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Biografie

pallanimred.gif (323 byte) Altiero Spinelli

Nacque a Roma il 31 agosto 1907. Nel 1924, diciassettenne, aderì al partito comunista e divenne segretario interregionale della gioventù comunista nel centro Italia, per poi, dopo aver subito una condanna al confino di polizia nel 1926 - subito dopo l'entrata in vigore delle leggi speciali - passare in clandestinità e trasferirsi nel Nord Italia. Una valutazione del suo operato in quel periodo veniva espressa in questi termini: "A Roma (...Gramsci...) curava direttamente e assiduamente la scuola e un gruppo di studenti. In particolare mi diceva (...) del fervore di studio, della vivacità di ricerca e approfondimento critico di un fiero e vigoroso studente romano: Altiero Spinelli. (...) Mi suggeriva di affidare a Spinelli il lavoro di tradurre o riassumere qualche documento tratto dal materiale informativo e utile per la nostra stampa. Ogni settimana Spinelli, con esemplare puntualità, veniva a portarmi il lavoro compiuto ed a ritirare quello da compiere. Gramsci, che era severissimo nell'osservanza delle regole della clandestinità, aveva dato, con le raccomandazioni del caso, il mio indirizzo a Spinelli. ‘E' un ragazzo serio, maturo e prudentissimo’, mi aveva detto" (da Camilla Ravera, Diario di trent'anni, 1913-1943, Roma, Editori Riuniti, 1973, cap.IV, cit. in Edmondo Paolini, Altiero Spinelli, dalla lotta antifascista alla battaglia per la federazione europea, 1920-1948: documenti e testimonianze, Bologna, Il Mulino 1996). La polizia fascista riteneva Spinelli, esprimendo ovviamente un giudizio di matrice opposta a quello gramsciano, individuo estremamente pericoloso, proprio per la sua intelligenza, le capacità organizzative, il potere di persuasione e la dedizione totale alla causa. Il 3 giugno 1927, Spinelli, non ancora ventenne, veniva arrestato a Milano e tradotto a Roma per essere processato dal Tribunale speciale e viene condannato a 16 anni e 8 mesi di carcere. Dopo un primo periodo, di circa un anno, trascorso a Regina Coeli a Roma in attesa di processo e in attesa di trasferimento, Spinelli viene imprigionato a Lucca, dove resterà quasi 3 anni, e da dove verrà trasferito a Viterbo, per poi essere definitivamente incarcerato a Civitavecchia nel 1932 insieme a molti altri fra i massimi esponenti dell'antifascismo. Spinelli approfitta del periodo di carcerazione per dedicarsi allo studio e alla lettura, approfondendo la conoscenza delle lingue, delle scienze, ma specialmente della storia e della filosofia, giungendo a maturare, meditando sulle opere di Kant ed Hegel, un sostanziale distacco dalle tesi dogmatiche del partito comunista di allora. Nel carcere di Civitavecchia, inoltre, ha occasione di conoscere ed entrare in rapporti di stretta amicizia, nonché di discutere tesi di matrice culturale diversa, con alcuni fra i principali esponenti dell'antifascismo, fra cui Umberto Terracini e Leo Valiani. Entra invece in un irreversibile contrasto di idee con Pietro Secchia, dogmatico esponente comunista. Pur godendo di due amnistie decise dal regime in occasione del decennale della Marcia su Roma e in occasione di un matrimonio in casa Savoia, rispettivamente di cinque e due anni, il 28 gennaio del 1937, scontato il periodo di carcerazione, Spinelli, anziché‚ venire liberato, subisce un'ulteriore, arbitraria condanna a cinque anni di confino, che poi diventeranno più di sei, e viene tradotto prima a Ponza e poi alla destinazione definitiva di Ventotene. Anche in questo caso la decisione del Tribunale speciale venne motivata con l'essere Spinelli uno dei capi riconosciuti del partito comunista (da cui era stato espulso, ironia della sorte, nel 1937 poco dopo l'arrivo al confino di Ponza per dissensi sulla valutazione dell'opera e della figura di Stalin). Gli anni del confino sono gli anni fondamentali della svolta politica di Altiero Spinelli; a Ventotene fa gli incontri fondamentali della sua vita: Ernesto Rossi, Eugenio Colorni e Ursula Hirschmann (sorella del futuro Premio Nobel per l'economia Otto Albert Hirschmann e futura moglie di Spinelli). Nel corso della permanenza sull'isola ha modo