Biografia
Carlo Sforza

Nato a Montignoso (MS) il 24 gennaio 1872, da una famiglia nobile (ha il titolo di
conte). Dopo la laurea in giurisprudenza conseguita a 23 anni all'Università di Pisa,
entra in diplomazia nel 1896, risultando primo del suo concorso: i suoi primi incarichi
all'estero sono al Cairo, a Parigi, a Costantinopoli e a Pechino. Nel 1905 si dimette, non
accettando una destinazione, ma presto rientra in carriera per volere del Visconti
Venosta: dal 15 gennaio al 7 aprile 1906 partecipa alla Conferenza di Algesiras.
Alterna in questo periodo missioni all'estero con l'incarico di capo-gabinetto al
ministero; dal 1911 al 1915 è ministro plenipotenziario in Cina; rientrato in Europa, è
fino al termine del conflitto il rappresentante italiano presso il governo serbo in esilio
a Corfù. Nel giugno del 1919 è nominato senatore, e dopo essere stato
sottosegretario agli Esteri nei due governi Nitti, diventa titolare del dicastero nel
gabinetto Giolitti (1920-1921): a lui si deve la firma del trattato di Rapallo con la
Jugoslavia; nel dicembre del 1920 è insignito del Collare dell'Annunziata. Dal 29 gennaio
al 29 ottobre 1922 è ambasciatore a Parigi, carica che abbandona in conseguenza
dell'avvento del fascismo al potere. Deciso oppositore del regime, svolge all'estero (dal
marzo 1927 all'ottobre del 1943 resterà in esilio) un'intensa attività pubblicistica in
favore dei principi democratici e della solidarietà europea, temi presenti anche nei
corsi di storia che tiene in quegli anni in varie Università statunitensi. E' in contatto
con il gruppo antifascista di Giustizia e Libertà e poi con gli esponenti del Partito
d'Azione, in particolare con Ugo La Malfa.
Di fede repubblicana, rientrato in Italia dopo 16 anni di
assenza, aderisce al Partito d'Azione e prende posizione per l'immediata abdicazione di
Vittorio Emanuele III ed il mutamento istituzionale; è ministro senza portafoglio, con
l'incarico di Alto Commissario per le sanzioni contro il fascismo, nel secondo governo
Badoglio e nel primo gabinetto Bonomi. Caduto il primo governo Bonomi, il Cln lo candida
alla presidenza del Consiglio. Ma ecco scattare contro Sforza il veto improvviso ma
non inatteso del primo ministro inglese Winston Churchill. "No, Sforza no:
anzitutto è un repubblicano intransigente. E poi non è un amico della Gran Bretagna".
Nel settembre del 1945 è eletto alla presidenza della
Consulta Nazionale che preparò il referendum e il passaggio allAssemblea
costituente. Mantiene
questo ufficio sino al 2 giugno 1946, quando viene eletto deputato all'Assemblea
Costituente. Svolge in quell'anno anche le funzioni di ambasciatore straordinario in
America Latina.
Dopo lo scioglimento del Partito d'Azione, aderisce al Pri ed
è più volte ministro degli Esteri (dal 1947 al 1950) nel terzo, quarto, quinto e sesto
gabinetto De Gasperi. Protagonista della politica estera italiana, ratifica il trattato di
pace con gli alleati e contribuisce all'adesione dell'Italia al piano Marshall e al Patto
Atlantico (1949).
Nel 1948 De Gasperi vorrebbe vederlo salire al Quirinale. Sforza è però inviso alla
sinistra democristiana per la sua presunta affiliazione alla Massoneria e per la sua forte
e acritica fede atlantica. Lopposizione dei dossettiani e di Fanfani porta al
naufragio della candidatura Sforza ed allelezione di un altro grande laico,
il liberale Luigi Einaudi, gradito e sostenuto dai dossettiani.
Senatore dal 1948, è ministro senza portafoglio, incaricato
degli affari europei, nel settimo ministero De Gasperi. Muore, in questa carica, a Roma il
4 settembre 1952.
La Nato e le origini della scelta atlantica
dell'Italia di Pietro Scoppola
Il no di Churchill
a Sforza di Giorgio Frasca Polara
|