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Biografia

pallanimred.gif (323 byte) Mario Pannunzio

Nato a Lucca nel 1910. La famiglia della madre apparteneva alla aristocrazia nera della città. Il padre era un avvocato abruzzese, militante comunista. Pannunzio però aveva studiato e si era formato a Roma frequentando, fin da giovanissimo, gli ambienti letterarie e artistici degli anni Trenta a cui si era accostato con lo spirito critico e il tono aristocratico della madre, insieme alla passione politica ereditata dal padre. Fra i frequentatori della celebre saletta del caffè Aragno, dove si raccoglieva l’intelligenza antifascista dell’epoca, egli si distingueva per il suo eclettismo. Si sarebbe tentati di dire che le influenze contrastanti dei genitori avessero sviluppato in lui il chiaro orientamento liberale, la fermezza di carattere, il disinteresse assoluto, l’eccezionale discrezione, la naturale riservatezza e amabilità di modi. In più un innato gusto artistico ed un rigore morale e di stile che trasparivano chiaramente nei giornali e nelle riviste che creò e diresse. Per un certo tempo si era dedicato anche alla pittura e al cinema come regista e sceneggiatore, ma la sua attività principale fu di carattere politico, culturale e giornalistico.

Nel 1932 fondò la rivista "Oggi" che dovette chiudere dopo pochi numeri per ragioni politiche. Collaborò quindi con Leo Longanesi alla redazione del primo rotocalco italiano "Omnibus",  presto soppresso dalla censura fascista. La stessa sorte ebbero altri due settimanali: "Tutto" ed "Oggi", diretti insieme ad Arrigo Benedetti. 

Dopo l'armistizio dell'8 settembre del '43, nel periodo clandestino partecipò alla resistenza e insieme ad altri amici fondò il Partito Liberale; nel dicembre 1943 fu anche arrestato e imprigionato a Regina Coeli per alcuni mesi, sfuggendo per caso alle Fosse Ardeatine.

La politica, sia pure espressa con i mezzi che gli erano propri, rimase per Pannunzio l’impegno preminente. Dopo la liberazione diresse il "Risorgimento Liberale" che fu considerato il più bel quotidiano politico del dopoguerra, fino alla sua uscita dal partito. Nel febbraio del 1949 fonda Il Mondo, che s'impose come uno dei giornali più nuovi nel panorama italiano. D'ispirazione crociana, il Mondo fu anche il giornale dei ribelli, di chi non accettava supinamente il metodo manicheo, di chi respingeva le soperchierie e le storture della vita italiana e si riconosceva nelle battaglie che il settimanale conduceva per i diritti civili contro il malcostume, le speculazioni, il sottogoverno. Un giornale indubbiamente di èlites, ma che esercitò un grande fascino fra i giovani.

Il grande prestigio del giornale spiega il numero e la qualità di collaboratori italiani e stranieri. Apparvero sul Mondo, oltre a quella di Benedetto Croce e dei crociani Carlo Antoni e Vittorio De Caprariis, le firme di Luigi Einaudi, Ernesto Rossi, Carlo Sforza, Ivanoe Bonomi, Thomas Mann, Wilhelm Roepke, Stephen Spender, Angelo Tasca, Evelyn Waugh, Gaetano Salvemini, Piero Calamandrei, Riccardo Bacchelli, Vitaliano Brancati, Corrado Alvaro, Tommaso Landolfi, Alberto Moravia, Truman Capote, Arturo Carlo Jemolo e moltissimi altri scrittori, studiosi, politici, letterati. E ancora, titolari di rubriche furono Antonio Cederna, Nicola Chiaromonte, Aldo Garosci, Guido Calogero, Giorgio Vigolo, Carlo Falconi, Marco Cesarini Sforza.

Nel dicembre del 1955 fu tra i fondatori del Partito radicale, inizialmente denominato Partito Radicale dei Democratici e dei Liberali Italiani, insieme a Guido Calogero, Francesco Compagna, Giovanni Ferrara, Felice Ippolito, Franco Libonati, Alberto Mondadori, Arrigo Olivetti, Marco Pannella, Leo Valiani, Leopoldo Piccardi, Rosario Romeo, Ernesto Rossi, Nina Ruffini, Eugenio Scalfari, Paolo Ungari.

Morì il 10 febbraio del 1968.

 

 

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