di discutere approfonditamente e "liberamente" con svariati intellettuali e uomini politici delle più disparate matrici culturali ed ha l'intuizione che porterà alla redazione del "Manifesto per un'Europa Libera e Unita" (meglio noto come "Manifesto di Ventotene"): "Il Manifesto è il documento fondamentale del federalismo europeo, redatto nella primavera del 1941 da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi. Il testo è il risultato di un ampio dibattito, durato alcuni mesi, con Eugenio Colorni e sua moglie Ursula Hirschmann e al quale partecipa un gruppetto di confinati che Spinelli, nel suo Diario, ricorda essere Dino Roberto, Enrico Giussani, Giorgio Braccialarghe e Arturo Buleghin". (Edmondo Paolini, Altiero Spinelli..., op. cit., p.217). Il Manifesto ha il grande merito di trasformare le idee di alcuni grandi pensatori, fra cui Immanuel Kant ed i contemporanei Lionel Robbins e  Lord Lothian (delle cui opere Spinelli aveva potuto fare conoscenza durante il confino grazie al continuativo scambio di informazioni e alla trasmissione clandestina di libri che aveva luogo fra Luigi Einaudi ed Ernesto Rossi), in un progetto politico concreto di grande respiro. Il Manifesto presenta alcune concezioni politiche nuove, ovvero che la battaglia per la federazione europea è una battaglia da fare subito e che questa azione avrebbe creato un nuovo spartiacque fra le correnti politiche, ovvero "la linea di divisione fra i partiti progressisti e i partiti reazionari cade perciò ormai, non lungo la linea formale della maggior o minore democrazia, del maggior o minore socialismo da istituire, ma lungo la sostanziale nuovissima linea che separa coloro che concepiscono, come campo centrale della lotta quello antico, cioè la conquista e le forme del potere politico nazionale, e che faranno, sia pure involontariamente, il gioco delle forze reazionarie, lasciando che la lava incandescente delle passioni popolari torni a solidificarsi nel vecchio stampo e che risorgano le vecchie assurdità, e quelli che vedranno come compito centrale la creazione di un solido stato internazionale, che indirizzeranno verso questo scopo le forze popolari e, anche conquistato il potere nazionale, lo adopreranno in primissima linea per realizzare l'unità internazionale". Ma dal Manifesto si traggono anche due importantissime indicazioni strategiche, ovvero che è necessario creare un Movimento Federalista Europeo e che, basandosi sulla intuizione che anche in altri paesi europei dovessero esserci persone che erano giunte a simili conclusioni, questa esperienza organizzativa avrebbe dovuto essere estesa su scala sovranazionale. Finalmente, dopo le dimissioni di Mussolini da capo del Governo, il 4 agosto 1943 Spinelli viene liberato e torna a Roma, da dove, quasi immediatamente, si reca a Milano. Qui, il 27 e 28 agosto 1943, nel corso di una riunione in casa di Mario Rollier, fonda il Movimento Federalista Europeo. I fondatori, oltre a Spinelli ed Ernesto Rossi, sono Giorgio Braccialarghe, Arturo Buleghin, Enrico Giussani, Ursula Hirschmann, Dino Roberto, Ada Rossi, Arialdo Banfi, Ludovico Belgioioso, Alberto Mortara, Mario e Rita Rollier, Manlio Rossi Doria, Fiorella e Gigliola Spinelli, Leone Ginsburg, Guglielmo Jervis, Franco Venturi, Cerilo Spinelli, Guglielmo e Luisa Usellini, Vindice Cavallera, Vittorio Foa, Giangio Banfi, Lisli Carini Basso, Ugo Cristoforetti, Alberto Damiani, Giovani Gallo Granchielli, don Ernesto Gilardi, Elena Moncalvi Banfi, Guido Morpurgo Tagliabue e Bruno Quarti. Alcuni di questi parteciparono personalmente alla riunione, altri aderirono nonostante fossero ancora imprigionati in carcere per aver partecipato all’attività antifascista (per i verbali della riunione e una più attenta ricostruzione dell'elenco dei partecipanti v. E.PAOLINI, op.cit., 1996). Dopo pochissimi giorni e dopo aver scritto alcuni documenti da diffondere attraverso i canali clandestini nel circuito della Resistenza, Spinelli, insieme a Ursula Hirschmann raggiunge Ernesto Rossi e altri in Svizzera dove pone le basi per la battaglia federalista sovranazionale. Dalla Svizzera mantiene le fila del Movimento in Italia, scrivendo numerosi saggi