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Biografia

pallanimred.gif (323 byte) Riccardo Formica (Aldo Morandi)

Riccardo Formica (assumerà lo pseudonimo di Aldo Morandi nel 1923), nasce a Trapani il 4 agosto 1896 da Guido (ufficiale dell'Esercito) e Matilde Paolino Pistone. Dopo le elementari frequenta le scuole tecniche. Quindi, nel 1911, entra all'Accademia navale di Livorno, dove consegue il grado di guardiamarina. Partecipa alla grande guerra prima imbarcato su una torpediniera poi come comandante di reparto del reggimento "San Marco"; viene ferito tre volte. Alla fine del conflitto è tenente di vascello.
Nel 1919 aderisce alla Gioventù socialista e svolge attività politica ed organizzativa. Nel 1921, all'atto della fondazione, passa al Partito comunista d'Italia. Accusato di essere in contatto con elementi sovversivi, di partecipare a riunioni politiche e di fare propaganda fra i marinai, viene processato, condannato a tre mesi di carcere e per effetto della condanna degradato ed espulso dalla regia Marina.
Trova lavoro amministrativo al Comune di Legnano. Diventa segretario della locale sezione comunista e viene più volte aggredito a bastonate dai fascisti ed il suo appartamento saccheggiato, per cui, per sottrarsi alle violenze, lascia Legnano. Su designazione del Comitato centrale del Pcd'I si occupa dell'Ufficio per il lavoro illegale: organismo che ha il compito di creare in tutte le federazioni provinciali una rete organizzativa clandestina, predisporre tipografie per la stampa di giornali, opuscoli e manifestini, falsificare documenti e passaporti, far passare materiale propagandistico attraverso le frontiere, mantenere i contatti con i gruppi clandestini operanti oltre confine ed organizzare incontri sia in Italia che all'estero.
Per vivere deve adattarsi a diversi mestieri: guardia notturna in uno stabilimento tessile, manovale, muratore, impiegato di banca. Viene sempre licenziato per antifascismo.
Nel 1923 è arrestato a Firenze per attività politica clandestina, condannato, sconta tre mesi di carcere, altri quattro mesi nel 1924 a Pistoia, quindi nuova condanna a tre mesi nel 1926 a Milano. Nel 1927 diventa responsabile nazionale dell'Ufficio di difesa interna del Pcd'I. Deferito al Tribunale speciale nel processo detto "dei corrieri" assieme ad altri esponenti comunisti per aver fornito documenti falsi a Umberto Terracini. La sua posizione viene stralciata in quanto contumace, infatti per evitare la prigione si è rifugiato in Francia. Per incarichi di partito si sposta in Belgio e in Cecoslovacchia, in tutti e tre i paesi viene arrestato, condannato ed espulso. Raggiunge la Svizzera, dove conosce Vincenzina Fonti, che diverrà la sua compagna.
Nell'agosto del 1928, a causa di dissensi di carattere organizzativo con i responsabili esteri del Pcd'I, viene sollevato da ogni incarico ed inviato nell'Urss. In base allo statuto dell'Internazionale comunista diventa membro del Partito comunista russo. Mentre frequenta la scuola leninista del Komintern a Mosca, fa parte di una struttura che organizza la lotta comunista nei paesi capitalisti, in particolare istruisce i quadri dei gruppi clandestini di Romania e Bulgaria.
Nel 1931 nuovo dissidio con i rappresentanti dei comunisti italiani che ne chiedono l'allontanamento, lascia tutti gli incarichi politici e lavora alla fabbrica Kalibr di Mosca.
Nell'agosto 1936 ottiene dal Comitato centrale del Pcr l'autorizzazione a lasciare l'Urss ed a raggiungere la Francia, dove, a Parigi, si impegna in opera di propaganda e proselitismo tra i lavoratori italiani.
Il 28 novembre parte dalla stazione di Austerlitz per la Spagna. Dopo soste a Figueras e Barcellona raggiunge la base delle brigate internazionali ad Albacete. Nel frattempo si è iscritto al Partito comunista spagnolo.
In considerazione della sua esperienza militare viene nominato capitano e comandante del Battaglione misto d'istruzione.
