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RSI: nascita della
Repubblica di Salò
I verbali del Congresso di Verona, atto di
nascita della RSI
Il discorso di Alessandro Pavolini
14 novembre '43
Iniziando questa prima Assemblea Nazionale, il nostro pensiero va ai Caduti per la
Rivoluzione, ai Caduti sui fronti di guerra che ancora combattono e che hanno combattuto
nei mesi recenti accanto ai camerati germanici, ai Caduti nostri nelle foibe dell'Istria,
della Dalmazia, facendo fronte al comunismo partigiano, centinaia e centinaia di Martiri
che sono andati a raggiungere la schiera di tutti i Martiri della Rivoluzione Fascista,
infine ai Caduti più recenti, quelli che bagnano col loro sangue ed illuminano con il
loro esempio le piazze delle città e
dei borghi d'Italia in queste settimane. (...) Parliamo un momento di questa ondata
terroristica con cui il nemico interno ed in parte esterno, in Italia tenta di spezzare la
vita del nostro giovane Partito appena risorto.
(...) Che cosa vuol dire questa ripresa sanguinosa, questa ripresa cruenta contro di noi?
Vuol dire che il nemico interno ed esterno ci prende sul serio, prende atto che noi
esistiamo, che noi stiamo prendendo in mano la situazione delle Provincie, del Paese. E
allora cerca di colpirci disperatamente, cerca di stroncarci. Ma il fatto è essenziale
nella nostra storia, nella vita d'Italia, perché lo squadrismo così colpito nei suoi
uomini, nei suoi Comandanti, nel Partito così aggredito nelle sue gerarchie, nei suoi
militi fedeli, è l'Italia che ricomincia a combattere, è l'Italia che ricomincia a
spargere il suo sangue, è l'Italia che ricomincia coi suoi figli a levare la sua fronte
di uomini d'onore, di uomini che sanno rischiare la vita per un'idea (...) Noi dobbiamo
vendicare questi morti, dobbiamo vendicarli e dobbiamo nel loro nome prendere il dominio
definitivo della vita italiana. Se io ho dato un ordine alle squadre in questo senso, è
perché avevo la sensazione di questa situazione che via via si aggravava.
Chiarisco che i Tribunali a cui mi sono riferito non sono i Tribunali straordinari di cui
parla il Decreto recentemente approvato dal Consiglio dei Ministri e che riguarda la
posizione di coloro che hanno tradito dal 26 luglio all'8 settembre o che in quel nefasto
periodo hanno compiuto atti di violenza contro fascisti o contro cose e istituti del
Regime. Non a questo intendevo riferirmi, ma ad una legge fatta al tempo di Badoglio e che
una volta tanto è una buona legge, della quale ci possiamo ottimamente servire. È una
legge che istituisce, cioé che ci permette
l'istituzione, entro 24 ore, quando vi siano particolari condizioni di ordine pubblico
turbato, di Tribunali straordinari che immediatamente e secondo la legge marziale possono
giudicare, in modo appunto che il verdetto è subito emesso ed i colpevoli vengono subito
condannati con l'unica pena efficace che è: la pena di morte (...) Io non sono né un
sanguinario, né un maniaco; la mia formazione mentale è molto diversa; ma ho la precisa
sensazione che o si fa così o non si toccano le coscienze (...) Naturalmente nel compiere
questa necessaria opera di giustizia con consapevolezza e con senso appunto di giustizia
assoluta non bisogna colpire soltanto i piccoli: bisogna colpire soprattutto i mandatari
importanti.
