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Dibattito
Resistenza e revisionismo
La Storia, per sua
natura, è revisionista |
di Massimo Fini
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Negli ultimi anni la sembrava finita con l'asfissiante,
ammorbante e per nulla innocente retorica della Resistenza. E' passato più di mezzo
secolo, molte cose sono cambiate, la cultura di sinistra non è più egemone, anche se
tende sempre a essere totalizzante e totalitaria, la destra è tornata all'onor del mondo
e ci sono quindi tutte le condizioni per poter valutare quei fatti con più equilibrio, in
modo meno unilaterale e fazioso.
Invece quest'anno siamo ripiombati in pieno mito resistenziale, grazie a Ciampi, che
indulge molto alla retorica, e a una destra che, tornata al Governo, cerca in tutti i modi
di legittimarsi (ma che bisogno c'è di legittimarsi? In uno Stato democratico un leader
politico, si chiami Fini o Le Pon, è legittimato solo dal consenso, non dalla comunità
ebraica).
Nell'ambito di quel grandioso e terribile evento che fu la seconda guerra mondiale, la
Resistenza ebbe un ruolo del tutto marginale. L'Italia l'hanno liberata gli
angloamericani, non i partigiani, tantomeno, come invece vorrebbe la neoretorica di
Ciampi, gli italiani.
La Resistenza è servita da riscatto morale a quelle poche migliaia di uomini e di donne,
cui va tutto il nostro rispetto, che la facero. Ma non riscatta tutti gli altri italiani,
vale a dire la stragrande maggioranza, che aderirono entusiasticamente al fascismo,
approvarono le leggi razziali, entrarono in guerra a fianco dei nazisti, sperando di
lucrare sciacallescamente sulla vittoria tedesca, e dopo il 25 luglio stettero alla
finestra per vedere chi vinceva diventando improvvisamente tutti antifascisti, appunto il
25 aprile del 1945. E' troppo facile, è troppo comodo far gli eroi della libertà salendo
all'ultimo momento sul carro del vincitore e adossare tutte le colpe all'ex alleato
sconfitto e tradito nel peggiore dei modi. Bisognava pensarci prima.
Ma la retorica della Resistenza, la sua sproporzionata enfiagione rispetto al suo
effettivo valore storico, è servita appunto agli italiani per far finta di aver vinto una
guerra che avevano invece perduto, per fare un lavacro delle loro responsabilità e per
non fare i conti con se stessi. Un voluto equivoco foriero di non pochi guai e drammi, a
cominciare dal terrorismo rosso.
Discutibile, a dir poco, è poi la convinzione di Ciampi che un revisionismo sulla
Resistenza sia 'improponibile'. La Storia è per sua natura revisionista, sia perché ha
il dovere di verificare la veridicità dei fatti, sottraendoli alla versione dei
vincitori, sia perché ogni generazione può interpretare gli stessi fatti in modo
doverso. E' un diritto che nessun 'ukase', per quanto autorevole, può cancellare.
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