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la resistenza romana

Morta Marisa
Musu, la gappista romana
Nata a Roma il 18 aprile del 1925 da Domenico e da
Bastianina Martini. La madre era originaria di Sassari, la sua famiglia era legata ai
Berlinguer ed era di idee antifasciste. Entrò nell'organizzazione clandestina del PCI nel
'42, ad appena sedici anni, insieme ad Adele Maria Jemolo, sua compagna al Liceo Mamiani,
tramite Lucio Lombardo Radice (che poi sarebbe diventato marito di Adele). Iscrittasi
all'università di fisica, dopo l'armistizio partecipò alla battaglia per la difesa di
Roma e successivamente aderì ai Gap, con il nome di battaglia di "Rosa", nella
formazione guidata da Franco Calamandrei, della quale facevano parte tra gli altri Carla
Capponi, Rosario Bentivegna, Mario Fiorentini e Lucia Ottobrini. Partecipò a varie azioni
contro i tedeschi, tra cui quella di via Rasella, del 23 marzo del '44. Fu catturata dalla
polizia il 7 aprile, insieme a Pasquale Balsamo e a Ernesto Borghesi. Il commissario
Antonio Colasurdo e il commissario De Longis, che erano in collegamento con il CLN, li
spacciarono per una banda di rapinatori. Così Balsamo e Borghesi furono rinchiusi a
Regina Coeli, nella sezione dei detenuti comuni, e lei nel carcere femminile delle
Mantellate. Dopo il tradimento di Guglielmo Blasi, prima che questi ne rivelasse
l'appartenenza ai Gap, si finse malata e a fine maggio, all'Ospedale San Camillo (ex
Forlanini), con l'aiuto di alcuni medici legati alla Resistenza, riuscì ad evadere. Nel
dopoguerra si sposò con Valentino Gerratana e fu insignita della medaglia d'argento al
valor militare. Continuò l'attività politica nel PCI, lavorando per anni con Enrico
Berlinguer nel movimento giovanile comunista e nella Fgci e entrando a far parte del
comitato centrale del partito. Dopo la separazione con Gerratana, si è unita ad Aldo
Poeta, da cui ha avuto tre figli (Sergio, Claudio e Giovanna). Giornalista a "Paese
Sera" e a "L'Unità", è stata inviata per due anni a Pechino, poi in
Vietnam, a Praga nel '68, in Mozambico e in Palestina. E' morta a Roma il 3 novembre del
2002.
(a cura di Mario Avagliano)
per approndire:
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