In molte provincie si sta verificando il fenomeno di industriali i quali sono i
sovvenzionatori di questa ripresa sovversiva delle bande di Lenin, sovvenzionatori di
queste bande di ribelli. Soprattutto su questi bisogna intervenire; questi sono appunto
gli elementi che per primi devono avere la giusta punizione. Quanto al fenomeno delle
bande dei ribelli, ciascuno di Voi lo conosce e altrettanto bene quanto me. Si può,
all'incirca, delineare una ripartizione e qualifica di costoro: ci sono i comunisti veri e
propri, che si richiamano agli ordini di Mosca; ci sono i gruppi che fanno capo a
paracadutisti inglesi o prigionieri evasi o lasciati fuggire nei giorni del disonore (e
che comprendono soprattutto quegli elementi che più che altro si propongono di restare
lontani dalla coscrizione o dal lavoro obbligatorio); e c'è infine il gruppo che si
autoclassifica arbitrariamente come dei «patrioti», che comprende elementi di varia
natura, in parte antifascisti, in parte no. In parte comprende anche Ufficiali decorati,
ed è in parte recuperabile ai nostri fini.
Sicché ora in questo intensificarsi della lotta civile -lotta che noi speriamo e
fermamente vogliamo breve, brevissima, cosicché il Paese intero possa dedicarsi alla sua
rinascita - poiché questa ripresa è anche una guerra, tutta diversa - bisogna mettere
sul tappeto il problema di questi sbandati. Occorrono mezzi adeguati per provocare al più
presto lo sgretolamento di costoro.
So il problema che hanno i dirigenti di provincia per questo combattimento: gli Squadristi
si trovano, non si trovano sempre le armi. Per le armi occorre che le provincie che per i
loro Squadristi ne son prive, tengano il più possibile il contatto con noi e con i
Comandi Germanici, in modo che si possano superare queste difficoltà.
(..) Per quello che riguarda le squadre e lo squadrismo, il nostro cuore non può che
esultare nel vedere di nuovo gli squadristi, sia pure per un motivo doloroso, sulle piazze
d'Italia. Lo squadrismo è stato la primavera della nostra vita, e chi è stato squadrista
una volta lo è sempre. Parlo, naturalmente, dei presenti. Così pure bisogna stare
attenti che nello squadrismo che rinasce tutto sia puro, tutto, come è puro il sangue dei
Caduti dello squadrismo. lo elogio i dirigenti di Torino e di Firenze che hanno proceduto
all'arresto del conte Gaschi e di Dumini: lo squadrismo deve essere assolutamente puro,
deve colpire là dove ha da colpire; ma non deve allontanare dal Partito le simpatie del
popolo sano, non deve in alcun modo offuscare l'aureola di purezza che il Partito deve
avere intorno a sé.
Aggiungo anche che il compito dello squadrismo non è un compito permanente, è un compito
necessario in questo periodo che ci auguriamo di sistemare al più presto. Allorché la
situazione lo consentirà, noi contiamo e speriamo che la Milizia, in cui noi vogliamo
vedere veramente e autenticamente la guardia della Rivoluzione, la guardia della vita dei
fascisti e dei Fasci, potrà essere sviluppata ed avere assunto la funzione della polizia
politica armata nazionale, e ricevere nei suoi ranghi ricostituiti le nostre squadre. Fino
allora lo squadrismo, sempre meglio disciplinato dai dirigenti, è una forza
insostituibile, che costituisce l'ordinamento essenziale degli organi del Fascismo
repubblicano. (...)Io credo, ed è stata la tesi che a nome del Partito ho sostenuto, che
oltre al corpo delle Camicie Nere, il quale allineerà le formazioni della Milizia in
combattimento accanto alle altre formazioni dell'Esercito sulla linea del fronte, la
Milizia debba avere accanto questo ramo importantissimo e che riassume in sé tutte le
tradizioni gloriosissime dei battaglioni della Milizia che si sono battuti in Africa, in
Russia ed in Italia, accanto a questo ramo dirò primario, debba avere in sé un altro
ramo il quale assume i compiti, come ho detto prima, della polizia politica armata nel
territorio nazionale e che sia veramente una guardia armata della Rivoluzione. Voi
direste: Un'altra volta noi abbiamo sentito che la Milizia è la Guardia Armata della
Rivoluzione; e in certo senso o per lo meno non sempre lo è stata.(...)
Ora passo ad altro argomento di essenziale importanza, perché grande è la nostra e la
vostra impazienza in materia.