e collaborando alla diffusione di materiale antifascista negli altri paesi. Riattiva, inoltre, vecchi contatti, fra cui quello con il già citato Leo Valiani e ha l'opportunità di conoscere altri antifascisti esuli, fra cui Adriano Olivetti. Del rapporto di scambio culturale con l'industriale di Ivrea, fondatore del Movimento di Comunità e teorico del federalismo infranazionale, si hanno alcune testimonianze epistolari. Dalla Svizzera Spinelli e altri importanti esuli intrattengono costanti rapporti epistolari con il Comitato di Liberazione Nazionale e coordinano la pubblicazione di numerose riviste, documenti, libri. Su iniziativa di Ernesto Rossi, Luigi Einaudi viene coinvolto nell'attività del MFE. L'azione internazionale svolta dagli estensori del Manifesto di Ventotene, pur con le oggettive difficoltà del periodo storico, comincia a dare i suoi primi frutti e in Francia, nel 1944, nasce il CFFE (Comitato Francese per la Federazione Europea). L'organizzazione francese, nei documenti costitutivi, sposa integralmente le tesi che Spinelli andava quotidianamente elaborando, fra cui quella di lottare perché la federazione europea fosse la condizione prima del ritorno del continente alla democrazia. Dopo aver constatato il successo dell'iniziativa sovranazionale, Spinelli decide di rientrare in Italia e partecipa attivamente alla Resistenza dal settembre 1944 al gennaio 1945, aderendo al Partito d'Azione, della cui attività fu uno degli ispiratori e per il quale scrisse il "Progetto di Piano di Lavoro", fino a quando, anche su pressione di altri importanti esponenti politici, decide di varcare clandestinamente la frontiera italiana per recarsi a Parigi, dove, insieme ad altri esponenti della Resistenza europea fonda il Comitato Internazionale per la Federazione Europea. Nel 1946 Spinelli e Rossi escono dal Movimento Federalista Europeo, ritenendo ormai assai improbabile la realizzazione del loro progetto di Europa libera e federata. Era infatti il periodo di spartizione fra le grandi potenze del controllo territoriale del Vecchio Continente. L'abbandono di Spinelli non è però definitivo; infatti nel corso della sua storia più volte rientrerà nel Movimento per poi abbandonarlo nel momento in cui riteneva che fosse più produttiva una lotta sviluppata con altri mezzi. Agli inizi degli anni cinquanta, l'azione di Spinelli e del Movimento federalista Europeo sul governo italiano si rivela decisiva per fare della costituente europea la questione centrale nelle trattative intergovernative per la creazione della Comunità Europea di difesa (CED). E' grazie a questa azione che l' Assemblea ad hoc (l'assemblea allargata della CECA) viene incaricata di elaborare lo statuto della Comunità politica europea, cioè dell'organismo politico incaricato di controllare l'esercito europeo. L'Assemblea assolve al suo mandato elaborando un testo di costituzione, ma la sua opera viene vanificata dalla mancata ratifica della CED da parte della Francia (1954). Nonostante questa sconfitta, fra il 1954 e il 1960 Spinelli e il MFE rilanciano la lotta federalista impegnandosi per mobilitare l'europeismo ormai diffuso in una protesta popolare crescente - azione del Congresso del Popolo europeo - diretta contro la legittimità stessa degli stati nazionali. Dopo aver abbandonato il Movimento Federalista Europeo negli anni sessanta, nel 1970 viene nominato membro della Commissione esecutiva della CEE. Dal 1976 al 1986 è membro del Parlamento europeo, divenendo nel 1984 presidente della Commissione istituzionale. E' nel Parlamento europeo che Spinelli, per la seconda volta, ha l'opportunità di avviare un'azione di tipo costituzionale, promuovendo all'interno del Parlamento europeo, ormai eletto direttamente, l'elaborazione di un Progetto di Trattato di Unione europea (approvato a larghissima maggioranza il 14 febbraio 1984). Questa iniziativa viene frenata e insabbiata dai governi nazionali, che nel 1985 varano il meno ambizioso Atto Unico europeo. Essa segna tuttavia l'ingresso sulla scena europea del Parlamento europeo come nuovo soggetto politico nel processo di democratizzazione delle istituzioni comunitarie. Muore a Roma il 23 maggio 1986.

