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Biografia
Vito Volterra
Matematico di fama internazionale. Nacque ad Ancona il 3 maggio 1860.
Trascorse i suoi primi anni a Torino, poi a Firenze, dove studiò presso la Scuola tecnica
Dante Alighieri e successivamente presso l'Istituto tecnico Galileo Galilei. Fin da
bambino mostrò una notevole propensione per gli studi fisico-matematici, che potè
frequentare grazie agli aiuti economici offerti dal suo professore di fisica, Antonio
Roiti e da uno zio, l'ingegnere Edoardo Almagià. Nel 1878 potè così iscriversi alla
Facoltà di Scienze matematiche fisiche e naturali dell'Università di Pisa e l'anno
successivo, avendo vinto il difficile concorso, entrare come allievo interno alla Scuola
Normale, dove studiò fisica e matematica. A pochi mesi dalla laurea partecipò ad un
concorso per la cattedra di Meccanica razionale dell'Università di Pisa, risultò primo
e, a soli 23 anni, divenne docente. Nel 1887 venne promosso ordinario e, per i suoi lavori
di analisi matematica, ricevette la medaglia per le matematiche della società dei XL. Nel
1892 venne incaricato dell'insegnamento della fisica matematica e diventò preside della
Facoltà di scienze. Nel 1893 tuttavia decise di abbandonare Pisa accettando di
trasferirsi all'Università di Torino, a coprire la cattedra di Meccanica superiore.
Frattanto la sua straordinaria produttività scientifica gli consentiva di raccogliere
consensi: divenne membro del consiglio direttivo del Circolo matematico di Palermo, socio
nazionale della società dei XL , socio nazionale dell'Accademia delle scienze di Torino,
consigliere della Società italiana di fisica, socio corrispondente delle accademie di
Modena e di Bologna, socio corrispondente dell'Istituto Lombardo. Nel 1899 ricevette la
nomina più ambita, quella a socio nazionale dell'Accademia dei Lincei. Nel 1900 venne
chiamato presso la Facoltà di scienze dell'Università di Roma e nel 1907 ne divenne
preside. Allo scoppio della prima guerra mondiale Volterra era una delle personalità più
autorevoli del mondo scientifico italiano, forse la più autorevole. Fin dal settembre
1914 egli fu un fautore acceso dell'intervento italiano a fianco delle potenze dell'
Intesa . Dopo l'entrata in guerra dell'Italia Volterra chiese di essere arruolato per
poter mettere al servizio dello sforzo bellico le sue capacità scientifiche e
organizzative. La richiesta venne accolta con la nomina a tenente di complemento del
Genio.Mentre continuava a seguire da vicino le vicende della sua Facoltà , Volterra fu
molto attivo in un progetto aeronautico centrato sui dirigibili, e in ricerche aventi come
obiettivo lo sviluppo delle rilevazioni fototelemetriche. Questa sua attività lo portò
più volte in zona di guerra, dove guadagnò sul campo la promozione a capitano. Volterra
non si interessò solamente di problemi di cooperazione tecnico-scientifica, ma fu
partecipe quando non promotore anche di iniziative di cooperazione intellettuale tra i
paesi alleati. Lo troviamo dunque fra gli animatori della rivista "Intesa
Intellettuale" , del Comitato per la diffusione del libro italiano all'estero, della
Lega italo-britannica e franco-italiana, del Comitato per la ricostruzione della
Biblioteca di Loviano distrutta da i tedeschi, ed in molte altre iniziative. Tra gli anni
'21 e '25 Volterra si era trovato a contatto con il fascismo che si era trasformato, da un
punto di vista giuridico, in regime; di esso, fin dall'inizio, non aveva condiviso nulla.
Nel 1925 egli fu tra i firmatari del " Manifesto Croce" degli intellettuali
antifascisti; aderì quindi all'Unione nazionale delle forze liberali e democratiche
promossa da Giovanni Amendola, e si schierò poi sempre con il gruppo dei senatori che
continuavano a sostenere la battaglia di opposizione. Nel 1926 si cominciarono ad
esercitare pressioni su di lui per ottenere le dimissioni dalla presidenza dell'Accademia
dei Lincei, ma fu convinto dai soci a mantenere la sua posizione. Nel 1931, però, il
governo estese ai professori universitari l'obbligo del giuramento di fedeltà al regime:
Volterra ed alcuni altri (cittadini ebrei) si rifiutarono di giurare, perdendo così la
loro posizione accademica e quindi seguì la radiazione dai Lincei. Volterra provò a
ribellarsi, ma la sua azione provocò più di una ritorsione: schedato come oppositore,
venne sottoposto alla vigilanza della polizia, sia in Italia che all'estero, i suoi
movimenti venivano sottoposti a restrizioni ed egli a molteplici vessazioni. Tuttavia,
nonostante l'ordine di ignorare la sua figura e la sua attività, non gli venne a mancare
la solidarietà di amici ed estimatori ed egli rimase un punto di riferimento non solo per
l'attività scientifica, ma per la stessa vita accademica nella quale pure non occupava,
in patria, nessuna posizione formale. Volterra reagì con straordinaria vitalità alla
situazione di emarginazione nella quale il regime lo aveva posto. Egli conobbe infatti una
stagione di straordinario fervore scientifico, nella quale produsse contributi
notevolissimi: tra il 1900 e il 1906 aveva dato alle stampe 3 brevi scritti sull'
applicazione della matematica alle scienze biologiche e sociali. I lavori di biologia
soscitarono molto interesse, e Volterra ottenne significative attestazioni di stima con la
presidenza onoraria del Consiglio internazionale per l' esplorazione scientifica del
Mediterraneo. Vito Volterra morì l'11 ottobre 1940; nessuna delle istituzioni
scientifiche italiane che tanto si erano giovate della sua opera potè commemorarlo. La
sola commemorazione ufficiale cui la famiglia potè assistere fu fatta da Carlo
Somiglianza nell'accademia pontificia. La figura del grande matematico venne ricordata nel
resto del mondo con varie iniziative dalle molte ed importanti istituzioni scientifiche di
cui aveva fatto parte. L'Italia avrebbe invece dovuto attendere la fine del regime e della
guerra: la commossa rievocazione di Guido Castelnuovo apriva l'Adunanza generale del 17
ottobre 1946 , ed inaugurava l'attività della ricostituita Accademia
dei Lincei.
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