Noi abbiamo parlato dianzi di quella che è la punizione immediata, città per città, dei
responsabili diretti o dei responsabili morali degli esecutori o dei mandanti, degli
assassini dei fascisti repubblicani.La nostra impazienza riguarda la punizione dei
traditori, dei maggiori in certo senso, che hanno contribuito a portare il Paese in questo
baratro da cui faticosamente noi cerchiamo di farlo risalire. In proposito, può apparire
a taluno che si sia perso del tempo. Ora io richiamo la vostra mente su questi fatti che
non sono impugnabili. Allorché si ricostituì il Partito, questo fu fatto in base a una
serie di 5 brevi ordini del Duce diramati dalla radio, che ciascuno di voi certo ricorda:
uno di questi ordini precisava i primi compiti di carattere urgente del Partito che
rinasceva e indicava questo compito nella punizione esemplare dei traditori. Ora ciascuno
di voi che ha riaperto le Federazioni, che ha riunito il primo nucleo di animosi intorno a
sé, sa benissimo che quest'ordine non è stato da noi potuto eseguire o non è stato
sempre potuto eseguire, perché ci si trovava in una città in cui le forze che avrebbero
dovuto arrestare i traditori erano tutte d'accordo per arrestare lui stesso ed i suoi
collaboratori. Questa è la situazione in cui abbiamo cominciato a muoverci. Questori e
carabinieri volevano arrestare noi, non avevano nessuna intenzione di arrestare coloro di
cui noi avessimo fornito gli elenchi. Non è stato semplice. (...) E questo ha portato
evidentemente un rallentamento nella formazione dei tribunali e nella speditezza delle
operazioni in questa materia. Voi sapete che il decreto istitutivo dei tribunali, e questo
è ciò che calma in qualche modo e in parte la nostra impazienza, pone nelle mani degli
uomini del Partito questi strumenti di legge, i quali sono strumenti giuridici ma anche
strumenti politici.
Quindi non potevano evidentemente essere formati da magistrati ordinari. Del resto, il
loro stesso nome indica la loro straordinarietà rivoluzionaria. Ciascuno di Voi mi ha
designato i nomi per la costituzione dei tribunali straordinari provinciali. Come Voi
sapete questi tre uomini per ciascuna provincia, noi li mandiamo in provincie diverse
perché il giudizio abbia maggiore indipendenza ed efficacia, dall'influsso dell'ambiente
locale. Inoltre, già da diversi giorni, ho consegnato al Duce, per il Consiglio dei
Ministri, che ha la potestà di decidere in merito, a norma del Decreto esecutivo, i nomi
di nove camerati scelti fra uomini di sicura fede nostra, di sicura intransigenza
rivoluzionaria e spesso fra camerati che in proprio hanno avuto, attraverso il carcere,
attraverso le percosse, attraverso le ferite ed attraverso l'esilio, da soffrire
personalmente e nelle loro famiglie, degli effetti del tradimento di costoro. Ho
presentato i nomi dei nove camerati, così scelti ,al Duce, perché costituiscano il
tribunale straordinario speciale.(il tribunale che giudicherà, nel gennaio successivo, i
congiurati del 25 luglio, ndr)
Vi dico subito, per quel che riguarda la punizione di costoro, che a termine di legge,
l'unica pena prevista per coloro che siano convinti del reato di tradimento, è la
morte.
La legge non prevede altra alternativa perché, evidentemente, il tradimento è sempre
innanzi tutto un reato tale, in qualunque grado sia commesso, in qualunque periodo, il
quale squalifica un uomo completamente e lo pone al bando del Partito, di una società
nazionale e così via ed impone la sua eliminazione esemplare.
Ma in questo periodo poi, in cui il tradimento di costoro ha contribuito a gettare la
Nazione nel caos e nella miseria, non si può evidentemente comminare nella legge pena
diversa. In questa materia, (...) le pubblicazioni radiofoniche e giornalistiche hanno
grandemente disorientato la pubblica opinione e l'opinione dei Fascisti in questa materia.
Si sono fatti, certe volte, alcuni nomi di uomini che non hanno diretta responsabilità in
questa materia. Viceversa ne mancano ancora taluni del principalì.