(biografia e bibliografia a cura di Alberto Soave; le notizie finali sono tratte dal sito della Gioventù Federalista Europea)

 

info.gif (232 byte) per approfondire

pallanimred.gif (323 byte) Bibliografia essenziale

A.SPINELLI, E.ROSSI, Manifesto per un'Europa Libera e Unita, 1943 e ed. seguenti (anche in E.PAOLINI, 1996, v.), noto anche
come Manifesto di Ventotene E' il testo fondamentale del federalismo europeo ed entra nel novero delle opere politiche fondamentali del
nostro secolo.

E.PAOLINI, Altiero Spinelli, Dalla lotta antifascista alla battaglia per la federazione europea, 1920-1948: documenti e testimonianze, Bologna, Il Mulino 1996). Paolini è biografo di Spinelli, al quale era legato da un rapporto di profonda amicizia. Giornalista e presidente dell'A.S.E. (Associazione della Stampa Europea) è il curatore di tutte le opere postume. In questo volume raccoglie documenti dell'Archivio di Stato e del Fondo Spinelli, particolarmente lettere e rari manoscritti, seleziona i più importanti e li inquadra nel periodo storico relativo. Se ne ottiene un interessantissimo quadro del periodo dell'antifascismo e della Resistenza, attraverso l'esperienza di vita e di sofferenza di uno dei suoi principali protagonisti.

P.GRAGLIA, Altiero Spinelli, Machiavelli nel XX secolo, Bologna, Il Mulino, 1993 In quest'opera il giovane studioso toscano Pietro Graglia raccoglie documenti originali dell'epoca, fra cui i primi saggi pubblicati da Spinelli a sostegno delle tesi federaliste e la corrispondenza scaturita a seguito della diffusione del Manifesto.

A.SPINELLI, La crisi degli stati nazionali, Bologna, Il Mulino, 1991 (a cura di L. Levi) Si tratta di una raccolta di saggi scritti da Spinelli in epoche diverse: dal 1944 al 1978, fra cui il celebre "A che serve lo stati italiano?", che venne ripubblicato dalla rivista "Il Mulino" a titolo di commemorazione alla morte di Altiero nel 1986. Dalla lettura si osserva come il pensiero di Spinelli, nonostante il mutato contesto storico in cui i saggi sono stati scritti, si sviluppi in maniera estremamente coerente; questo avvalora ulteriormente le idee premonitrici del Manifesto.

M.ALBERTINI, Il federalismo, Bologna, Il Mulino, 1993 Raccolta dei principali saggi dei più importanti autori federalisti di tutti i tempi: Kant, Hamilton, Proudhon, Lionel Robbins, Lord Lothian, Luigi Einaudi, Spinelli e altri. Mario Albertini (1997+), docente presso l’Università di Pavia è stato a lungo Segretario nazionale, Presidente e Presidente Onorario del MFE italiano nonché‚ dell’Unione Européenne des Federalistes (UEF), l'organizzazione sovranazionale dei federalisti europei. Dopo Spinelli è stato colui che ha contribuito in maniera più significativa allo sviluppo del pensiero federalista europeo in Italia.

A.SPINELLI, Come ho tentato di diventare saggio, Bologna, Il Mulino, 1988 E' l'autobiografia di Spinelli di cui è completa soltanto la prima parte, Io, Ulisse, pubblicata per gli stessi tipi nel 1984, che tratta del periodo della militanza comunista, del carcere e del confino. La seconda parte, La goccia e la roccia, è stata pubblicata postuma in prima stesura, a cura di E. Paolini nel 1987. Il riferimento sopraccitato si riferisce all'ultima edizione, nella quale sono state accorpate le due parti esistenti. Si tratta di un'autobiografia che riesce a far trapelare il carattere e la determinazione di Spinelli, oltre che a raccontarne le vicende umane. In alcuni momenti, specie quando narra del proprio rapporto sentimentale con la moglie Ursula si raggiungono momenti di vero e proprio lirismo.

A.SPINELLI, Diario europeo
I volume: 1948-1969 , Bologna, Il Mulino, 1989
II volume: 1970-1976, Bologna, Il Mulino, 1991
III volume: 1976-1986, Bologna, Il Mulino, 1992
Si tratta della trascrizione del diario personale di Spinelli, sul quale annotava le proprie sensazioni, gli incontri quotidianamente svolti, ecc.. E' un'opera, curata da E. Paolini, nella quale si percepisce il faticoso processo di crescita del progetto di integrazione europea attraverso l'azione dell'uomo che, più di ogni altro, vi ha lavorato. Dai diari si può, oltretutto, riuscire a comprendere la complessa psicologia del personaggio Spinelli.

 

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