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la resistenza romana
Le donne della Resistenza romana
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Carla Capponi |
Lucia Ottobrini |
a cura di Carla Capponi
Parlerò a nome e per conto di tutte le donne che a Roma nella provincia si schierarono
nel 1943 dalla parte della pace contro la guerra, della libetà contro la dittatura, della
vita contro la morte e suoi macabri riti.
Tante donne operaie contadine studentesse impiegate aristrocratiche, casalinghe suore.
Tutte volontariamente, spontaneamente senza un ordine senza un appello se non quello del
loro cuore scesero n campo trasformando la città, le campagne della provincia assediate
saccheggiate bombardate in tant rilugi segreti ove trovarono salvezza "i poveri figli
di mamma"; i soldati di quell'esercito che Mussolini aveva portato alla guerra e alla
disfatta.
C'e chi ha ironizzato sul numero dei partigiani riconosciuti "troppi" e stato
scritto "avete gonfiato il numero dei partecipanti". Contro questa accusa e la
presunzione di reinterpretare i fatti la storia di quei 212 giomi di
occupazione nazi fascista di Roma voglio portare un contributo di approfondimento di
conoscenza, su chi, pur non combettendo con le armi ha lottato rischiando forse più di me
con meno gloria. Troppe donne non sono state neppure riconoscute patriote e dei loro nomi
del loro coraggio si è persa memoria.
Dovendomi limiitare all'analisi dagli ultimi mesi quendo si preparava la liberazione di
Roma da parte degli alleati dovrei tacere del grande contributo di panecipazione civile
dato dalle donne I'8 di settembre nei due
giorni di combattimenti che seguirono per la difesa di Roma da parte dei militari.
Consentitemi tuttavia di ricordare, perchè è essenziale ai fini della comprensione del
coinvolgimento delle masse famminili nelle operazoni di guerriglia che si svilupparono nei
nove mesi successivi, come iniziò il loro
impegno, la loro scelta di lotta. Nella battaglia combattuta dai militari, dalla Magliana
alla Monetagnola, a Porta San Paolo 414 militari caddero nei combattimenti, ma ci furono
anche a comobattere con loro e a moriree 156
civili monti e 27 donne che perirono portando soccorso ai ferit,i aiuto ai combattenti,
tra di essi una decorata di M. A. V. M..
122 furono le donne arrestate portate a Via Tasso e a Regina Coeli, di loro molte furono
depordate in Gemania.
Dieci furono assassinate per le strsde di Roma nelle dimostrazioni contro i rastrellamemi
e negli assalti ai forni. Una fu uccisa a Viale G. Cesare sotto la Caserma dell'81°
fanteria, mentre con altre centinaia di donne reclamava la liberazione dei duemila
rastrellati costretti nella caserma, il suo nome è Teresa Gullace M. O. V. C.; I'altra in
quello stesso giomo 3 marzo 1944, fu uccisa sui gradini della chiesa di Piazza dei
Quiriti. Otto donne furono fucilate davanti al mulino del Forno Tesei a ponte di ferro,
sul luogo fu messa una lapide con i nomi, che attualmente e scomparsa. Una nel cuore della
Roma umbertina la signora Calò Carducci nei tentativi di impedire ai tedeschi che avevano
fatto irruzione nella sua casa, di arrestare suo figlio con un gruppo di militari da lei
nascosti, una uocise al Tiburtino Terzo, Maria Martinelli.
Grande la massa dei milatari sbandati bloccati a Roma nell'impossibilità di rifugiarsi a
sud oltre la linea Gustav per sfuggire alle fucilazioni o alla deportazione. Alto il
numero dei prigionieri di guerra inglesi, americani,
francesi fuggiti dai campi di prigionia bisognosi di essere nascosti, sfamati, vestiti.
Alto il numero dei funzionari, impiegati, lavoratori che piuttosto che adderire al Governo
della Repubblica fascista, si diedero alla macchia passando nelle file della Resistenza.
Una massa di uomini, tutti con la pena
capitale già emanata per bando dai nazisti e dai fascisti, che trovarono, fin dall'8
settembre aiuto e salvezza nel coraggio e nella determinazione delle donne romane.
Roma aveva già subito bombardamenti, devastazioni a San Lorenzo, al Tiburtino ecc. la
popo azione era stremata da tre anni di razionamemti; scarsi erano i rifornimenti per la
distruzione delle vie di comunicazione e per aver accolto oltre cenlocinquantamila
profughi fuggiti dalle città distrutte del Garigliano, da Cassino a Latina da Frascati a
tutta la costa laziale.
