testatafascismo.gif (17466 byte)

www.storiaXXIsecolo.it 

fascismo

home

   

      

Dibattito Salò

"Io difendo Ciampi"

di Rosario Bentivegna

Si parla troppo di Guerra Civile, quando si parla di Resistenza, che ha dato invece largo spazio a una orgogliosa e possente "guerra di Liberazione Nazionale", così come hanno dovuto riconoscere più volte i rappresentanti politici e militari del 3° Reich – cito per tutti le Memorie di Guerra del Mar. Kesselring, comandante delle forze tedesche di occupazione in Italia.

Certo, c’è stata anche "la" guerra civile, per la responsabilità di chi si schierò, con il governo collaborazionista di Salò, dalla parte degli occupatori nazisti, contro gli interessi del popolo italiano e malgrado le indicazioni pur ambigue del Governo del re e dello Stato Maggiore dell’Esercito.

Furono tuttavia ufficiali e soldati dell’Esercito e della Marina ad aprire con luminosi episodi la nostra guerra di riscatto, sostenuti dalla stragrande maggioranza degli italiani.

Altro che "zona grigia", così cara a tutti i revisionismi della vulgata antipartigiana, cara soprattutto ad alcuni vecchi e neo-attendisti che talvolta si professano anche di sinistra; da questa cosiddetta "zona grigia" si sviluppò anzi, e subito, un movimento imponente di donne e uomini di ogni condizione sociale, che si prodigarono in vari modi nella Resistenza e nella solidarietà verso i duecentomila che avevano scelto la terribile strada della guerra partigiana e che poi, nelle zone che a mano a mano venivano liberate, entravano a far parte del risorto Esercito dell’Italia democratica.

Una cosa non posso sottacere:

Apprezzo sinceramente la nuova formula de L’Unità, a parte alcuni marchiani errori, nei titoli e nei pezzi che li sottendono, quando si parla di "storia" recente.

Non riesco a capire, tuttavia, perché il giornale abbia aperto nei giorni scorsi una dura, incomprensibilmente esasperata polemica contro il Presidente Ciampi, malgrado le prese di posizione di qualche dirigente dei DS e la lettera del Presidente dell’ANPI romana Massimo Rendina.

L’antifascismo, a mio avviso, va inteso come valore permanente e fondante di una società democratica di liberi e di eguali. Non c’è coerenza tra l’antifascismo e la violenta requisitoria contro il Presidente Ciampi, di cui all’articolo di Tabucchi, e nei rigurgiti fondamentalisti che lo hanno accompagnato con diecine di lettere scelte in prevalenza tra quelle che più si avvicinavano al "modello".

Non c’è coerenza tra l’antifascismo e l’odio cieco, inestinguibile, che assedia ancora le menti di tanti "antifascisti" e che li porta – in buona fede, ne sono certo - a stravolgere il significato di parole e di concetti che, chiari e corretti, per fortuna nostra prendono decisamente le distanze dalle irrazionali giagulatorie di una religione assatanata dalle sbavature di un odio disumano, di cui possono essere capaci soltanto i nazisti o i "fascisti smarriti" delle brigate rosse e i loro più o meno consapevoli fiancheggiatori.

Qui non si tratta di "buonismo", come viene ironicamente affermato da taluni; non siamo "anime belle", "pacifisti", "non violenti", ecc.: ci siamo impegnati nella Guerra di Liberazione Nazionale (esistono le "guerre giuste", compagni!) che ha turbato le coscienze di quelli che l’hanno effettivamente fatta, come capita in tutte le guerre a uomini e donne – ragazzi e ragazze – onesti e pacifici (pacifici, ripeto, non "pacifisti"), e di cui comunque siamo orgogliosi di essere stati nel corso di essa combattenti determinati e di continuare ad essere militanti schierati contro il fascismo e i suoi rigurgiti, anche se si nascondono dietro vessilli di altro colore, perfino rosso, come quello di Hitler o delle "brigate rosse", che qualche imbecille ha chiamato "compagni che sbagliano", e qualche altro ha riconosciuto "nel suo album di famiglia".

"Che c’entra Karl Marx con Pol Pot?" titolava di recente Aurelio Lepre un suo pamphlet .

La Resistenza – la Guerra di Liberazione Nazionale, incise Piero Calamandrei sulla nota stele di Aosta, è stata

"...un patto giurato / tra uomini liberi / che volontari si unirono / per dignità, non per odio / decisi a riscattare / la vergogna e il terrore del mondo"

Questo è, è stato e sarà l’antifascismo che abbiamo sempre concepito.

La nostra non è stata un’ "epica" ma una presa di coscienza. Malgrado la nostra ardimentosa giovinezza: noi non eravamo dei "fanatici", dei fondamentalisti, non andavamo "A cercar la bella morte", come ha scritto con ironia autocritica uno di "loro".

