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Biografia

pallanimred.gif (323 byte) Aligi Sassu

Nasce a Milano il 17 luglio 1912, da padre sardo (Antonio) e madre emiliana (lina Pedretti). Il padre nel 1894 era tra i fondatori del Partito Socialista a Sassari.  della città. Per difficoltà economiche, nei primi anni '20 la famiglia si trasferisce, a Thiesi, dove il padre apre un negozio di tessuti. Dopo circa tre anni la famiglia Sassu torna nuovamente a Milano. In compagnia del padre il giovane Aligi comincia a visitare esposizioni di pittura, tra cui una mostra futurista al Cova. Appena dodicenne acquista nella bancarella di un libraio ambulante Pittura scultura futuriste (dinamismo plastico) di Umberto Boccioni; frequenta assiduamente le biblioteche milanesi, entusiasmandosi nella lettura di riviste e testi futuristi (La Ronda e Mafarka). Conosce il futuro designer Bruno Munari e insieme decidono di presentarsi a Filippo Tommaso Marinetti, che li accoglie con benevolenza. Nel 1925 entra come apprendista a "La Presse", un'officina litografica in viale Piave: qui apprende la tecnica della litografia e conosce il pittore Natoli, collaboratore della Domenica del Corriere e autore di locandine cinematografiche. Contemporaneamente frequenta i corsi serali di Brera. Nel 1927, in occasione della Mostra futurista ordinata presso la Galleria Pesaro di Milano, Marinetti espone alcune opere di Sassu, che con Munari avrebbe firmato, l'anno successivo, il Manifesto della pittura "dinamismo e riforma muscolare". Nel 1928 Marinetti sostiene i futuristi locali, tra i quali il sedicenne Sassu, indicandolo come una promessa dell'arte italiana. Lo stesso anno, sempre Marinetti invita il giovane pittore alla Biennale di Venezia, dove espone due opere: Nudo plastico e L'uomo che si abbevera alla sorgente. L'anno dopo frequenta l'Accademia di Brera. Ma presto deve abbandonare gli studi per motivi economici. Comincia allora a frequentare l'Accademia libera, istituita da Barbaroux (direttore della Galleria Milano). Oltre a Sassu, vi affluiscono anche Renato Birolli, Giacomo Manzù, Adriano Spilimbergo, Fiorenzo Tomea. In questi anni, in antitesi alla poetica di Novecento, avvia le serie degli Uomini rossi e dei Ciclisti. Nel 1934 parte per Parigi. Durante il soggiorno, di circa tre mesi, frequenta la biblioteca Sainte Geneviève, dove legge i Diari di Delacroix, e naturalmente i grandi musei: studia l'opera di Géricault, di Renoir e quella degli impressionisti; alla Galleria Paul Guillaume visita una mostra di Matisse, rimanendo colpito dal modo di usare il colore. Amico del pugile Cleto Locatelli – campione europeo dei pesi leggeri –, spesso frequenta le palestre di boxe, sport cui dedica numerosi quadri e disegni. Nel 1935 inizia l'attività clandestina antifascista: il suo gruppo, di cui facevano parte anche Raffaele De Grada, Grosso e Renato Guttuso, è in collegamento con altri formatisi in Italia (Roma, Sicilia) e all'estero (Lugano, Parigi). Si incontrano nei caffè o in casa di De Grada e di Gabriele Mucchi; ricevono giornali clandestini e materiali di propaganda. Durante la guerra civile spagnola Sassu e compagni svolgono un'intensa attività, diffondendo manifestini e organizzando dimostrazioni in Valtellina, nel