Ma si tratta di stabilire altresì, che qualcuno dei principali responsabili di quanto è
avvenuto non ancora è stato arrestato e forse non ancora è stato chiaramente
individuato. Quindi far presto va bene, ma noi vogliamo fare anche totalmente, perché la
vita del Paese e la vita del Partito debbano essere sbarazzati, in toto, da questa piaga.
E questa piaga del passato deve essere veramente cauterizzata col ferro ed integralmente
anche, perché noi vogliamo una volta per sempre, prima che ciò sia compiuto, dire un
basta definitivo alla diffamazione del Fascismo. E' l'ora di dir basta agli scandali, alle
delazioni, all'immondizia gettata a piene mani contro le Gerarchie del Fascismo, contro
coloro che restati poveri, avendo fatto tutte le guerre che si sono presentate a portata
delle loro generazioni, avendo data la loro opera, come potevano, con le forze che
avevano, negli incarichi in cui il Duce li comandava, sono oggi sulla breccia come ieri,
sono quelli che appena venuto Badoglio hanno sofferto il carcere, sono dovuti
scappare,hanno sofferto le percosse, hanno avuto le loro famiglie perseguitate e sono
ancora sulla breccia, oggi come ieri, sono quelli che muoiono in questi giorni, sono gli
uomini insomma ai quali non permetteremo a nessuno di recare il minimo insulto.
Vogliamo forse noi prolungare i 45 giorni di Badoglio con altro scandalismo, vogliamo
insistere ormai in una forma che è di autolesionismo o masochismo addirittura? Nei 45
giorni si è adottata largamente la formula di Voltaire: «Calunniate, calunniate, qualche
cosa resterà». Qualche cosa effettivamente è restato anche sul conto di uomini probi,
anche sul conto di camerati sui quali non c'è niente da dire. (.. )
Tutte le attività di cui il Partito si era caricato fin qui e che sono d'altra parte
utilissime, devono secondo me e salvo che da voi mi venga un avviso che mi convinca del
contrario, funzionare a sé stanti, avendo eventualmente alla testa dei camerati designati
dal Partito, uomini del Partito, quando sia necessario, dei Fascisti alla loro testa. Ma
il Partito né al centro, né alla periferia, deve essere una specie di Ministero pieno di
funzioni diverse. La giornata del Commissario Federale non deve dividersi, distribuirsi in
tante minime mansioni: dare il via ad una gara sportiva, distribuire una minestra,
visitare una istituzione o l'altra. Si tratta di fare della politica e soltanto della
politica. S'intende, si tratta di fare della politica rivoluzionaria! Questo non toglie
che osservando dal nostro punto di vista le questioni dell'assistenza noi ci rendiamo
conto che occorre fare in materia qualche cosa di vasto nella vita nazionale, in questo
momento, soprattutto per i sinistrati dai bombardamenti. (...)
In proposito, ho una idea e una notizia: come Voi sapete si sta in questi giorni
provvedendo al prelievo dei patrimoni ebraici. Si tratta, non per fare della rettorica,
appunto di sangue succhiato al popolo italiano. E' giusto che questo sangue ritorni al
popolo. Mi pare non vi sia migliore via, per farlo tornare al popolo, che quella di
provvedere ai bisogni dei sinistrati dai bombardamenti, di coloro che furono colpiti dalla
guerra, la cui principale responsabilità risale agli ebrei.
Quindi ho in animo, nell'immediato futuro, di costituire a latere della assistenza
fascista, dei comitati composti prevalentemente di lavoratori, i quali non siano
funzionari della assistenza, ma cittadini che aiutano quelli e che non siano tutti
fascisti. Voi non sapete: qui si tratta di fare della intransigenza non formale, ma
sostanziale. Ora Voi mi insegnate che dal punto di vista politico si avranno risultati
molto maggiori se si vedrà, per esempio, un Commissario Federale che incarica tre operai
di una officina, anche non fascisti, di provvedere ai bisogni di altri operai. Vi dicevo
che questa assistenza può farsi in grande stile. Si può calcolare, dai calcoli fatti,
che la prima somma che si può mettere a disposizione per quest'opera è di un miliardo di
lire.