Si disse dei romani che una metà di essi ospitava l'altra metà. Al primo momento
di spontanea solidarietà e partecipazione seguì il momento dell organizzazione e fu per
l'esperienza e l'opera dei componenti i partiti politici antifascisti, per la
riorganizzazione dei militari nella clandestinità, con a capo il Colonnello Montezemolo,
che si riuscì a creare una rete di collegamenli così efficiente da tener testa alla
pefetta macchina poliziesca, repressiva, micidiale dei nazisti. Le donne che provenivano
dalle file dei partiti politici antifascisti, molte delle quali uscite da pochi giomi
dalle carceri, tornate dai confini delle isole, decisero di formare un comitato di
coordinamento per le attività di assistenza e di appoggio alle forze combattenti civili e
militari. Il comitato era composto da donne di varie esperienze politiche.
Alcuni nomi che ricordo: Clara Cannarsa, Adele Bei, Egle Gualdi, la Fancello Maria Maggi,
Ebe Riccio, la Ripa di Meana, la principessa Doria, Marcella Lapicirella, Laura Lombardo
Radice, Laura Garrone, Titina Maselli, Marisa Cinciari, le sorelle Bruni, la contessa
Stelluti Scala, ed altre.
Il Comitato di coordinamento nato a Roma possiamo dire che fu il primo abbozzo di quello
che al nord prese il nome di " Gruppi di difesa della donna" che organizzò piu
di settantamila donne, la gran parte delle quali, mai riconosciute nè patriote, nè
partigiane. Nacquero i comitati di zona negli otto quartieri in cui era stata ridivisa
Roma dalle forze della Resistenza che si collegavano al centro per mezzo delle giovani
staffette. Molti e
pesanti, sempre rischiosi, furono i compiti svolti nei nove mesi. Diffusione dei volantini
con gli appelli alla popolazione romana o alle donne stesse. La diffusione dei giornali
(io stessa ho avuto in casa fino alla fine del mese di dicembre, il centro dello
smistamento della stampa clandestina per la quarta zona di Roma, dei giornali del partito
comunista l'Unità, del partito d'azione "Risorgimento liberale", dei cattolici
comunisti la "Voce operaia'). Purtroppo a novembre fu individuata la tipografia di
Via Basento dove furono arrestati: Leone Ginzburg, Gastone e Manlio Rossi Doria,
l'alchitetto Mario Fiorentino e tutti i tipografi.
Erano quasi sempre le donne che andavano e venivano con i pacchi della stampa. I giornali
dell'epoca avevano un solo foqlio di piccole dimensioni, così da poterlo piegare e
mettere in tasca o da poterlo infilare nelle buche
delle lettere e sotto le saracinesche dei negozi. Alcune di queste postine sono divenute
celebri: Titina Maselli, la Scialoia, Franca Anqelini, Giovanna Ribet, Laura Garroni (
divenuta poi artificiere dei G. A. P. con il nome di
Caterina), Marisa Cinciari, Anna Carrani della manifattura tabacchi, Nanda Coari,
Maddalena Accorinti, Marina Ghireli, passata poi ai G AP, la Usiello moglie di un barbiere
di Via del Boschetlo che aveva la responsabilità della diffusione della stampa tra le
botteghe della zona Monti; la Perna, la Bruscani, Giuliana e Marcella De Francesco.
Sono le donne che trasportano le armi nella borsa della spesa attraverso la città, che
prelevano i chiodi a tre punte dalle officine dell' A..T.A.G. di Prenestino dalle officine
del gas di San Paolo, ove vengono prodotti anche
gli spezzoni che saranno usati per confezionare le bombe dagli articieri, Giorgio Labò,
Gianfranco Mattei, Giulio Cortini, Laura Garrone, che saranno usate negli attacchi ai
nazisti di Piazza Barberini, del Banhof
offiziers, della Stazione Termini, di Via Rasella, di Via Claudia, di Via Due Macelli e
per decine di altre azioni.
Sono le donne che si organizzano per assalire i forni ove si panifica iI pane bianco per
fascisti e nazisti. Gli assalti avvengono nei quatieri di Trionfale, Borgo Pio, via Leone
Quarto davanti alla sede della delegazione, per
protestare contro la sospensione della distribuzione di patate e farina di latte. A
guidarle in questi quartieri sono le sorelle De Angelis, Maddalena Accorinti ed altre.
Sempre in via Leone quarto viene assalito il forno De Acutis, ma qui c'è il consenso
dello stesso proprieterio che distribuito il pane e la farina di latte si da alla
clandestinità. Altri assalti avvengono in via Vespasiano, in via
Ottaviano, in via Candia, al Tiburtino terzo durante lo sciopero generale indetto per il 3
maggio, ove viene uccisa dalla P. A. I. Maria Martinelli, madre di quattro bambini.
Sono le donne che accompagnano i prigionieri fuggitivi fuori città per collegarli ai
nuclei ppartigiani dei Castelli Romani, a volte esse sono giovanissime come Gloria
Chilanti (quattordici anni), che accompagnò un marinaio russo attraverso Roma, per
mettelo in collegamento con i partigiani di Monterdondo.