Novarese, in fabbriche e locali pubblici di Milano e di Sesto San Giovanni. Nel 1937, in occasione del successo delle brigate internazionali contro le truppe volontarie fasciste, nella battaglia di Guadalajara, Sassu e De Grada preparano un testo inneggiante all'insurrezione. La mattina del 6 aprile la polizia dell'OVRA compie una perquisizione nello studio del pittore, trovandovi il manoscritto per il manifesto e la carta per stamparlo. Sassu è accusato di complotto e rischia 24 anni di reclusione. Nei giorni seguenti vengono arrestati anche Nino Franchina, Grosso, Beniamino Joppolo, Giuseppe Migneco e Birolli; altri arresti sono compiuti a Genova e in diverse città italiane. Dopo l'interrogatorio Sassu viene deferito al Tribunale Speciale di Roma. Verso la fine di giugno è trasferito al carcere di Regina Coeli, a Roma: il Tribunale Speciale conduce sommariamente l'istruttoria, procedendo nell'interrogatorio di Sassu e degli altri imputati. Giornali e stazioni radio di Parigi e Londra chiedono di poter inviare loro corrispondenti ad assistere al processo; Mussolini acconsente e, tra il 12 e il 13 ottobre, viene celebrato il solo processo politico di quel periodo che abbia pubblicità in Italia e all'estero. Per Sassu, difeso dall'avvocato Maurizio Ferrara, l'accusa è di sovvertimento dell'ordine dello Stato; il processo si conclude con la condanna del socialista Sassu e di altri imputati comunisti (accusati di preparare la dittatura della classe operaia) a dieci anni di reclusione. Trasferito nel carcere di Fossano, in Piemonte, passa i primi quindici giorni in cella d'isolamento, due piani sotto il livello stradale. Nei mesi successivi vive in camerata, tra altri detenuti politici. Benché condannato a dieci anni di reclusione, il 27 luglio del 1938 il re gli concede la grazia, continuamente sollecitata dal padre Antonio. Uscito dal carcere, pur se "sorvegliato speciale" e col divieto di esporre in pubblico, continua a dipingere opere di opposizione, in cui la metafora politica emerge chiaramente: Spagna 1937 e La morte di Cesare (quest'ultima tela, presentata alla Triennale di Milano del 1941, per ragioni di "sicurezza" fu esposta in una sala secondaria dedicata alla Sardegna) e diverse Crocefissioni. Contemporaneamente riallaccia i rapporti con il gruppo di artisti e intellettuali (De Grada, Ernesto Treccani, Migneco, Carlo Bo, Salvatore Quasimodo, Giancarlo Vigorelli, Luciano Anceschi, Emilio Sereni, Mario De Micheli, Giuseppe Marchiori) che daranno vita al movimento di Corrente. Nel 1943 conosce l'industriale Primo Minervino, il quale lo invita sul lago d'Iseo, a Zorzino, per realizzare un affresco nella sua villa. Dopo l'8 settembre, insieme a Minervino e ad altri, svolge attività antifascista e antinazista: è incaricato, tra l'altro, dei collegamenti tra la V Armata e la 53° Brigata Garibaldi sul lago d'Iseo. Nei giorni della Liberazione si trova a Lovere, presso il Comando della 53° Brigata Garibaldi: la sorella lo informa che una lettera anonima lo accusa di aver rivelato nomi di antifascisti, durante gli interrogatori subiti a San Vittore nel 1937. Si reca a Milano armato presentandosi al comando delle Brigate Matteotti, dove consegna le armi e gli viene riconosciuta la concreta attività antifascista.