Il 23 dicembre è nominato capo di stato maggiore della 14a brigata internazionale "La Marsellaise", agli ordini del generale Carlos Walter; formata dai battaglioni 9o e 10o Mitragliatrici e 12o e 13o Fucilieri. I volontari sono in prevalenza francesi e belgi, con un centinaio di inglesi ed alcuni italiani.
Con la XIV brigata raggiunge il fronte dell'Andalusia nel settore di Andujar, a nord di Cordoba. Seguono duri scontri, soprattutto per la conquista dell'importante Quota 320, che la 3ª compagnia (inglese) del 12o battaglione, agli ordini del capitano George Nathan, conquista e perde a più riprese.
Nel corso degli scontri il comandante del 12o battaglione, il maggiore francese Gastone Delasalle, ritenendo che il suo reparto fosse stato accerchiato, senza prendere contatto con il Comando della brigata, ordina ai suoi uomini di sganciarsi, abbandonando mitragliatrici e materiale pesante, e poi, non curandosi delle conseguenze, si da alla fuga. Si viene a creare un pericoloso vuoto tra gli altri reparti, che fortunatamente il nemico non sfrutta, dando tempo al Morandi di intervenire e di ricostituire le linee.
Il 4 gennaio 1937 il maggiore Delasalle viene arrestato e processato ad Arjonilla da un tribunale militare. L'accusa è sostenuta da Morandi, che richiede la pena di morte per "diserzione davanti al nemico, abbandono delle truppe al suo comando, disfattismo per aver ordinato, senza motivo, la ritirata e l'abbandono delle armi pesanti". La richiesta dell'accusa viene accolta e l'imputato è condannato a morte mediante fucilazione e giustiziato la sera stessa.
Il processo darà motivo, a guerra finita, ad una dura polemica alimentata da un disertore belga, Nick Gillain, che porterà ad una denuncia contro André Marty al Parlamento francese, e che coinvolgerà anche Morandi.
Questi il 6 gennaio viene promosso al grado di maggiore, mentre la XIV brigata viene trasferita sul fronte di Madrid. La brigata viene impegnata dall'11 al 15 gennaio nel settore Las Rozas de Madrid-Majadahonda per respingere l'attacco franchista che tenta di interrompere la strada Madrid-La Coruña e occupare la capitale dal fianco di Nord-Est.
Il 6 febbraio viene richiamato alla base di Albacete per istruire due battaglioni di reclute spagnole, il 21o ed il 24o, di cui il 14 febbraio viene nominato comandante, con essi partecipa alla battaglia del Jarama, nel corso della quale sostiene la controffensiva repubblicana, respingendo un tentativo di accerchiamento dei franchisti nel settore di Arganda-Morata de Tajuña. È ferito alla coscia.
Rientrato ad Albacete deve organizzare una nuova brigata internazionale, la XVI, di cui assumerà il comando. Ma il governo spagnolo, per evitare contrasti con il Comitato di non-intervento, ne ordina lo scioglimento e la ripartizione degli uomini tra le altre brigate.
Il 12 marzo è destinato al comando del 20° battaglione internazionale, con cui raggiunge nuovamente il fronte dell'Andalusia, nel settore di Pozoblanco.
L'8 aprile viene promosso tenente colonnello e gli viene affidato il comando della 86a brigata mista, costituita da: 14o e 19o battaglione Carabineros; 20o battaglione internazionale; 2o battaglione volontari "Pablo Iglesias"; 4o reggimento Ferrovieri.
Il 31 ottobre Morandi viene nominato comandante della LXIII divisione dal Ministero della Difesa nazionale. Da questo momento cessa di essere alle dipendenze del Centro di Albacete delle brigate internazionali. La divisione è formata dalle brigate spagnole 19ª, 38ª e 63ª le cui posizioni sulla Serra Morena, a nord di Cordoba, iniziano dalla strada Pozoblanco-Villaharta, seguono le sinuosità del torrente Cuzna, che si getta nel "Pantano del Guadalmellato", contornano la Quota 546, Villafranca di Cordoba fino al lato destro del Guadalquivir, lungo la strada Adamuz-Montoro. Gli scontri nella zona sono sporadici: né i franchisti né i repubblicani hanno forze sufficienti per condurre e sostenere un'offensiva, la guerra si limita ad azioni di pattuglie e tiri di artiglieria con limitati attacchi per tenere impegnate ed all'erta le truppe avversarie.