Ognuno fa quanto è necsssario con prudenza, con intelligenza, con astuzia, col cuore. A
causa della mancata risposta dei Romani all'appello nazista per il lavoro obbligatorio,
iniziarono i rastrellamenti per le vie ed i
quartien di Roma, il più massiccio fu quello condotto nel quartiere Quadraro durante la
notte. Duemila uomini furono rastrellati strappandoli letteralmente dal letto nelle
proprie case durante la notte, settecento di essi
furono deportati in Germania.
Iniziano gli imponenti arresti nelle fila della Resistenza tra cui molte donne: Elettra
Pollastrini, Lina Trozzi, Vera Michelion, arrestate sono condannate e deportate nel
carcete duro in Austria.
Carla Angelini, Bianca Bucciarelli, la signora Fontana e la signora Rodriguez mogli di
ufficiali dei Carabinieri, subiscono confronti crudeli, interrogatori durissimi, così
Maria Teresa Regard, Iole Mancini, la Di Pillo e tante tante altre ( 122 ).
Nessuna di esse ebbe un cedimento furono con il loro silenzio, le piu dure e temibili
avversarie della macchina di morte nazi-fascista. Un esercito solidale silenzioso senza
divisa, senza gradi, senza il "soldo"; un esercito di
volontarie della libertà che restituirono senso e valore al ruolo della donna nella
società italiana, degradato ed offeso dalla teoria fascista di donne solo come delle
fattrici di figli per la patria. Si organizzano gli scioperi nelle fabbriche romane ove
lavorano le donne, alla manifattua tabacchi è Anna Carrani che organizza le operaie, mi
collego con Iei, inviata da Adele Bei, per fissare le modalità, i tempi e le richieste
sindacali. La riunione avviene in una piccola osteria vicino Piazza Mastai, a via della
Luce, nell'intervallo del pranzo, si stabilisce di dare inizio allo sciopero con una sola
ora di sospensione dal lavoro, senza uscire dalla manifattura. Le richieste erano:aumento
della razione del pane, indennità di bombardamento, aumento del salario. Lo sciopero si
organizza per il primo di aprile così alla Stacchini di via Baccina ove le operaie
formano una delegazione che
avanza le stesse richieste. Sono avvertite le autorità fasciste e la prefettura, che
intervengono promettendo i miglioramenti.
ll secondo sciopero è il 3maggio:ottocento operaie restano fuori della manifattura per
più di un ora per unire la loro protesta allo sciopero generale indetto per quel giorno,
dal comitato quadripartito. Lo sciopero generale del 3 maggio ruscì solo
parzialmente i successi si ebbero alla tipografia de "Il Messaggero", ove tutti
gli operai si astennero dal lavoro. Il giornale uscì con molto ritardo stampato alla
meglio da tipografi raccattati in altri giornali. Il direttore Spampanato si vendicò
compilando l'elenco degli assenti che consegnò ai tedeschi; 19 operai furono arrestati.
Importanti azioni sono compiute dai G.A.P. di zona dal 20 al 30 maggio. I componenti dei
G.A.P centrali, i superstiti dei massicci arresti avvenuti pe la delazione di Guglielmo
Blasi andaro nella provincia sud di Roma nelle zone prossime al fronte. Gli alleati hanno
promesso un "campo di lancio'' con armi che sarà preannunciato da Radio Londra con
la parola "la neve è caduta".
"Giungemmo a San Lorenzo in tempo per vedere gli ultimi camion nazisti partire,
apprendemmo da Gerratana che il C.N.L. romano aveva rinunciato all'insurrezione. Sapemmo
poi che già dal 2 giugno era giunta disposizione in tal senso, concordata tra il governo
di Salerno, gli alleati e il Vaticano.
Un ordine preciso ci giunse da Napoli da Togliatti: collaborare con gli alleati non
intralciare il loro passaggio con inutili combattimenti contro i tedeschi. Bentivegna
restò a San Lorenzo con un gruppo di partigiani di quella zona,io mi unii a un gruppo di
partigiani della IV zona (centro storico), Lallo Bruscani, Nanda Coari e gli operai della
tipografia e
occupammo il giornale "Il lavoro fascista", in via Quattro Novembre. Ci
raggiunsero Giacomo Pellegrini, Scoccimarro, Alicata, Emanuele Rocco appena uscito dal
carcere di Regina Coeli e nei giorni seguenti Pintor con il volto tumefatto dalle torture
subite dalla banda Koch ed altri, tirammo la
prima copia de " l'Unità " libera e stampammo i primi striscioni di saluto agli
Alleati, li attaccammo al vetro delle bacheche che erano all'esterno tutto intorno al
fabbricato. Me ne tornavo con il fucile in spalla, il pennello e la colla in mano quando
sul portone vedo arrivare le tre sorelle Mafai, Miriam, Simona e la piccola Giuliana. Ci
abbracciammo ridendo singhiozzando, senza lacrime chè tutta la pena di quei mesi ci
strozzava la gola. Era il 4 giugno 1944."
La Resistenza a Roma: donne e
quotidiano di Lisa De Leonardis
Storia di Caterina Martinelli
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