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Biografie
Piero Gobetti

Nato a Torino il 19 giugno del 1901. Dopo le scuole elementari frequenta il liceo-ginnasio
"Gioberti" e lì conosce Ada Prospero, figlia di un commerciante come lui, che
diventerà sua moglie. Studente universitario di acuta intelligenza, pubblica a
diciassette anni la sua prima rivista, "Energie Nove", nel novembre del 1918,
ricca di riferimenti a Prezzolini, Gentile, Croce e con la quale diffuse le idee liberali
di Einaudi. Si appassiona ai bolscevichi, studia il russo e scrive in cirillico alla
fidanzata. Definisce subito il fascismo "movimento plebeo e liberticida",
l'antifascismo "nobilità dello spirito", l'Italia un Paese senza un vero
Risorgimento, una Riforma protestante, una Rivoluzione liberale. Interpreta la rivoluzione
di Lenin e Trotzky come rivoluzione liberale, perché è azione, movimento e tutto quello
che si muove va verso il liberalismo. Apprezza i bolscevichi in quanto élite, detesta lo
statalismo e il protezionismo della vecchia Italia giolittiana. Esponente della sinistra
liberale progressista, collegata con l'intellettuale meridionalista Gaetano Salvemini.
Estimatore di Antonio Gramsci e del giornale socialista e poi comunista Ordine Nuovo,
Gobetti si avvicina al proletariato torinese, divenendo attivo antifascista. Nel maggio
del 1919 viene bollato da Togliatti sulle pagine di "Ordine Nuovo" come
"parassita della cultura". Ma nell'autunno del 1920 il sostegno di Gobetti
all'occupazione delle fabbriche e i suoi frequenti incontri con gli operai e comunisti
torinesi migliorano molto i rapporti, tanto che Gramsci gli affida la rubrica di teatro
della rivista. La classe operaia, in particolare quella torinese dei
consigli di fabbrica, che frequenta insieme ai socialisti di Ordine nuovo, diventa per lui
la leva che innoverà il mondo: non verso il socialismo, ma verso "elementi di
concorrenza". Togliatti non lo ama, Gramsci lo apprezza, i liberali Salvemini e Croce
sono incuriositi dall'intelligenza del ragazzo. A vent'anni, il 12 febbraio
del 1922, fa uscire il primo numero della rivista "La Rivoluzione Liberale" che
via via diventa centro di impegno antifascista di segno liberale, collegato ad altri
nuclei liberali di Milano, Firenze, Roma, Napoli, Palermo. Vi collaborano intellettuali di
diversa estrazione, tra cui Amendola, Salvatorelli, Fortunato, Gramsci, Antonicelli e
Sturzo. Più volte arrestato nel '23-24 dalla polizia fascista, la sua rivista è
ripetutamente sequestrata. Lo stesso Mussolini si interessa di lui e telegrafa al prefetto
di Torino: "Prego informarsi e vigilare per rendere nuovamente difficile vita questo
insulso oppositore". Nel '24 fonda la rivista letteraria "Il Baretti", alla
quale collaborano Benedetto Croce, Eugenio Montale, Natalino Sapegno, Umberto Saba ed
Emilio Cecchi. Il 5 settembre del '24, mentre sta uscendo di casa, è aggredito sulle
scale da quattro squadristi che lo colpiscono al torace e al volto, rompendogli gli
occhiali e procurandogli gravi ferite invalidanti. Costretto a espatriare in Francia, mai
più riavutosi dalle ferite, muore esule a Parigi nella notte tra il 15 e il 16 febbraio
1926. Non aveva nemmeno venticinque anni, che avrebbe compiuto il 19 giugno di quell'anno.
È sepolto nel cimitero di Père Lachaise.
Saggista e autore di numerosi scritti culturali e politici pubblicati in
Italia e all'estero, simbolo del liberalismo progressista sensibile al riscatto delle
classi lavoratrici, la sua opera fu raccolta e pubblicata postuma: Opere critiche (1926);
Paradosso dello spirito russo (1926); Risorgimento senza eroi (1926).
per approfondimenti:
Centro Studi Piero
Gobetti (archivio, bibliografia, rassegna stampa, una fototeca, i primi
numeri della Rivoluzione Liberale e sezioni su Ada Gobetti, Franco Antonicelli e Norberto
Bobbio)
Camillo
Berneri e Carlo Rosselli, vite parallele (contro il totalitarismo: i percorsi
dell'anarchico e del liberalsocialista morti nel '37) a cura di Massimo Ortalli
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