Per quello che riguarda la vita del Partito dirò anche questo: il numero degli iscritti,
nonostante il periodo drammatico in cui ci muoviamo è già abbastanza alto e vorrei dire
sufficientemente alto, perché dai calcoli sommari, attraverso le segnalazioni Vostre, non
ancora nominative, ma arrotondate da Voi, si aggira sui 250 mila iscritti. Quindi il
Partito ha già una forza considerevole: di massima la forza che deve avere nella vita
italiana.
Naturalmente in questa materia la chiusura assolutamente ermetica non è possibile anche
per delle ragioni pratiche: molti camerati sono dispersi, prigionieri di guerra, alle
armi. Ci sono delle situazioni essenziali da esaminare.
Il caso però delle nuove iscrizioni sia soprattutto una eccezione da esaminare, da
esaminare attentamente, col giudizio dei camerati eletti dalla assemblea in modo che il
Partito sia composto tutto di camerati assolutamente fedeli, come, salvo eccezioni
trascurabili, sono coloro che sono venuti a noi nelle primissime settimane fino a questo
momento. In questo periodo sapevano di giocare la loro vita e quella delle loro famiglie,
e sono legati a noi per la vita e per la morte (...). Intendiamoci bene. Che nella
Repubblica si debbano fare delle elezioni, siamo perfettamente d'accordo, secondo le
direttive che saranno stabilite nello Statuto del Partito. Secondo la direttiva del Duce:
«Io intendo che ogni cinque anni il Capo della Repubblica sia eletto dal popolo»; ma che
poi nel senso intimo noi non dobbiamo molto sperare nel sistema elettorale, siamo
altrettanto d'accordo. L'esperienza delle elezioni nella vita italiana è stata fatta ed
è stata una esperienza disastrosa ed è anche vero che l'Italia di Nitti non valeva meno
che l'Italia di Badoglio. Quindi, salvo parlare di questo in altre riunioni, io credo che
una formula mista sia molto meglio rispondente alle esigenze. Ne riparleremo se proporrete
una formula migliore.
Elezioni anche nei sindacati? Veramente le elezioni nei sindacati esistevano anche prima.
La trasformazione delle associazioni sindacali in unica Confederazione del lavoro, delle
arti, della tecnica è quella che ci darà modo di rivedere tutto il complesso
dell'organismo sindacale.
Bisogna snellirlo infinitamente, perché la burocrazia sindacale ha assunto proporzioni
elefantiache, e una delle responsabilità maggiori di questa elefantiasi è stata del
partito, perché era appunto il partito che continuamente intendeva sistemare, per motivi
assistenziali, elementi dell'organizzazione sindacale. Questi organismi si sono così
venuti gonfiando dal punto di vista
sindacale. Questo personale è stato totalmente liquidato. Siccome ora si verifica la
fortunata coincidenza che tutto questo personale (almeno quello del centro) è stato tutto
liquidato, si verificano le condizioni necessarie perché il personale del meccanismo
sindacale sia grandemente semplificato e si possa tornare al concetto che la maggior parte
delle cariche debba essere ricoperta non da funzionari, ma da rappresentanti di categoria,
perché il punto della mancata elezione o falsa elezione non è soltanto quello del
sistema per acclamazione, ma per acclamazione veniva proposto il nome di un funzionario o
di camerati che non sempre erano all'altezza del compito. Alcuni rispondevano bene, altri
no.(...) Si tratta insomma di cambiare tutta la mentalità, anche la mentalità nostra di
uomini del partito, perché se vogliamo che il sindacato sia utile, il sindacato non deve
essere uno strumento politico, bisogna che il sindacato sia utile e presieda al benessere
dei lavoratori; in quanto un regime dove il sindacato funzioni con soddisfazione dei
lavoratori e con l'adesione dei lavoratori, questo è un regime forte. E questa è la
migliore politica che noi possiamo fare (...)
Noi adotteremo, alla fine
di questi lavori, un manifesto programmatico del Partito, che in vista della convocazione
della Costituente dovrà formare il binario in cui noi incammineremo la nostra azione.
