giurisprudenza all'Università di Torino, dove entrò in contatto coi socialisti e conobbe il giovane Antonio Gramsci. Aderì giovanissimo al partito Socialista, ed iniziò a collaborare col quotidiano "Avanti!". Dopo la Grande guerra fondò nel 1919 il periodico "Ordine Nuovo" insieme a Gramsci e partecipò al movimento dei consigli di fabbrica. Al congresso di Livorno del 1921 partecipò alla nascita del P.C.d'I. Partecipò alla segreteria (1924) di A.Gramsci. Scrisse opere di carattere propagandistico con lo pseudonimo di Ercole Ercoli fino al 1926 quando, minacciato di morte dagli squadristi, per sfuggire alle persecuzioni del regime fascista fuggì all'estero, a Mosca (dove diventa un seguace dello stalinismo), e assiste da lontano all'arresto di Gramsci, all'espulsione di Tasca, di Amadeo Bordiga (il fondatore), di Leonetti, Tresso, Ravaioli e Ignazio Silone. Rimase in esilio per diciotto anni, trascorsi soprattutto a Mosca, in qualità di rappresentante del PCI nella Terza internazionale della quale divenne segretario nel 1937.  Dopo l'arresto di Gramsci, prese le redini del partito ormai messo fuorilegge dal regime dei fascisti. Il suo lavoro antifascista  trovò il suo culmine a partire dal 1935 con l'avvio della politica di "unità antifascista" espressa nei fronti popolari. Fu in missione politica in Spagna, come segretario della Terza Internazionale, a sostegno della difesa del governo democratico assalito dalla violenza di Francisco Franco ed alleati. Ricevette clandestinamente in Russia i Quaderni del carcere di Antonio Gramsci. Allo scoppio della II guerra mondiale fu arrestato in Francia, riparò di nuovo in Unione Sovietica ed infine nel 1944 potè tornare in Italia. Sbarcato a Salerno, nel sud Italia già liberato, a sorpresa appoggiò il governo di larghe intese di Badoglio, accantonando momentaneamente la questione istituzionale (svolta di Salerno). Partecipò attivamente alla stesura della nostra Costituzione democratica ed ai governi Bonomi, Parri e De Gasperi, ricoprendo la carica di Ministro di Grazia e Giustizia. Nel 1946 il Pci ha due milioni di iscritti. Non predica la rivoluzione, ma la via nazionale al socialismo: contro il latifondo, i monopoli e la Nato; Togliatti concede l'amnistia ai fascisti, promuove un nuovo concordato con il Vaticano, modella un sindacato "cinghia di trasmissione del partito", attira intellettuali e "ceti medi". Alleato con Nenni nel Fronte popolare, viene sconfitto alle elezioni del 1948 ed estromesso dal governo. Sempre nel 1948 viene ferito in un attentato. Lascia (con scandalo) la sua prima moglie per Nilde Jotti. Approva la repressione armata in Ungheria. Fedele all'Italia e all'Urss (da cui il Pci riceve ingenti finanziamenti), nel 1956 (VIII congresso) fu vivace fautore della "destalinizzazione" e lanciò la linea della "via italiana al socialismo" : "un regime di democrazia progressiva che attuasse un complesso di riforme della struttura economica e sociale, facendo accedere alla direzione del paese tutte le forze delle masse lavoratrici". Togliatti muore nel 1964 a Yalta (Urss) per ictus cerebrale, lasciando incompiuto un celebre memoriale nel quale ribadiva la "via italiana al socialismo" e il rifiuto di ogni modello predeterminato di socialismo. Ai suoi funerali a Roma un milione di persone, una manifestazione di popolo che segna il costume italiano. Il suo Pci sopravviverà per altri 25 anni.

 


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