A parte l’orrore che ci hanno sempre provocato i kamikaze, giapponesi, musulmani o altro che siano.

Altro è stato il sacrificio – umano, eroico, dignitoso e commosso, volontariamente affrontato da parte di chi è stato sempre cosciente della propria fragile vulnerabilità – dei nostri compagni torturati, assassinati, massacrati perché avevano scelto di combattere in difesa della "gioia di vivere", della loro e della nostra dignità, dell’amore, della speranza, del futuro, dei figli che avrebbero avuto se avessero potuto riportare la pelle a casa.

Negli stessi giorni in cui imperversava sull’Unità la bufera Ciampi, Il "Corriere della Sera" ha dato notizia che un magistrato italiano ha riconosciuto colpevole il compianto Cesare De Simone, giornalista e storico della Resistenza, di aver leso l’onore di Erich Priebke, capitano delle SS in Roma durante l’occupazione nazista, condannato all’ergastolo per omicidio continuato e aggravato dalla premeditazione e dalla crudeltà di 335 cittadini, prigionieri, incolpevoli, consumato nella strage delle Fosse Ardeatine. "E si versi al Priebke, ha ricordato il Corriere della Sera, un risarcimento danni di lire venti milioni." (danni all’onore? del Priebke?)

De Simone, nel suo ottimo e documentato libro "Roma città prigioniera", accusò Priebke di aver ordinato "l’esecuzione alla Storta di Bruno Buozzi e degli altri 13 patrioti del camion n. 4" , secondo quanto testimoniò il maggiore delle SS Karl Hass, superiore e coimputato del Priebke per la strage delle Ardeatine, e con lui condannato all’ergastolo. Un Gip concludeva però che non c’erano elementi "certi" per incriminare Priebke, e il caso fu archiviato.

Ed è così che il fu Cesare De Simone dovrà "risarcire" con venti milioni l’onore del pluriassassino ed ergastolano Priebke . questo miserabile scherano che osa definirsi un "soldato", e che ha "combattuto", a quanto risulta fin ora, solo nel buio delle Cave Ardeatine contro uomini inginocchiati ai suoi piedi (perfino ragazzi di 14 anni), con le mani legate alla schiena che porgevano la loro nuca alla sua "machine-pistole".

Ma di fronte ad un fatto di tale rilevanza "L’Unità", che non ne ha dato notizia, continuava a pubblicare diecine di lettere di "sdegno" dei "fondamentalisti dell’antifascismo" per le nobili parole del Presidente Ciampi che, al di là di ogni paternalistica "tolleranza", nella sua grande, umana comprensione, riconosce il diritto di aver sbagliato - oltre 60 anni fa! - a ragazzi che furono frastornati dalla campana fascista, l’unica che nella loro formazione adolescenziale avessero potuto ascoltare a scuola, in Chiesa, al cinema, in famiglia, alla radio, sui giornali, e ai quali, ove non si fossero macchiati di delitti contro l’umanità, noi combattenti della Libertà non abbiamo mai negato il diritto di rientrare nelle file della patria democratica, accogliendoli spesso, con affetto e simpatia, perfino nelle file nostre e dei partiti democratici che ci avevano guidato nella lotta antifascista.

Troppi hanno troppo facilmente dimenticato che è stato proprio il nostro Presidente, l’antifascista Carlo Azelio Ciampi, che, solo qualche settimana fa, ha ricordato a certi "falsi maestri" di oggi che l’8 settembre non è la data della "morte della Patria". Quel giorno crepò soltanto, e definitivamente, e per la fortuna dell’Italia, la miserabile "patria fascista".

Certo, ci soccorse l’aiuto delle truppe Alleate, le diecine di migliaia di Americani, Inglesi, Polacchi, Francesi, Neozelandesi, Indiani, Marocchini, ecc., che riposano nei cimiteri di guerra del nostro paese, Caduti nelle nostre contrade per aiutarci a recuperare la libertà e l’indipendenza perdute.

Ma fu per merito della Resistenza, dei Partigiani del Corpo Volontari della Libertà, dei reparti del nuovo Esercito Italiano, della Marina, dell’Aviazione, uniti nella Guerra di Liberazione Nazionale, che il 25 Aprile non fu una nuova occupazione straniera ma la Liberazione della Patria e la conclusione del Risorgimento, con la Repubblica e una Costituzione che è tra le più avanzate e democratiche del mondo.

Di lì siamo partiti, con successo, per perseguire, nella pace e nella democrazia, nei tempi e con i sacrifici che ci vorranno, la lunga strada verso una società nazionale e mondiale di liberi e di eguali.

Anche i taleban di ogni fede religiosa o colore politico, del nord o del sud, dell’est o dell’ovest, saranno spazzati via dal vento dei diritti delle donne e degli uomini.

 

ricerca
anpi
scrivici
fascismo
home         ricerca        

anpi

        

dibattito

        scrivici

.