Sarà questo il punto di riferimento per il popolo italiano, per sapere che cosa pensa il
Partito nel riferirsi appunto al Partito Fascista Repubblicano. Detto quale è in ordine
di urgenza la volontà del Partito per ciò che concerne l'immediata politica da attuare e
cioé: continuazione della guerra a fianco degli alleati del Tripartito e formazione delle
forze armate italiane le quali dovranno operare a fianco dei soldati del Fuehrer, e ciò
come due mete essenziali che sovrastano tutte le altre in importanza ed urgenza, il
Partito dovrà esaminare quale è la nostra posizione in materia costituzionale ed
interna, in materia di politica estera, e in materia soprattutto sociale. Perché sociale?
Perché la Repubblica nostra dovrà essere soprattutto uno Stato sociale. Per ciò che
riguarda la Costituente, il pensiero della Direzione del Partito, raccolte le direttive
del Duce, è che si tratti di un potere sovrano di elezione popolare, il quale in un primo
suo atto dovrà dichiarare la decadenza della monarchia. Condannare solamente l'ultimo Re
traditore e fuggiasco, proclamare la Repubblica sociale e nominarne il Capo.
Quanto alla formazione della Costituente, sembra che essa non possa non venire costituita
se non da rappresentanti del popolo che lavora, attraverso le organizzazioni sindacali,
dai rappresentanti di tutte le provincie invase, attraverso l'organizzazione degli
sfollati.
Deve comprendere inoltre, e vorrei dire soprattutto, le
rappresentanze dei combattenti, compresa quella dei prigionieri di guerra, attraverso
coloro che sono rimpatriati per
minorazione; rappresentanze dell'esercito e della
magistratura; la rappresentanza degli italiani all'estero e di tutti quanti possono
contribuire a rappresentare anche la Nazione in quanto spazio e sintesi di valore.
La Costituente dovrà nelle leggi fondamentali assicurare ai cittadini una serie di
diritti, precisando anche i doveri, in
quanto il cittadino è soldato, lavoratore e contribuente.
Una serie di diritti che, senza arrivare alla formula equivoca della cosiddetta libertà
di stampa, accordi ai cittadini il diritto di controllo e di critica responsabile sugli
atti della pubblica amministrazione.
Dovrà comprendere una dichiarazione su quelli che sono i diritti del cittadino riguardo
appunto all'elezione dei massimi poteri della Repubblica ed in particolare secondo la
direttiva che il Duce ha dato per quella che è l'elezione del Capo della repubblica;
dovrà contenere una specificazione dei diritti del cittadino per quel che riguarda la sua
libertà personale, sancendosi che nessun arrestato in flagrante o fermato per misura
preventiva possa essere trattenuto oltre un determinato numero di giorni senza un ordine
dell'Autorità giudiziaria e dovrà contenere altresì, perché questo è ciò che
contiene ogni Costituzione degna di questo nome, la dichiarazione sull'indipendenza e sul
funzionamento della Magistratura nei riguardi dei suoi Organi. (...) Un punto fondamentale
è questo: il Partito che noi concepiamo è o no un partito unico? Io credo che noi non
possiamo avere se non un partito unico, il Partito lo concepiamo come un ordine di
combattenti e di credenti che deve realizzare in se stesso un organismo snello di assoluta
purezza politica, degno di essere il custode dell'idea rivoluzionaria, dell'idea che è al
centro dello Stato. Dovrà stabilirsi chiaramente dai nostri Istituti che la tessera di
questo Partito non è richiesta per alcun impiego od incarico. Il Partito è composto di
Fasci Repubblicani di Combattimento, comunque parleremo di questo e ciascuno di voi potrà
interloquire. Dovrà contenere questa legge fondamentale un accenno alla religione della
Repubblica, la quale evidentemente non può essere se non la religione del 99 per
cento.
