home |
|
Biografia
Andrea Caffi

Nato a Pietroburgo nel 1887. Figlio di
italiani (provenienti, pare da Belluno e/o da Cremona). Socialista fin da giovane, studiò
all'Università di Berlino, dove conobbe Antonio Banfi. Prese parte come volontario alla
prima guerra mondiale, nell'esercito francese. Visse direttamente sulla sua pelle le
vicende della Rivoluzione d'Ottobre in Russia e fu anche imprigionato.
Amico di Nicola Chiaromonte e di Albert Camus, spesso avvicinato ad Hannah
Arendt o (sia pure da laico) a Simone Weil, fu un socialista libertario, un
"irregolare". Antistatalista, criticò la deriva dittatoriale dell'Urss di
Stalin e il ricorso alla violenza per instaurare una società di liberi e
di uguali. Deciso
avversario del totalitarismo comunista fu estraneo anche al mito
burocratico della socialdemocrazia, critico rispetto alla pretesa di
questultima di risolvere la questione sociale mediante lespansione del ruolo
dello Stato nellambito delleconomia e della società. Diversa è la soluzione
antistatalista prospettata da Caffi, secondo il quale ci si deve muovere nella direzione
della applicazione integrale del principio federativo alla struttura e alla macchina
amministrativa dello Stato, e del completo superamento dellidea di sovranità dello
Stato-nazione. Lo Stato nazione, secondo Caffi, deve essere esautorato della sua
sovranità a beneficio, da un lato, di organismi sovranazionali (a cominciare da una
Federazione Europea in grado di mantenere la pace), e dallaltro da una serie di enti
autonomi e associazioni di ogni genere (politiche, economiche, sindacali, cooperative,
mutualistiche, culturali ecc.). che vanno rafforzati e ai quali devono essere deferite e
trasferite molte funzioni di utilità sociale.
A Parigi frequentò e collaborò con i fuorisuciti italiani, partecipando
alle attività dei socialisti e proponendo una sua mozione sulla partecipazione alla lotta
contro il nazismo. Aderì per qualche tempo anche a Giustizia e Libertà, collaborando
attivamente ai Quaderni di GL. Sul secondo numero dei "Quaderni" (marzo 1932)
Caffi scrisse un lungo articolo sulla rivoluzione russa, che Rosselli pubblicò prendendo
nettamente le distanze giacché lo scritto apparve come appendice al fascicolo con il
titolo Opinioni sulla rivoluzione russa. Importa notare l'interpretazione del
regime staliniano come vera e propria negazione dell'umanesimo socialista e le affinità
evidenti che l'autore individua tra quel fenomeno e altri "mostruosi parti della
nostra epoca" come i fascismi". Caffi poi segnalò fin dal settembre 1932 sui
"Quaderni" le peculiarità del fenomeno nazista che non possono spiegarsi
semplicemente con le categorie della lotta di classe. Sottolineò, invece, la coesistenza
nel movimento hitleriano delle mitologie irrazionalistiche e dell'esaltazione della
tecnica e della moderna civiltà delle macchine.
Alla fine del 1935, però, si distaccò da GL con il gruppo dei 'novatori
dissidenti', che comprendeva - oltre a Caffi, suo ispiratore - anche Nicola Chiaromonte,
Mario Levi e Renzo Giua.
Il dissenso nacque a proposito del Risorgimento. Sul numero di
Giustizia e Libertà del 29 marzo 1935 Caffi aveva affrontato la questione del
rapporto tra lantifascismo giellista e la tradizione risorgimentale, rifiutando
decisamente le necessità di un richiamo alle sacre memorie del Risorgimento
italiano, definendolo un residuo di vanità nazionale da mettere in soffitta.
Per Caffi il Risorgimento aveva racchiuso in un ambito nazionale fermenti e aspirazioni,
pure esistenti, di più ampio respiro europeo e tutte le sue correnti, compresa quella
democratica mazziniana, erano state impermeabili a una questione sociale già allora
presente, come gli stessi studi di Nello Rosselli dimostravano. Gli esiti non potevano non
essere quelli di un Risorgimento, addomesticato, deviato, confiscato da profittatori
equivoci, che determinò un disagio sociale ed un marasma della vita
intellettuale in Italia, che hanno avuto per sbocco (tuttaltro che inaspettato) il
fascismo.
Caffi dunque delineava un processo di sostanziale continuità tra la
compagine statale prodotta dal Risorgimento e il fascismo, in ciò sostenuto anche da
Nicola Chiaromonte, che intervenendo il 19 aprile 1935, a firma Luciano, dichiarava la
propria esplicita avversione non soltanto al processo risorgimentale, ma al Risorgimento
in sé, nel suo principio animatore: Chiaromonte usa lespressione impeto
nazionale, che ha deviato, pervertendola, ogni aspirazione alla libertà e alla
democrazia.
Era evidente l'inaccettabilità di posizioni siffatte per un movimento
come GL, il cui stesso motto Insorgere-Risorgere denota una chiara derivazione
risorgimentale e nei cui fogli di propaganda è facile trovare il duplice accostamento tra
fascismo e antirisorgimento e tra movimento antifascista e Secondo Risorgimento
dItalia. La difesa del Risorgimento venne assunta da Rosselli e Franco Venturi.
Durante la seconda guerra mondiale, Caffi partecipò a
Tolosa alla Resistenza francese. Arrestato dalla milizia di Darmand verso la fine
del 1944, conobbe gli orrori della tortura e degli interrogatori brutali. Riuscì tuttavia
a salvarsi per la 'testimonianza', a lui favorevole, fornita da un giovane
collaborazionista corso che aveva conosciuto tra i clochards e gli 'irregolari' di Tolosa.
Nel dopoguerra mondiale collaborò dalla Francia ad alcune iniziative del movimento
nonviolento di Aldo Capitini. Morì a Parigi nel 1955.
Andrea Caffi, le minoranze e il socialismo libertario
di Goffredo Fofi
Andrea
Caffi (1887-1955) e l'attualità del socialismo libertario di
Giampiero Landi
|