Apprende di essere stato condannato a morte dal generale franchista Queipo de Llano, comandante del settore Sud dei nazionalisti.
Nel marzo 1938 è nominato comandante della Divisione di manovra Extremadura impiegata sul fronte del Maestrazgo (Spagna centrale). Comanda il non riuscito contrattacco per la riconquista di Alcañiz in uno dei tentativi repubblicani di bloccare le offensive franchiste in Aragona, che porteranno alla separazione in due parti della Repubblica spagnola nell'aprile dello stesso anno.
Combatte contro la divisione fascista XXIII marzo, il cui Tribunale militare lo condanna a morte.
Il 26 aprile, stressato da diciotto mesi di pesanti responsabilità e da ripetuti attacchi di febbri malariche, è costretto a chiedere di lasciare il comando per curarsi e riposarsi.
Il 30 maggio è nominato comandante dell'VIII corpo d'armata, ma deve rifiutare l'incarico per le persistenti cattive condizioni di salute. Va in convalescenza a Valencia, poi a Barcellona ed infine a Parigi.
Il 2 settembre ritorna a Barcellona, dove gli viene assegnato il comando della XLII divisione. Ma l'ordine viene sospeso in quanto, secondo quanto convenuto tra il Governo spagnolo e la Società delle nazioni, i volontari stranieri devono lasciare la Spagna.
Il 15 novembre partecipa alla sfilata di congedo dei superstiti delle brigate internazionali a Barcellona, marciando alla testa dei brigatisti italiani con Luigi Longo ed Hans Kahle.
Dal Commissariato delle brigate internazionali viene designato a comandare i volontari italiani acquartierati a Torellò. Nel frattempo i nazionalisti hanno varcato l'Ebro e marciano su Barcellona, viene dato l'ordine di raggiungere la frontiera francese. Morandi organizza la partenza e guida i suoi uomini attraverso la Catalogna: Llagostera, Castellò de Ampurias, La Junquera e infine Le Perthus sono le tappe della ritirata. Dopo una marcia di dodici giorni, il 7 febbraio 1939 i volontari italiani raggiungono la frontiera francese.
Dopo essere sfilati davanti ad André Marty e Luigi Longo, a cui viene consegnata la bandiera della brigata "Garibaldi", entrano in Francia. Oltre confine gli ufficiali della Commissione internazionale di controllo per il ritiro dei volontari stranieri salutano militarmente mentre un plotone delle guardie mobili francesi rende l'onore delle armi, poi cominciano le umiliazioni, le perquisizioni e gli insulti. Il 9 febbraio viene internato con gli uomini ai suoi ordini nel campo di Saint Cyprien, dove, essendo l'ufficiale più alto in grado, è nominato comandante del campo numero 7, che raccoglie gli interbrigatisti.
Il 25 febbraio, su interessamento di deputati socialisti francesi, lascia il campo e trova lavoro a Lione.
Non aderisce al Partito comunista francese e esce dall'organizzazione.
Nell'agosto del 1940, ricercato dall'Ovra e dalla Gestapo, lascia la Francia ed entra clandestinamente in Svizzera. Arrestato dalle autorità svizzere, viene processato per immigrazione clandestina e condannato a quattro mesi di carcere e all'espulsione. Uscito dal carcere, non essendo possibile espellerlo, viene inviato al campo di lavoro per politici a Gordola, dove rimane fino alla fine dell'anno.
Diventa membro della Federazione socialista italiana in Svizzera con incarichi politico-organizzativi verso i compagni internati nei campi di concentramento svizzeri, conosce Ignazio Silone.
Nel maggio 1945 rientra in Italia e diventa membro del Comitato direttivo della Federazione provinciale socialista per cui svolge diversi incarichi.
Dopo il congresso del 1947 lascia il Partito socialista.
Aderisce al Movimento federalista europeo di Altiero Spinelli, di cui diventa segretario regionale.
Collabora con la Società umanitaria di Milano all'Ufficio soci e cura il bollettino dell'emigrazione.
Muore a Milano il 28 gennaio 1975.

 

(a cura di Pietro Ramella, dal sito dell'Istituto di Biella e Vercelli)

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