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Al confino a Ponza
L'istituzione del confino a Ponza da parte del
regime fascista è datata 1928. Ponza accolse Giorgio Amendola, Lelio Basso, Pietro
Nenni, Mauro Scoccimarro, Giuseppe Romita, Pietro Secchia, Umberto Terracini, Zaniboni e
tanti altri, insieme ad esponenti slavi e greci, ras etiopici, indipendentisti libici. Il
Bagno nuovo, l'edificio oggi sede delle scuole elementari e medie, alle spalle del
municipio, e molte case private, accolsero gli esiliati. Era loro consentito muoversi in
uno spazio ristretto, tra il tunnel di Sant' Antonio, i Guarini e la Dragonara.
La situazione igienica sullisola era disastrosa. Come attesta la
lettera di protesta scritta da un confinato, Giuseppe Isola, il 12 ottobre 1929 e inviata
al Ministero dellinterno: Da una ventina di giorni tutti i confinati
politici, salvo pochissime eccezioni, che alloggiano in abitazioni private, in seguito a
disposizioni superiori e nonostante il grave pregiudizio per la loro salute, dormono nelledificio
denominato Bagno malgrado non corrispondi affatto, neppure
approssimativamente, alle norme più elementari delligiene. I locali oltre di essere
umidi sono poco arieggiati e vi alloggiano circa duecentosettanta persone, delle quali
ottanta in due corridoi. Lo spazio riservato ad ogni confinato è talmente ristretto che
non tutti possono tenere presso di loro il corredo personale. Le latrine sono vicinissime
ai dormitori ed emanano un fetore insopportabile.
Lambiente di Ponza ci viene descritto dal confinato Alfredo Misuri,
ex liberale e già deputato fascista, caduto poi in disgrazia per le sue critiche alla
dittatura, arrivato sullisola nel 1930: Il vero padrone dellisola
era il centurione Memmi, sempre in auge, ad onta dellinsuccesso del processone di
Ustica, ma non ancora seniore. Per me il Memmi non ha avuto che sorrisi, ma, certo, era la
bestia nera dei confinati, e, se le intenzioni potessero uccidere, egli sarebbe morto
mille volte al giorno
Il paese è grazioso e panoramico; la vita vi è più
confortevole che ad Ustica, sotto tutti i riguardi, ma una cappa di piombo grava addosso
in questo che è veramente un carcere allaperto
La vita confinaria assume tuttaltro
aspetto di quello che aveva ad Ustica. Non più scuola di filosofia, non più
società della nafta, non più conversazioni nella barberia confinaria che
terminavano con una generosa spruzzata di acqua della colonia. La sola
passeggiata da automi sullarco di cerchio della via principale, percorsa da un capo
allaltro cinquanta volte al giorno, ove si incontravano cinquanta volte le stesse
persone che facevano come noi. Le stesse mense dei vari gruppi, servivano solo per
soddisfare le necessità della vita fisica di chi le frequentava, ma non erano più quei
cenacoli politici vivaci che avevo osservato a Ustica.
Nel 1939 il trasferimento del confino di massa a Ventotene, dove furono confinati tra gli
altri Secchia, Longo, Spinelli, Rossi, Pertini.
Fu l'umanità dei ponzesi e dei ventotenesi a rendere meno duro l'esilio -
baracche sovraffollate, igiene disastrosa, cibo ed acqua scarsissimi, poche centinaia di
metri per la passeggiata, controllo continuo anche delle fugaci conversazioni.
Nel 1942 vengono inviati a Ponza
prigionieri greci, albanesi e slavi.
Nel 1943, dopo la caduta del
fascismo, per ironia della sorte Mussolini viene condotto prigioniero proprio a Ponza,
dove resta dal 27 luglio al 7 agosto.
Il 27 luglio si costituisce tra i
confinati il cosiddetto "governo di Ventotene", che gestisce l'ormai ex confino
dopo la caduta del fascismo.
All'alba del 9 settembre, Ventotene
viene liberata dagli americani. |