Questa è un'altra questione. La religione dello Stato è la religione Cattolica,
Apostolica Romana, mentre ogni altro culto sarà rispettato. Per quel che riguarda gli
ebrei la direzione del Partito propone che in questa materia si adotti una formula che non
lasci campo ad equivoci e che dica che gli appartenenti alla razza ebraica sono stranieri
che durante questa guerra appartengono a nazionalità nemica (...)
Per ciò che concerne la politica estera è chiaro che il fine essenziale della politica
estera della Repubblica dovrà essere la liberazione della Patria dell'invasione
straniera, difendendo l'unità, l'indipendenza e l'integrità territoriale e facendo
riconoscere la necessità degli spazi vitali indispensabili ad un popolo di 45 milioni di
abitanti sopra un'area insufficiente a nutrirli. Inoltre, nel campo europeo e quindi
mondiale noi siamo - perché questa è stata sempre la nostra aspirazione - per una
comunità di nazioni europee, possibilmente per una unità
federale di nazioni europee, le quali accettino i seguenti principi: l'Europa agli
europei, con le eliminazioni del secolare intrigo britannico dal nostro continente,
abolizione dei sistemi capitalistici interni e lotta contro le plutocrazie mondiali,
valorizzazione, a beneficio dei popoli europei, delle risorse ancora inutilizzate del
continente africano, con rispeto a quei popoli, specialmente musulmani, a cominciare
dall'Egitto, i quali abbiano già raggiunto una maturità civile e nazionale.
In materia sociale è chiaro che il socialismo fascista non può essere il socialismo
marxista, cioè quel socialismo che non vede se non il lavoro manuale e trascura
demagogicamente il lavoro tecnico e intellettuale che è, da un punto di vista puramente
umano, un valore necessario e indispensabile come l'altro, da un punto di vista di
gerarchia nell'azienda, qualche cosa di superiore all'altro, non come origine sociale, ma
come estrinsecazione e come apporto individuale al lavoro collettivo. Non potrà esser, il
socialismo nostro, un socialismo comunistico, tipo russo, nel senso che è contrario al
nostro spirito, il pensiero di un'assurda totale statizzazione di tutte le attività
economiche fino alle attività artigianali, fino a tutte le attività rurali, fino a tutte
le attività professionali così come in Russia si pratica. Il nostro deve essere un
socialismo sindacale il quale realizzi però un deciso passo innanzi sulla via della
giustizia sociale, senza nulla rinnegare di quanto, sulla via del progresso sociale, era
gia stato compiuto nel ventennio del Regime Fascista(... )
Per ciò che concerne quella proprietà privata che è, dicevo, dianzi, una proiezione
della personalità umana e che noi vogliamo garantire e proteggere, la proprietà che
sorge dal lavoro individuale, dall'individuale risparmio, è chiaro che il nocciolo di
questa proprietà sana è la casa.
Quella della casa per noi non è soltanto un diritto di proprietà, è un diritto alla
proprietà. Il Partito si propone perciò di iscrivere nel suo programma, ed io lo impongo
a Voi, la creazione di un Ente Nazionale per la Casa del Popolo, il quale assorbendo
l'Istituto esistente ed ampliandone al massimo l'azione, provveda a fornire in proprietà
la casa a tutte le famiglie dei lavoratori di ogni categoria, mediante diretta costruzione
di nuove abitazioni, graduale riscatto delle esistenti, affermando in proposito il
principio generale che l'affitto, una volta rimborsato il capitale pagato col giusto
frutto, può costituire titolo di proprietà. Come primo compito, l'Ente potrà risolvere
i problemi derivanti dalle distruzioni di guerra con requisizioni e distribuzioni di
locali inutilizzati e costruzioni provvisorie.(...)
Tutte le imponenti provvidenze sociali realizzate dal Regime Fascista nel ventennio,
restano integre. La Carta del Lavoro ne costituisce nella sua lettera la consacrazione
così come costituisce nel suo spirito il punto di partenza per l'ulteriore cammino.
