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Biografia
Natalia Ginzburg

Nacque a Palermo il 14 luglio del 1916, da un padre illustre medico e da
Livia Tanzi. Tornata a Torino, città originaria della sua famiglia, all'età di tre anni,
iniziò a respirare un'atmosfera specificatamente intellettuale e anti-fascista, e fece
l'abitudine ai continui controlli della polizia e pesino all'imprigionamento, che toccò
diversi membri della famiglia Levi. Questi anni, furono brillantemente sintetizzati dalla
scrittrice, nel suo romanzo Lessico famigliare (1963), con il quale vinse il premio
Strega.
Dopo le scuole elementari, che il padre le fece frequentare privatamente a casa, andò al
liceo ed iniziò a seguire i corsi di letteratura all'università, che però non portò a
termine.
All'età di diciotto anni le furono pubblicati dei racconti, sul noto giornale fiorentino Solaria.
Poco tempo dopo, un giovane intellettuale di Odessa, Leone Ginzburg, si aggiunse la
circolo torinese al quale partecipava anche la famiglia di Natalia. I due si sposarono,
nel 1938, e, insieme a Giulio Einaudi, dedicarono le loro energie alla fondazione di una
casa editrice. Nel 1937, la scrittrice portò a termine la sua traduzione di Alla
ricerca del tempo perduto, di Marcel Proust, e la sua opera fu pubblicata nella
collana "Gli Struzzi", dell'Einaudi, nel 1946.
Dopo il matrimonio, Natalia continuò a lavorare ai suoi romanzi, anche se la sua vita fu
più volte scossa dagli arresti del marito, da parte delle autorità fasciste. Nel 1942,
Einaudi le pubblicò il suo primo romanzo, La strada che va in città, che uscì
sotto lo pseudonimo di Alessandra Tornimparte, a causa dell'identità giudea della
scrittrice.
Tra il 1943 e il 1944, i Ginzburg presero parte a diverse attività di editoria
clandestina, ed al loro ritorno a Roma, Leone fu arrestato e condotto in prigione, dove
morì per tortura, senza poter rivedere la moglie ed i tre figli. Natalia passò il suo
tempo con i figli e, nel 1945, tornò a Torino, dove lavorò come assistente editore per
l'Einaudi. Il frutto di questo periodo difficile fu il romanzo breve È stato così,
pubblicato nel 1947.
Negli anni successivi, visse l'inebriante periodo del Politecnico, un giornale per
lavoratori e studenti, e della sua amicizia con Cesare Pavese.
Nel 1952, si sposò con il professore di inglese, Gabriele Baldini e si spostò a Roma.
Nello stesso anno, pubblicò Tutti i nostri ieri, la sua impresa letteraria più
lunga ed ambiziosa. Nel 1957, uscì Valentino, e il romanzo breve Sagittario.
Nel 1961, infine, pubblicò Le voci della sera, un ritorno alla saga familiare di Tutti
i nostri ieri.
Nella primavera del 1964, le fu chiesto di scrivere un'opera teatrale, ed il risultato,
superate le iniziali reticenze, fu l'applauditissimo Ti ho sposato per allegria. A
questa, seguirono altre nove commedie, di cui l'ultima, L'intervista, fu messa in
scena da Laurence Olivier, a Londra, e da Luchino Visconti, in Italia.
Nel 1969, Natalia divenne nuovamente vedova e, l'anno successivo, pubblicò Mai devi
domandarmi, una divertente analisi del suo carattere. Tra il 1974 e il 1977, uscirono Vita
immaginaria (1974), e Famiglia (1977).
Gli Anni '80, videro il ritorno della scrittrice alla politica. La Ginzburg fu eletta alla
Camera dei Deputati, con il PCI, sia nel 1983, che nel 1987. Nella sua attività
parlamentare, la scrittrice si batté con ardore in diverse cause umanitarie, come
l'abbassamento del costo del pane, l'assistenza ai bambini palestinesi, la persecuzione
legale nei casi di stupro, ed infine insistette per una riforma delle leggi per
l'adozione. Nel frattempo, fece uscire una biografia di casa Manzoni, La famiglia
Manzoni (1983), uno studio sul poeta fiorentino Sandro Penna, ed un romanzo caotico
dal titolo La città è la casa (1984).
La scrittrice si spense l'8 ottobre del 1991, non senza aver finito ultima impresa, una
traduzione di Une Vie, di Maupassant, che, pare, finì due giorni prima di
spegnersi.
(dal sito italiadonna.it) |