Alla fine della guerra apre in Valganna una piccola officina di ceramica che chiude prestissimo. Tullio d'Albisola lo ospita per alcuni mesi nella sua casa, dove Sassu trasferisce il suo mondo pittorico nella ceramica: cavalli, cavalieri, ma anche scene di caffè ispirate alla serie di Maison Tellier. Attento ai problemi tecnici, studia gli smalti e sperimenta nuove emulsioni per esaltare le diverse velature. Fin da queste iniziali prove, certi suoi lavori preludono, sia per materia sia per struttura, all'informale. Nel 1948 la prima produzione di ceramiche è esposta alla Galleria dell'Illustrazione Italiana. Comincia a dedicarsi anche alla scultura. Espone per la terza volta alla Biennale di Venezia, dove presenta Cristo davanti al Sinedrio. Nel 1954 partecipa per la quarta volta alla Biennale di Venezia, dove presenta tra l'altro I martiri di Piazzale Loreto, opera acquistata in quell'occasione da Giulio Carlo Argan per la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma. Continua a lavorare la ceramica. Giungono ad Albisola i giovani "nucleari", Enrico Baj e Sergio Dangelo. Insieme a Fontana, Sassu è il protagonista della vita artistica di Albisola: qui decora, in una trattoria, una grande parete con le Cronache d'Albisola, ciclo in cui sono raffigurati il paesaggio, la vita e i personaggi di Albisola. Inoltre realizza un mosaico della passeggiata a mare e, nella vicina Savona, un pannello di ceramica sulla facciata della scuola Mameli. Albisola gli concede la cittadinanza onoraria (con Agenore Fabbri, Fontana e Asger Jorn) e la "Rosa d'oro". Nel 1961 compie anche le prime esperienze di scenografo, prima per il teatro di prosa (Il muro del silenzio, 1961), poi per il teatro d'opera (La giara, 1962), attività che svolge regolarmente accanto a quella pittorica. L'anno dopo esegue a Thiesi l'affresco di tema storico I moti angioini; nell'ambiente – oggi denominato Sala ALIGI SASSU – la stessa parete ospita una grande figura in pietra a mosaico, tecnica che ricorrerà in altre opere quali il Monumento al Corpo di Liberazione dell'Esercito Italiano, a Sant'Angelo in Vado (Pesaro), realizzato nel 1970 in collaborazione con il fratello architetto Francesco Sassu. Nel 1963 acquista villa Helenita a Las Quigaloas, nell'isola di Maiorca. Il contatto con la natura e la cultura delle Baleari, oltre ad accendere ulteriormente la sua tavolozza, allarga i suoi orizzonti tematici: nasce così la serie delle Tauromachie, esposte tra il 1965 e il 1966 in molte città italiane (Milano, Verona, Udine, Venezia, Firenze, Roma, Genova, Sassari, Palermo). Nel 1973 in occasione della riapertura del Teatro Regio di Torino cura le scene e i costumi dei Vespri Siciliani, la cui regia è affidata a Maria Callas e Giuseppe Di Stefano. La Galleria d'Arte Moderna del Vaticano, appena inaugurata, gli dedica una sala, dove sono esposte, tra l'altro, la grande Deposizione del 1943 e l'affresco Il mito del Mediterraneo. Nel 1980 realizza le scene e i costumi per la Carmen l'Arena di Verona.  Nel 1982 riceve il riconoscimento "Gli uomini che hanno fatto grande Milano". In maggio alla Casa di Manzoni, a Milano. Nel 1986, dopo cinque anni di lavoro completa la serie di 113 tavole che illustrano La Divina Commedia di Dante; tre vengono acquistate dal Museo Puskin di Mosca. Nel decimo anniversario della strage di piazza della Loggia espone a Brescia, su invito del Comune e del Comitato Unitario Provinciale Antifascista, una selezione di opere d'impegno civile, dagli uomini rossi alle fucilazioni. Nel 1992, in occasione dei suoi ottant'anni, è organizzata un'antologica itinerante, comprendente 80 dipinti, in America del Sud: al Museu de Arte di San Paolo del Brasile, al Museo d'Arte Moderna di Bogotà e al Centro de Arte y Comunicación di Buenos Aires. L'anno dopo, dopo due anni di lavoro, completa un murale in ceramica, di circa 150 metri quadrati, intitolato I miti del Mediterraneo per la nuova sede del Parlamento Europeo a Bruxelles. Muore nel luglio del 2000.

(biografia a cura di Jannas)

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