Infine, in linea di attualità, il Partito riconosce indilazionabile, ove già non sia
avvenuta, una revisione salariale per i lavoratori e più ancora per i piccoli e medi
impiegati. Perché questo provvedimento non riesca inefficace e alla fine dannoso, per il
noto cerchio che porta all'inflazione, all'aumento dei prezzi e all'inadeguatezza dei
salari e alla svalutazione della moneta, occorre, secondo il pensiero del Partito, che mi
è stato segnalato da più provincia, che attraverso spacci di azienda, attraverso spacci
cooperativi, l'estensione dei compiti della Provvida, requisizione dei negozi colpevoli di
infrazione e gestione parastatale e cooperativa, attraverso insomma tutte quelle forme che
possono essere escogitate e rapidamente messe in azione, occorre che una parte del salario
venga pagata in viveri al prezzo ufficiale. E' l'unico mezzo per stabilizzare almeno in
parte i prezzi e la moneta e per concorrere almeno per una quota al risanamento del
mercato.
Quanto al mercato nero, noi chiediamo che gli speculatori, al pari dei traditori e dei
disfattisti, rientrino nella competenza dei Tribunali Speciali, e siano passibili della
pena di morte. Come ho detto è urgente la situazione dei piccoli operai e degli
operai.
Con questa parte sociale del nostro programma io credo
che noi faremo un deciso passo innanzi quale il popolo aspetta e nello stesso tempo lo
faremo con quel senso di equilibrio che è proprio della nostra natura di italiani; lo
faremo da uomini responsabili ma insieme da uomini che sanno guardare lontano, che sanno
guardare al futuro, che sono disinteressati e non si muovono se non per il bene del
popolo.
E' chiaro che se si tratta, come si tratta, di realizzare con rapida gradualità questi
nostri postulati sociali, se si tratta su questo terreno di fare andare per tale via lo
Stato verso la massa occorre che di altrettanto le masse vengano verso lo Stato.
Vorrei dire che la realizzazione di tutto questo è condizionata al fatto che queste
conquiste sociali siano veramente conquiste sociali del popolo il quale le conseguirà
infatti combattendo e lavorando. C'è un solo modo per il popolo italiano di raggiungere
in campo sociale queste mete che sono le mete di generazioni e generazioni di italiani,
che sono le mete originarie della Rivoluzione, le mete che la rivoluzione iscrive di nuovo
sulle bandiere ormai spregiudicate, ormai libere e alte sopra ogni forma di compromesso;
c'è un solo modo di raggiungere questo fine; essere nell'esercito del lavoro,
nell'esercito delle armi, una compattezza operante; vi è un solo modo per il popolo
italiano di difendere le sue conquiste di ieri, di oggi e di domani: estromettere dal
suolo nazionale l'invasione delle plutocrazie angloamericane.
E' per questo che il partito vuol essere, soprattutto ha da essere, in questo periodo,
oltre che organismo di combattimento all'interno per la difesa dell'idea rivoluzionaria
nei suoi uomini nei suoi istituti, oltre che un organismo di discussione politica che la
parola porta alta e lontana, deve essere soprattutto organismo che attraverso uomini i
quali abbiano il prestigio del combattimento e il prestigio della fede, parli al popolo
italiano il verbo della riscossa, lo convincano che l'onore è tutto nella vita di un
popolo, che senza onore un popolo non può esistere, lo convincano che la causa dei
camerati germanici è la nostra stessa causa, che essi si battono per noi, come noi domani
ci batteremo accanto a loro , non ci batteremo per loro ma batteremo per un'idea comune di
salvezza europea, di esistenza nazionale , di onore continentale e razziale, persuada il
popolo a prendere le armi, a essere il popolo italian dei nostri sogni e della nostra
volontà, quello per cui tanti martiri sono caduti nel Risorgimento, nella guerra della
Patria, nella Rivoluzione, quello per il cui avvenire tanti martiri si immolano ogni
giorno e fanno sacra con la loro muta presenza, questa nostra Assemblea,
che vuol segnare il segno della ripresa, vuol essere il simbolo della riscossa, ed aprire
di fronte ai nostri spiriti, nel nome Duce, dopo tanto ottenebramento, dopo tanta
disperazione, la luce della disperata speranza, la luce della volontà che conseguirà il
suo fine.
Alessandro Pavolini
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